Deontay Wilder, Anthony Joshua, Tyson Fury.
Tre massimi che continuano a parlare senza riuscire a chiudere un accordo.
Claressa Shields, Christina Hammer: due donne che l’accordo l’hanno fatto.
Campionesse del mondo, imbattute, sabato 13 aprile saliranno sul ring della Boardwalk Hall ad Atlantic City per il titolo unificato (Wbc, Wba, Ibf, Wbo) dei pesi medi. Saranno il clou di una riunione che prevede anche sette match maschili. Saranno in diretta in prime time (nell’orario di punta) su Showtime.
È un evento storico per la boxe femminile.
Claressa Shields: due ori olimpici, 68-1-0 da dilettante, 8-0 (2 ko) da professionista è già stata protagonista di un momento molto importante per il pugilato delle donne. Il 10 marzo del 2017 ha tenuto il clou ed è stata trasmessa in diretta da Showtime. Era il suo secondo match da pro’, affrontava e batteva per kot 4 l’ungherese Szilvia Szabados. Si combatteva all’MGM Arena di Detroit.
Christina Hammer: 24-0 (11 ko) da professionista, è alla sua seconda esperienza americana: il 22 giugno scorso ha sconfitto per decisione unanime dopo dieci round Tori Nelson.
Pronostico incerto. Grande attesa.
“La gente dice che il modo in cui parlo di pugilato
è troppo cattivo e duro.
Ma a me piace colpire,
altrimenti non sarei un pugile.
Non faccio finta che non sia parte di me”
(Claressa Shields)
Claressa è nata il 17 maggio del ’95 a Flint, Michigan. La città più pericolosa d’America, la prima nella classifica dei crimini violenti. A 5 anni ha subito violenze sessuali da un vicino di casa. Per lungo tempo ha dovuto fare a meno della famiglia. Senza la mamma e con il papà, un campione della boxe di strada, in prigione da quando lei aveva due anni sino a quando ne avrebbe compiuti nove. La persona che le è rimasta accanto è stata zia Tammy. La prima tifosa da quando la ragazza ha deciso di diventare pugile.
Tutto è cominciato nel momento in cui il papà, Clarence detto “Cannonball” (al centro della foto sopra mentre guarda la figlia impegnata ai Giochi di Londra 2012), le ha raccontato la storia di Laila Ali e lei si è appassionata al pugilato. Ha cominciato nel 2006 nella palestra Berston Field House. Per qualche tempo il maestro Jason Crutchfield, un tipo stravagante che colleziona strani cappelli, sembrava ignorarne la presenza. Poi, un giorno le si è avvicinato.
“Come ti chiami?”
“Claressa”
“Eh?”
“Claressa”
“Troppo complicato, facciamo Ress. Mi piace di più”
Era appena nato il soprannome che si sarebbe portata dietro per sempre. Lo stesso con cui hanno titolato un documentario su di lei.
Per Ress, detta anche T-Rex, tifa anche Eddie, un amico che aveva messo in piedi una scommessa non appena era venuto a sapere che la ragazza sarebbe salita su un ring per combattere.
“Dieci dollari che lascerai la palestra prima di una settimana”.
“Accetto. Zia Tammy mi ha detto che le donne possono fare le stesse cose degli uomini, quindi…”
Quei dieci dollari li ha intascati con facilità.
Nel 2011 aveva pensato di finirla lì.
“La boxe mi rubava il tempo, mi negava i divertimenti della vita. Per fortuna ho cambiato idea”.
L’incertezza è durata poco. Una telefonata è stata la svolta definitiva.
“Ehi Ress, sono Jason”
“Che c’è?”
“Farai l’Olimpiade di Londra a 165 libbre!”
“Sei pazzo, non vado mai sopra le 137”
“Abbi fede“
Lei di fede ne ha avuta, tanta. I cittadini di Flint hanno vissuto i loro giorni di felicità, davanti alla tv, tifando per Claressa. E continuano a farlo. La boxe è anche, e soprattutto, questo.
Oro a Londra 2012, ancora oro a Rio 2016. Poi il passaggio al professionismo, la conquista del mondiale, il clou in una riunione in cui ci sono anche gli uomini, la diretta su Showtime. E adesso ecco la possibilità di entrare nella storia.
Christina Hammer non ha mai perso in dieci anni di professionismo.
Ha uno stile tranquillo. È un pugile metodico, fa un uso appropriato del jab e ha pesantezza dei colpi con il destro.
È kazaka di origini, tedesca di adozione. Nata a Nowo Oblinka, si è trasferita a Sontra nel ’91 assieme ai genitori. Ha praticato calcio, nuoto e atletica leggera prima di innamorarsi della boxe. Molto popolare in Germania, è modella e testimonial di Anita un’azienda che produce intimo per donna. Supporta un rifugio per ragazze che hanno ricevuto minacce o sono state maltrattate. È proprietaria di un Casino online e dona il 5% dei proventi a supporto di un’organizzazione e del Josè Sulaiman Relief Found che offrono assistenza ai bisognosi, soprattutto ai bambini figli di ex pugili in difficoltà.
Due personaggi di spessore, due combattenti di talento e abilità. Un esempio di quanto la boxe avrebbe bisogno di tornare alle origini per aumentare la sua credibilità. I migliori dovrebbero affrontare i migliori. Il campione dovrebbe essere uno solo. Le donne ci provano, ancora una volta sono loro a mostrare la strada.