L’incidente durante le prove libere di ieri non ha fermato Miguel Oliveira dal suo primo obiettivo dopo la lunga pausa. Quale? Bissare il successo del 2020 al Gran Premio di Stiria, grazie a cui è entrato nella storia: prima di lui nessun pilota portoghese era salito sul gradino più alto del podio nella classe regina. Una vittoria che varrebbe il doppio anche quest’anno: il Red Bull Ring (dove si svolgono le due gare austriache del calendario, la seconda, nel prossimo weekend) è il circuito di casa della KTM, casa costruttrice nella quale il rider corre per il quinto anno (da questa stagione nel team ufficiale Red Bull KTM Factory Racing).
Come definiresti il trionfo di un anno fa con un aggettivo?
Inaspettato. Aggiungo che mi ha sbloccato, perché poi ho vinto altre due volte.
A Portimão nel 2020 e a Barcellona nel 2021. Una parola per queste gare?
“Precisione” per il GP del Portogallo: tutto è filato liscio dall’inizio alla fine. Un Gran Premio perfetto. Per la tappa catalana direi “costanza”. Non ero il più veloce, ma ho gestito la gomma benissimo.
Ti sei regalato qualcosa di speciale per il tris di vittorie?
No, però di recente ho fatto un regalo a mio papà. Era una promessa che risaliva al debutto nel Mondiale 125. Gli avevo detto che gli avrei comprato una Porsche 911. L’ho mantenuta a febbraio, quando l’abbiamo ritirata.
Come mai hai scelto di mettere l’88 sul cupolino?
Ho dovuto al passaggio in MotoGP. Portavo il 44, ma apparteneva già a Pol Espargaró, allora ho pensato al doppio del mio numero.
Hai 26 anni: tra dieci cosa farai?
Non amo pianificare a lungo termine. Sono pronto a tutto e cerco di ottenere il meglio da ogni opportunità che mi capita. Magari mi sarò già ritirato e le moto saranno solo un ricordo meraviglioso. Ora provo a diventare campione del mondo ed essere un esempio positivo per chi mi segue.
Potresti anche diventare dentista: quanti esami ti mancano alla laurea in Odontoiatria?
Frequento il terzo anno e studiare è un impegno enorme, di tempo ed energie. Quando appenderò il casco al chiodo, mi serviranno due o tre anni di full immersion per concludere il percorso universitario.
Ci parli della Oliveira Cup?
È un trofeo-scuola e rende davvero orgoglioso. L’iniziativa, completamente nuova nel mio Paese, si occupa di ragazzi dai 10 ai 14 anni e cerca di sviluppare il loro talento sulle due ruote.
La prima lezione che insegni loro in pista?
Il rispetto. Non cerchiamo il futuro Oliveira; lo scopo è dare consigli e valori che servono nella vita. La carriera passa; l’etica resta. Per sempre.
Credito foto: Rob Gray (Polarity Photo)