Se è vero, come è vero, che si impara più dalle sconfitte che dalle vittorie: “La sconfitta contro Dominic Thiem, un avversario che gioca come il nostro giocatore, ma è più forte in tutto, ha dato indicazioni importantissime per capire in che cosa dobbiamo migliorare, a cominciare dal servizio, dove i margini sono enormi, per continuare dalla superficie migliore, la terra, figurarsi sulle altre”. Se è vero, come è vero, che la crescita degli ultimi due anni di Marco Cecchinato “da adolescente a uomo” è stata accompagnata dal coach (Simone Vagnozzi) e dal preparatore atletico-motivatore (Umberto Ferrara), ed entrambe sposano la tesi: “Ci sono ampi margini di miglioramento in tutto su cui lavorare nei prossimi mesi”. Se è vero, come è vero, che “gli exploit sono punti di partenza”. Se è vero, come è vero, che Ceck è un giocatore talmente nuovo che ancora nessuno sa davvero come gioca su erba (prima puntata Eastbourne, seconda Wimbledon) e cemento (tutto il circuito nord americano, dopo le ultime due puntate sul rosso, a Umago ed Amburgo). Se è vero, come è vero: “Marco ha giocato contro un avversario più bravo, che ha giocato meglio, ma pour in condizioni per lui nuovissime come il Centrale di Parigi con un out così ampio per cui stava sempre troppo indietro col dritto e quindi rimetteva solo la palla senza mai accelerare, ha avuto tre set point per vincere il tie-break e mettere pressione all’avversario”. Se è vero, come è vero, che Ceck ha sempre cercato soluzioni, “anche arrabattandosi”, meritandosi il tifo del pubblico di Parigi, ed è uscito a testa alta dal campo alla prima grande esperienza Slam, che poi era anche la prima semifinale azzurra nei Majors da 40 anni. Se tutto questo è vero, come è vero, l’Italia ha trovato un tennista importante, un esempio molto positivo, sia per varietà di gioco che per applicazione al lavoro e comportamento. E questa, al di là della bella favola del palermitano al Roland Garros, al di là della sua vita che si rovescia letteralmente al pari del numero nella classifica mondiale, dal 72 pre Parigi, al 27 di lunedì, è la notizia più bella e importante.
Cecchinato non è un giocatore qualsiasi, perché altrimenti non avrebbe infilato Copie recuperando da due set a zero sotto, e poi non avrebbe eliminato i ben più forti Carreno Busta, Goffin e Djokovic, e quindi non avrebbe fatto partita pari nei primi due set della semifinale con il portentoso Thiem. E’ un personaggio positivo nel gioco ed è positivo nelle dichiarazioni sempre misurate: “Alla fine c’è il rammarico per tutte quelle persone che sono venute dall’Italia per vedermi, avrei voluto fare di più. Ho avuto quel piccolo calo all’inizio terzo set, è normale, dopo il tie-break perso che poteva mettere pressione a Thiem. Ma lascio Parigi molto orgoglioso di me, con la consapevolezza che posso giocare con uno dei migliori al mondo sulla terra rossa, con la determinazione di voler essere competitivo anche sul cemento e la cognizione di avere ancora tanti miglioramenti da fare e quindi tanto lavoro su tutti i colpi, perché so che non ho ancora raggiunto il mio limite. Ora stacco col tennis, mi prendo una piccola vacanze e poi mi rimetto al lavoro”.
Oltre all’assegno di 580.000 euro, oltre alla classifica, oltre alle nuove sensazioni e alla standing ovation del Philippe Chatrier e dell’Italia tutta per la sua corsa esaltante, Parigi cambia totalmente la vita di Cecchinato. Per una volta, siamo quasi certi che il ragazzo reagirà bene a questo tornado di popolarità, abbiamo conosciuto i suoi angeli custodi, coach, preparatore atletico, manager (Luigi Sangermano), che viaggiano “quasi in tutti i tornei tutti e tre insieme a Marco”, genitori (Sergio e Stefania), fidanzata (Gaia, detta “Peki”) e amici. Abbiamo toccato con mano lui, che due anni fa era andato per aria, condannato per aver truccato delle partite di tennis, salvato quindi da un errore di forma e da due-tre persone che hanno creduto in lui, da Massimo Sartori a Vagnozzi allo sponsor Lotto, Veso Matjas. L’esempio degli emergenti Cecchinato, Berrettini e Sonego motiverà nuovi, decisivi, progressi di Quinzi, Napolitano, Baldi, Pellegrino, e anche il faro Fognini e gli ancora verdi Lorenzi, Seppi e Bolelli.
VINCENZO MARTUCCI