dal nostro inviato a Wimbledon
Djokovic solo contro tutti. Sempre e comunque. Djokovic il cannibale, che in semifinale si è divorato il beniamino di casa Cameron Norrie (2-6 6-3 6-2 6-4), in una partita nella quale è stato impeccabile. O quasi, perché i baci polemici in risposta ai buuhh di alcuni tifosi inglesi a fine partita forse se li poteva risparmiare (come ha detto McEnroe alla BBC: “È il classico Djokovic”. Certo che detto da John…), anche se il modo con cui ha glissato in conferenza stampa è stato talmente falso da diventare brillante: “No, erano baci di ringraziamento a tifosi che mi stavano incoraggiando”. Quasi impeccabile anche perché nel primo set era davvero troppo brutto per essere vero. Complice un avversario per nulla intenzionato a fare da vittima sacrificale davanti alla sua gente, ha subito ben tre break. Giocava troppo basso Nole e troppo alto sopra la rete Cameron perché la cosa potesse durare per tutto il match, e infatti sul 3 pari del secondo parziale è arrivato il break che ha fatto completamente girare l’incontro. Da lì in poi Novak ha cominciato a lasciar andare il braccio e, man mano che consolidava il vantaggio, a giocare al gatto col topo. In un contesto di tale squilibrio, è stato ammirevole l’orgoglio con cui il n.9 del tabellone ha rifiutato un destino non già scritto, già scolpito nella pietra. In particolare sul 3-2 Djokovic del quarto set, quando l’inglese dalle tante nazionalità ha annullato a suon di vincenti (combinazione servizio e dritto, discesa a rete, smash ed ace) ben quattro palle break. Per l’entusiasmo di un pubblico che sperava ancora che il match si allungasse (dalle tribune si levava il grido “Let’s go Norrie, Let’s go!”), ma i fatti dicevano altro. Nei suoi turni di servizio nell’ultimo set, il campione in carica ha lasciato meno delle briciole al suo avversario: 4 punti, di cui due nell’ultimo game del match! Dopo essersi pappato il britannico, il cannibale di Belgrado ora punta Nick Kyrgios: “Ci saranno un sacco di fuochi d’artificio in finale”, ha dichiarato sorridente alla fine del match. Speriamo davvero sia così.
“Prima o poi dovrà pur perdere una partita anche a Wimbledon”, aveva detto Daniele Bracciali nell’ultima intervista che gli abbiamo fatto prima dei Championships, possiamo aspettarci che succeda domenica contro Kyrgios? I precedenti dicono 2-0 per l’australiano. Kyrgios è uno dei pochissimi giocatori a non aver mai perso contro Djokovic: lo ha battuto due volte, entrambe sul veloce, nel lontano 2017, a Indian Wells (6-4 7-6) e ad Acapulco (7-6 7-5). Ovviamente non significano nulla, perché questa è una finale Slam e qui i Federer, i Nadal, i Djokovic cambiano marcia. Epperò Nick sull’erba si esprime benissimo, col suo servizio eccellente combinato con un dritto esplosivo parte con un grosso vantaggio nei game alla battuta. Inoltre ha i numeri per inventarsi qualcosa dal nulla, aprendosi un varco nella granitica difesa di Nole. Dovrà issarsi su un numero di prime di servizio spaventoso e disposto a concedersi un doppio fallo ogni dieci seconde. Medvedev agli ultimi US Open ha dimostrato che la seconda sparata a tutto braccio può funzionare. Inevitabile per l’avversario di Djokovic avere dei cali di testa – è sempre Nick, il pazzo di Canberra – e sarà in quei momenti che il servizio lo deve tenere a galla. Se riuscirà a non fare entrare Novak nello scambio, potrà concedersi qualche piccola – rarissima – pausa per i suoi monologhi imbronciati.
D’altra parte, Novak è sempre costretto a vincere, oggi una volta di più visto che Wimbledon è l’unico Slam che può vincere quest’anno. Se perde, dopo aver perso la battaglia legale in Australia, aver preso una sonora stesa da Rafa Nadal a Parigi e non potendo prendere parte ai prossimi US Open perché straniero non vaccinato, sarà un’annata fallimentare. In definitiva, pur avendo vinto Wimbledon ben 6 volte, è obbligato a rivincerlo ancora. Aggiungiamoci anche il peso di un’intera nazione sulle spalle. Quella piccola Serbia che continua a far sentire la sua presenza nel mondo grazie a Novak Djokovic, se fallisce un anno lui lo fallisce l’intera nazione che si porta dietro. Non possono essere questi motivi di pressione per il Cannibale di Belgrado? L’anno scorso a New York, quando doveva chiudere il Grande Slam, ha marciato spedito fino alla finale contro Medvedev, ma lì ha dimostrato di essere umano anche lui. Robonole è tornato a essere solo Novak, uno che sente la pressione come chiunque. Ecco, quest’anno la finale di New York è per lui quella di Wimbledon, l’unica dove può spuntare la casella “Slam vinti” di questo travagliatissimo 2022, dove finora ha vinto solo a Roma. Meno del nulla per un mostro come lui.
Nel torneo che da bambino seguendolo alla TV gli ha fatto dire: “Voglio essere là un giorno. E vincere”, nel suo giardino di casa contro tutto e tutti ha continuato a vincere, contro i tifosi di Roger, contro quelli di Rafa, martedì contro quello degli italiani che stavano con Sinner, oggi contro i supporters di Cameron Norrie e della Gran Bretagna intera, alla costante ricerca dell’erede di Andy Murray. Domenica è chiamato a farlo ancora e ancora.
“Quando il pubblico grida: ‘Roger! Roger!’ quello che sento nella mia testa è: ‘Novak! Novak’” ha detto dopo la finale vinta qui nel 2019, quella dei due match point consecutivi per Roger Federer, una partita dove sembrava morto e sepolto. Il Cannibale si alimenta e si nutre di questo essere sempre contro, sarà così anche domenica?
*foto ripresa da www.skysports.com