Una bella persona, uno che parla bene degli altri e di cui tutti gli altri parlano bene. Un buono, un esempio, uno legato alla famiglia. Massimo Sartori torna a casa, a Vicenza, dov’è nato e cresciuto, e dove papà giocava bene a tennis, ma decise già a 20 anni di diventare maestro, insegnare l’arte della racchetta. Tramandando il seme al figlio: “Quello che più mi piace fare è proprio insegnare ai maestri ad allenare i loro ragazzi, fargli da consulente per spiegare che fare nei vari stadi di crescita del ragazzo. La soddisfazione più grande per me è quando uno di loro mi mostra un allievo e vedo che ha fatto un bel lavoro. Mi piace lo scambio di opinioni per far crescere maestri e allievi”.
Schivo, silenzioso, Max è rimasto a Vicenza fino ai 28 anni, poi ha fatto esperienza a Caldaro, dove l’hanno raggiunto i genitori per aiutarlo a crescere le due figlie e dov’è rimasto per 18 anni. “Altri dieci li ho passati a Bordighera, all’Accademia, con Riccardo Piatti, ma mi costava sempre più restare lontano dai miei. Finché papà non s’è ammalato e purtroppo se n’è andato, e così sono rientrato a Vicenza anche per star vicino a mia madre. E ho fatto una scelta di vita nuova, spero che sia anche l’ultima, perché ne ho fatte fin troppe”. In realtà, dopo la parentesi Bordighera, Sartori, il tecnico che ha portato Andreas Seppi al numero 18 del mondo, voleva prendersi un anno sabbatico e andare in giro a studiare, ma ha resistito solo tre mesi, poi ha accettato la proposta della società Horizon e si è impiantato al CT Vicenza dove ha tre campi a disposizione per i suoi 20 allievi, anche giovanissimi: “Appena hanno finito le medie”.
Sembra di rivedere la storia di Jannik Sinner, che in realtà è arrivato da Piatti proprio grazie alla segnalazione di Sartori. “In realtà, l’8 novembre 2013, me l’ha presentato un mio ex allievo, Alex Vittur. Doveva palleggiarci Seppi e invece l’ho testato io, ne sono stato subito conquistato ed ho insistito perché Riccardo vedesse che straordinarie capacità avesse il ragazzo e che ampi margini di miglioramento”. Max non ha alcun rimpianto, anzi, soffre all’idea di dover ripartire in giro per tornei per seguire Seppi e lasciare la scuola dove ha voluto “solo maestri e preparatori atletici, niente mental coach e altre figure perché voglio che i ragazzi imparino proprio il tennis”. Seguendo una traccia che non è una vera e propria scuola italiana: “Diciamo che c’è tanta comunicazione fra allenatori come me, Piatti, Rianna, Santopadre, perché abbiamo esperienza di alto livello e identica visione delle cose”. Il traino è Matteo Berrettini: “Perché ha fatto un lungo viaggio ed è arrivato al numero 8 del mondo, che non è facile”. Mentre Sinner, per una questione di età: “E’ più vicino ai più giovani sia come agonismo che come interpretazione della partita”. Anche se il simbolo, il riferimento, dei giovanissimi è “Nick Kyrgios “Come idea di casino”.
Lui, Massimo Sartori, il maestro dei maestri, non fa mai proclami, dribbla qualsiasi pettegolezzo o polemica (“Con Riccardo ci siamo lasciati benissimo, figurarsi, io ho fatto solo una scelta di vita di tornare a casa, a Vicenza”), ma scommette sul rilancio di Cecchinato e Fabbiano, sui risultati sempre consistenti ad alto livello di Seppi, e ancor di più sugli allenatori che l’hanno seguito, da Nicola Ceragioli a Stefano Rodighiero, da Tommaso Castagnola a Martin Pereira, ad Andy Fava a Beppe Sartori, insieme ai preparatori atletici Massimiliano Pinducciu, Elia Andreis e Andrea Santero. Direzione Sartori Horizon.