L’addio a Jim Hines, lo statunitense che fu il primo uomo a scendere sotto i 10” nei 100 metri, diventa un pericoloso slalom fra ricordi sbagliati ed equivoci vari su avvenimenti storici dell’atletica che, proprio in quanto tali, dovrebbero essere trattati come pietre miliari, patrimonio di conoscenza da parte di chi si occupa di sport. Succede invece che nelle celebrazioni su questo campione a prevalere è la mancanza di conoscenza, in particolare sulla gara che lo fece conoscere al mondo, i Campionati Nazionali degli Stati Uniti del 1968, a Sacramento, preludio al trionfo olimpico di Città del Messico nello stesso anno.
I FALSI TRIALS
In tutti i racconti giornalistici, con la sola eccezione di Giorgio Cimbrico che cita correttamente i fatti sul sito www.sportolimpico.it, la gara di Sacramento viene indicata come Trials di qualificazione all’Olimpiade messicana. Persino sul sito della Federazione italiana di atletica (Fidal) nel pezzo su Hines è scritto che quei Campionati nazionali erano i “Trials olimpici”. E se anche la voce ufficiale dell’atletica sbaglia, non stiamo combinati bene. Ma la musica non cambia andando a leggere sia i siti online dei giornali, sportivi e no, sia le versioni cartacee, a cominciare dalla Gazzetta dello Sport. Cerchiamo allora di chiarire e rendere giustizia sia a Jim Hines che ad altri grandi protagonisti di quella magica stagione, sia alla verità storica.
IL GIORNO DEI RECORD
Il 20 giugno 1968, a Sacramento, è la giornata dei 100 metri dei Campionati Nazionali Usa. Nei quarti di finale Jim Hines, che l’anno prima ha uguagliato il record dei 100 in 10” netti, ha corso in 9”8 ma con un vento superiore ai due metri al secondo, davanti a Ronnie Ray Smith in 10”. Negli altri quarti, vittorie di Mel Pender in 10”, del giamaicano (sono ammessi anche i non statunitensi) Lennox Miller in 9”9, entrambi con vento superiore alla norma, e di Charlie Greene in 10” davanti al francese Roger Bambuck, anche lui in 10”, con vento regolare, quindi con record mondiale uguagliato per entrambi. A proposito delle prestazioni con vento irregolare, bisogna ricordare un altro grande campione statunitense, Bob Hayes, vincitore ai Giochi di Tokyo 1964 in 10”, ma in semifinale era arrivato a 9”9 con vento superiore ai 2 metri al secondo. Secondo il parere di alcuni esperti, il vento non aveva molta influenza sulla corsa di Hayes, che fisicamente appariva come un autentico bisonte, con muscolatura impressionante e un’andatura strana, come se fosse claudicante perché spingeva di più con una gamba rispetto all’altra. Probabilmente, anche senza vento, in quella semifinale Bob Hayes sarebbe potuto scendere sotto i 10”.
LA BARRIERA ABBATTUTA
Ma torniamo a Sacramento. In semifinale, l’esplosione, anzi tre esplosioni. La Gazzetta racconta di Hines e Greene, ma a stabilire il nuovo record mondiale sono in tre, perché c’è anche Ronnie Smith, anche se per lui il cronometro quasi sicuramente non rispecchia il tempo reale. Nella prima semifinale, Hines vince davanti a Smith che, come si può osservare in un raro filmato, è di poco ma nettamente dietro (qualcuno ha calcolato che la distanza fosse addirittura di un metro): a entrambi viene attribuito il 9”9 che è il nuovo record del mondo. E’ ancora un cronometraggio manuale. I rilevamenti elettrici non ufficiali assegnano 10”03 a Hines e 10”14 a Smith. Nella seconda semifinale, Greene vince anche lui in 9”9 (10”10 non ufficiale elettrico), davanti a Miller e Bambuck, entrambi in 10”. La finale è meno entusiasmante perché tutti sono stanchi. Vince Greene in 10” (vento oltre i 2 metri al secondo), davanti ad Hines anche lui in 10”. Alla fine della giornata, il mitico muro dei 10” non esiste più, battuto da Hines, Smith e Greene. Hines, in ogni caso, resterà il primo uomo ad aver abbattuto questa barriera, avendo tagliato il traguardo prima di Smith nella sua semifinale e di Greene nella seconda.
I VERI TRIALS
Messi da parte i Campionati Nazionali, che si svolgono ben quattro mesi prima dell’Olimpiade di Città del Messico, arriviamo ai veri Trials, disputati a Echo Summit dal 6 al 16 settembre, un mese prima dei Giochi che nel 1968 hanno un programma particolare, con l’atletica nella prima settimana e il nuoto nella seconda. Si sceglie Echo Summit, in California, passo di montagna della Sierra Nevada a 2250 sul livello del mare, per trovare le stesse condizioni di Città del Messico, 2240 metri di altitudine, oltre al fatto che il programma di gare viene organizzato in maniera identica a quello che ci sarà all’Olimpiade, così la gara dei 100 metri si svolge il 9 e 10 settembre in quattro turni. Batterie il 9, con Smith davanti a Pender in una, Greene davanti ad Hines in un’altra. Sempre il 9, quarti di finale con Greene (10”) davanti a Smith (10”), poi Hines (10”) davanti a Glosson (10”1) e Pender (10”1). Il 10 le semifinali, con Greene (10”1) davanti a Smith (10”1) e Pender (10”3), con Hines (10”1) davanti a Hurd (10”1) e Glosson (10”2). In finale, nell’ordine Hines (10”; elettrico non ufficiale 10”11), Greene (10”1; el. 10”15), Pender (10”1; el. 10”20) e Smith (10”1; el. 10”22). Ronnie Ray Smith, detentore del record di 9”9 con Hines e Greene, non si qualifica nella gara individuale ai Giochi (ci sarà nella staffetta) dopo aver sempre sopravanzato, fino alla finale dei Trials, Pender, che riconquista un posto olimpico dopo il settimo posto a Tokyo 1964.
CITTA’ DEL MESSICO
In Messico, il 14 ottobre, la consacrazione definitiva di Jim Hines. Nella finale dei 100 metri vince l’oro davanti a Lennox Miller e Charlie Greene. Uguaglia il record di 9”9, ma, fatto molto più importante, inaugura la stagione “elettronica” in 9”95 che diventa il vero limite mai raggiunto prima dall’uomo. Sarà battuto soltanto 15 anni dopo, il 3 luglio 1983 a Colorado Springs, dallo statunitense Calvin Smith in 9”93. Vince l’oro anche nella staffetta 4×100 col record mondiale di 38”24 ed è l’ultimo atto della sua carriera di sprinter, soltanto due anni ai livelli più alti, ma abbastanza per entrare nella leggenda e starci per sempre. I giorni dei Giochi di Città del Messico rimangono indelebili nella memoria. Quelli di Sacramento un po’ meno, ma non per colpa di Hines.
(Foto tratta da repubblica.it)