E alla fine il VAR, come il caro vecchio soldato Ryan, è stato salvato. Il prezzo “per un piccolo aumento della precisione è in contrasto con lo spirito del gioco”. Questa in sintesi la proposta del Wolverhampton che, ai primi di maggio, aveva fatto gridare “al lupo al lupo” l’intera Europa del pallone e che si è risolta, ieri, in un buco nell’acqua. Il VAR continuerà ad essere al servizio di sua maestà la Premier League, nonostante un sondaggio dell’influente Football Supporters’ Association abbia rilevato che solo uno spettatore su 20, dopo aver sperimentato il VAR allo stadio, ne sia rimasto soddisfatto.
Eppure, i club inglesi hanno votato nella giornata di ieri quasi all’unanimità, mostrandosi a favore del mantenimento della tecnologia nella massima lega calcistica britannica. 19 i voti pro VAR contro 1, e non è poi così complesso indovinare chi sia stato il proverbiale bastian contrario durante l’Assemblea Generale Annuale della Premier League. Per tramutare la proposta in legge sarebbero serviti almeno i ⅔ dei voti a favore, quindi quattordici su venti, il numero totale delle squadre partecipanti al massimo livello del calcio professionistico inglese.
Le squadre hanno richiesto, però, miglioramenti all’uso del VAR, con il reporter Ben Jacobs che a margine della riunione ha affermato che il voto “ha dimostrato un clima di sano dibattito e una discussione positiva”. “Sebbene il VAR produca decisioni più accurate, è stato concordato che dovrebbero essere apportati miglioramenti a beneficio del gioco e dei tifosi”. Come parte delle approfondite discussioni all’Assemblea Generale Annuale, è stato concordato che la Professional Game Match Officials Board (PGMOL), la Premier League e i club “hanno tutti un compito importante da svolgere nel contribuire al miglioramento del sistema e della sua reputazione. A sostegno del mantenimento del VAR basta citare i dati diffusi dalla Premier stessa: quest’anno la percentuale di decisioni arbitrali corrette è stata del 96% contro l’82% del 2018-19, l’ultima stagione pre-VAR. Il problema, infatti, non è mai stato tanto il VAR quanto, semmai, chi lo applica. Abolire gli arbitri scarsi, però, proprio non si può. Una follia, un’ondata d’emozione, di populistica nostalgia di fuorigiochi valutati ad occhio da guardalinee ormai disabituati ad un gioco sempre più frenetico e a linee difensive sempre più alte.
Inoltre, la Premier League ha confermato che, a seguito delle discussioni tra i club della Premier League, ci sarà un focus su sei aree principali nel tentativo di migliorare l’utilizzo della VAR nella prossima stagione. Nel dettaglio:
- Mantenere una soglia alta di intervento del VAR per garantire una maggiore coerenza e meno interruzioni al flusso del gioco.
- Ridurre le interruzioni nel corso delle partite, principalmente attraverso l’introduzione della tecnologia del fuorigioco semi-automatico (SAOT).
- Migliorare l’esperienza dei tifosi attraverso una riduzione dei tempi del check, l’uso di annunci tramite altoparlanti dello stadio da parte degli arbitri dopo un cambiamento di decisione a seguito di intervento VAR e, ove possibile, un’offerta migliorata di replay sui grandi schermi per includere tutti gli interventi del VAR.
- Collaborare con i fischietti d’oltremanica per implementare una formazione più robusta sul VAR in modo da migliorare la coerenza delle decisioni, con un’enfasi sulla velocità del processo mantenendo, però, sempre l’accuratezza.
- Aumentare la trasparenza e la comunicazione in merito al VAR, comprese le comunicazioni ampliate dal Premier League Match Centre e l’uso di programmi televisivi come Match Officials Mic’d Up.
- Realizzare una campagna di comunicazione rivolta a tifosi e stakeholder a tema VAR, che cercherà di chiarire ulteriormente il ruolo del VAR nel gioco per sostenitori e protagonisti.
Il giorno più lungo si è risolto, dunque, con un vissero felici e contenti. Un lieto fine capace di scacciare quello che aveva le sembianze di un impazzimento collettivo. Tornare indietro, ormai, non si può. Parafrasando Churchill: “Quello che si diceva ieri, lo si diceva ieri. L’importante è quello che succede oggi”. E la macchina del tempo, ad oggi, non è un’opzione percorribile.