Il sito francsjeux.com rilancia clamorosamente la piaga del doping nel sollevamento pesi allargandolo anche a clamorose appropriazioni indebite dei suoi vertici negli ultimi dieci anni. Uno scandalo che non può essere ristretto alla sola federazione mondiale (IWF), infatti si ramifica anche in quella russa e tocca sensibilmente tutta la disciplina e il governo dello sport fino ai massimi vertici.
La clamorosa inchiesta del canadese Richard McLaren, che ha analizzato i documenti interni della Federpesi internazionale degli ultimi dieci anni, dal 2009 al 2019, mette alla luce la scomparsa di 10 milioni di dollari durante la presidenza dell’ungherese Tamas Ajan, e la copertura di 40 casi di doping. Così da salvaguardare la carriera di molti atleti di grido, medagliati Mondiali. Ma non alle Olimpiadi. Anche se tutto il materiale è stato trasmesso all’Agenzia mondiale antidoping per un supplemento d’indagine.
Il grande inquisito è Ajan, presidente per vent’anni della Federazione mondiale e già membro del CIO, il Comitato internationale olimpico, che ad aprile è stato costretto alle dimissioni dopo le sconvolgenti rivelazioni del docu-film della tv tedesca ARD sulla cultura del doping e la corruzione nella disciplina. Secondo l’inchiesta di McLaren, il dirigente ungherese non si accontentava di guidare la pesistica mondiale in modo “autocratica”, esercitava “una tirannia del denaro” per fini personali. Con una gestione talmente confusa e mascherata che: “E’ assolutamente impossibile determinare quanto ne aria usato per spese legittime”. L’unica certezza è che dal bilancio sono spariti 10 milioni di dollari, di cui non esiste più traccia.
Fra le stranezze della gestione Ajan, c’è il pagamento di 500mila dollari da parte dell’Azerbaidjan alla Federpesi. Un pagamento ingente per il quale però non c’è traccia né della causale né del beneficiario. Così come oscure sono le motivazioni dei 440mila dollari ricevuti da Ajan in 18 tranches durante un viaggio in Tailandia, in occasione di un congresso. Mentre sono chiarissime le manovre per acquisto di voti durante le elezioni presidenziali e per i posti-chiave della federazione.
Tamas Ajan è un personaggio molto noto nell’ambito dello sport olimpico: è stato membro CIO dal 2000 al 2010, ha quindi è preso parte a più votazioni per l’attribuzione dei Giochi, sia estivi che invernali, e solo quest’anno ha restituito la carta di membro onorario del massimo consesso sportivo.
I commenti sia della Federpesi che del Cio, sono ancora cauti. “Le attività che sono state rivelate e i comportamenti che sono stati scoperti nel corso degli ultimi anni sono assolutamente inaccettabili, fors’anche criminali. La Federazione si riserva la possibilità di trasmettere questi elementi alla giustizia ordinaria”, ha dichiarato la presidentessa ad interim, la statunitense di origine greca Ursula Garza Papandrea. “Le conclusioni del rapporto McLaren sono profondamente preoccupanti, continuiamo a sostenere gli sforzi della Federazione e del suo presidente ad interim per rifondarne dal profondo il governo e la gestione”, ha chiosato un comunicato ufficiale del CIO. Che, però, già nel 2010, non aveva dato seguito a un reclamo per appropriazione indebita all’interno della Federpesi mondiale.
Mentre il bellissimo e nobile sport del sollevamento pesi è in coma.
*credito foto: Corriere della Sera Sport