Erano ormai mesi che Pietro Arese cercava di superare un ostacolo in grado di resistere ai cambi di allenamento e tattica. Quel limite, rappresentato dal record di Gennaro Di Napoli, è crollato sotto i colpi del piemontese delle Fiamme Gialle che ha tagliato il traguardo di Oslo in 3’32”12 mettendo a segno il nuovo primato italiano sui 1500 metri.
Il 24enne di San Mauro Torinese si è impegnato a fondo per portare a casa questo risultato dopo i record sul miglio e nei 3000 metri indoor, tuttavia non vuole fermarsi qui ed è pronto a portare a casa nuovi risultati soprattutto in vista degli Europei al via a Roma e dell’ Olimpiade in programma a Parigi.
Nel giro di un anno ha prima avvicinato e poi cancellato il record italiano di Gennaro Di Napoli dopo trentaquattro anni. Cosa ha pensato quando ha visto il crono?
Ho pensato a moltissime cose, innanzitutto a tutto quanto è servito per arrivar fin lì, quindi a tutti gli allenamenti e i risultati intermedi che ci sono stati, poi a Di Napoli e a cosa lo ha portato a fare quel risultato. Un motivo in più per puntare a entrare nell’élite mondiale.
Come ha deciso di impostare una gara di così alto livello? Ha provato a seguire il ritmo di Jakob Ingebrigtsen?
In realtà l’impostazione è stata molto semplice: partire forte, aumentare durante la gara e arrivar ancora più forte, visto che quello era il ritmo limite che potevo gestire. Seguire i migliori non me la sono sentita e per questo ho deciso di mettermi in fondo al gruppo che aveva comunque un’andatura molto elevata e poi ho cercato di tenere il più possibile.
Quanto l’aiuta poter gareggiare con atleti di quel livello?
Moltissimo. Non penso sarei riuscito a far un risultato del genere se avessi gareggiato in una manifestazione con atleti meno prestigiosi.
Essendo alla vigilia degli Europei, cos’hanno detto questi test in vista della rassegna continentale?
La prima gara che ho fatto, dove in Polonia ho corso in 3’34”, nonostante non fosse il tempo che mi aspettavo. E’ stata la prima prova dopo tre settimane di lavoro intenso in altura, un aspetto che mi ha portato a testarmi dal punto di vista mentale prendendo a un certo punto anche la testa della gara. Oslo è stato invece una competizione mentalmente semplice perché la tattica era quella, in più ero in una condizione di forma buona che mi ha permesso di capire quanto sarei riuscito a spingermi oltre il limite.
C’è un po’ di rivalsa dopo il quarto posto ottenuto due anni fa a Monaco di Baviera? Può puntare al podio?
Credo di sì visto che ho il quarto tempo fra gli iscritti. Non mi ritengo di essere l’ultimo arrivato, in più ci sono i quarti posti dei Giochi del Mediterraneo e della Coppa Europa oltre ad altri piazzamenti nei primi che hanno una necessità di una concretizzazione.
Cosa si aspetta dall’Italia dopo aver contribuito un anno fa alla conquista della prima storica vittoria in Coppa Europa? Come sta il gruppo?
L’anno scorso è stato solo un assaggio di quanto potremo fare quest’anno a Roma. La Coppa Europa è una manifestazione di “Serie B” rispetto a Europeo e Olimpiadi. Tutti coloro che c’erano e chi non c’era, visto che lì potevamo portare soltanto un atleta per specialità, penso che potremo far ancora meglio, sia a Roma che a Parigi e soprattutto con più atleti.
Come sarà gareggiare davanti a uno Stadio Olimpico pieno di pubblico, pronto a fare il tifo per lei?
Uno va a gareggiare e sente sempre il tifo, ma a Roma ci sarà la consapevolezza che il boato, gli applausi, le urla saranno per sostenere solo noi italiani, non un pubblico generico.
In inverno ha dimostrato di andare forte anche sui 3000 metri indoor. Quanto l’ha aiutata la stagione al coperto?
Molto, visto che d’inverno si costruisce la base e il 3000 è stata la dimostrazione che siamo riusciti ad allenarci al meglio. Dal punto di vista aerobico ho fatto grandi passi in avanti e quindi ora si tratta di mettere un po’ di velocità e brillantezza, così uscirà poi tutto quanto.
Ci sono possibilità di vederla sui 3000 in futuro?
A livello indoor sono riuscito a rendere il 3000 una disciplina che sento mia, anche ai Mondiali Indoor ho corso solo quelli. Adesso vedremo, ma sarebbe interessante correrli nuovamente agli Europei nel 2025.
Ha dovuto svolgere alcuni esami universitari proprio a ridosso degli Europei. Come si porta avanti lo studio in un momento così delicato della stagione?
Si gestiscono serenamente grazie al progetto del college. In questi anni, se non fossi venuto qui a Varese e non avessi aderito a questa bellissima iniziativa, probabilmente ce l’avrei fatta, ma con il triplo della fatica. Il segreto è trovare la soluzione ideale che permette di essere sereni.
Come si sta preparando verso le Olimpiadi? Quale sarà il percorso?
Come ho preparato tutto il resto, allenandomi molto, riposando altrettanto e cercando di pensarci il meno possibile sino all’ultimo per non sprecare energie nervose. Sicuramente gareggeremo ancora un paio di volte tra cui ai Campionati Italiani, ma ai meeting non sappiamo ancora.
Cosa potrebbe fare ai Giochi?
Sarebbe molto bello e gratificante arrivare in finale alle Olimpiadi, magari fra i primi otto. Stiamo però a vedere perché le gare di campionato sono molto difficili nel mezzofondo in quanto, oltre a una grande prestazione cronometrica, serve anche molta sagacia tattica. Io mi sono sempre fatto trovare al 100% delle possibilità in tutti i campionati e spero di poterlo fare anche a Parigi.