La Nazionale italiana giocherà in maglia verde la partita di sabato prossimo contro la Grecia. Il presidente federale Gravina ha spiegato la scelta come un omaggio al rinascimento del nostro calcio: «Il verde simboleggia il grande lavoro che stiamo facendo con i giovani e la Nazionale di Mancini ne è un esempio straordinario».
Le opposizioni
In verde? Ma è uno scherzo, una battuta, una cosa per ridere. La Nazionale in verde io non la guardo. Chi ha avuto la bella pensata può dire tranquillamente chissenefrega, ma per gente come me questo è un tradimento.
Alberto Polverosi, Corriere dello sport-Stadio
Già fa effetto vedere le società più importanti cambiare colori e ampiezza di strisce o bande. Ma almeno la Nazionale lasciatecela così com’è. Ammirabile il tentativo «culturale» di giustificare la scelta di una maglia Verde con il rinascimento del nostro calcio. Ma quella della Nazionale è Azzurra. E in qualche modo sacra. Se lo ammette anche il c.t. Mancini vuole dire che stavolta l’operazione commerciale è stata davvero un po’ spericolata…
Andrea Di Caro, la Gazzetta dello sport
Per una partita soltanto, perché già contro il Liechtenstein tra una settimana si dovrebbe già tornare ai colori classici, ma il precedente resterà. Le motivazioni? Diciamo macchinose. (…) Un modo romantico, anzi rinascimentale, per mimetizzare la più banale delle operazioni di marketing.
Roberto De Ponti, Corriere della sera
Incubi di Mondrian
Per qualche maglietta in più le squadre di club sono ormai incubi di Mondrian. Ogni campionato porta le sue pene, si perdono le strisce, si cammina su sottili linee rosa, si torna all’antico, si osa il post-moderno, ma soprattutto, troppo fidandosi della propria beltà, di verde ci si veste.
Gabriele Romagnoli, la Repubblica
I precedenti
La Nazionale ha giocato una volta in verde. Contro l’Argentina, a Roma. Era il 5 dicembre del ‘54. La sera prima, l’arbitro chiese all’Italia di cambiare maglia. Si vinse 2-0. “Il verde diventò il colore della Nazionale juniores per qualche stagione”, ricorda Guglielmo Buccheri su la Stampa. Alla Confederations Cup del 2009, l’Italia del calcio giocò con calzoncini e calzettoni marroni. C’è anche un precedente in rosso, con l’Under 21. Durante i Mondiali del ‘38 in Francia la Nazionale giocò in maglia nera.
[1954. La proposta di Sofia Loren]
È’ stato possibile invece fissare sulla carta il pensiero squisitamente extra-sportivo ma patriottico di Sofia Loren. “Perché gli italiani che indossavano una maglia verde portavamo pure i calzettoni verdi? Io avrei preferito il rosso per i calzettoni, così, col bianco dei calzoncini avremmo avuto il tricolore”.
Nino Oppio, Corriere della sera, 6 dicembre 1954
Va di moda
Comunque sia, il verde è il colore di questi mesi in cui tutto deve essere green: l’automobile, le caldaie, l’energia e soprattutto le tasse. La nazionale green dunque si adegua alla parola d’ordine del momento. La trovata potrebbe trasformare il verde in «verdoni» fruscianti. A ben vedere la nazionale non si avvicina solo al green ma anche ai suoi più accesi sostenitori: i giovani. Sono i giovani a guidare la rivoluzione green, seguendo l’esempio della svedese Greta Thunberg. Sono i giovani a scendere in strada per reclamare attenzione verso l’ambiente, sgridare le multinazionali cattive e arrestare il riscaldamento globale. Sono i giovani a scioperare per ripulire il mondo, in Italia addirittura con l’assenso del ministro dell’Istruzione. Sono i giovani, infine, ad affollare gli stadi e comprare le magliette. Chi siamo noi italiani per non accodarci alle mode mondiali? Nessuno, infatti ci accodiamo.
Alessandro Gnocchi, il Giornale
Ironie
L’utilità che il colore degli Azzurri si trasformi in verde, con impunture arabescate perché “la grafica è ispirata al Rinascimento, una celebrazione del passato, del presente e del futuro della cultura italiana” sfuggirebbe anche a Bruno Vespa. A meno che la sottile allusione, ora che arriva la Terza Repubblica, sia al Calcio fiorentino. Un salamelecco renziano, suvvia. E allora, tanto valeva scriverci sopra “Italia V***” e spararla in tribuna.
Maurizio Crippa, il Foglio
Dall’archivio / Colori, sponsor, eccessi
Fossimo stati all’epoca della radio, agli ascoltatori confusi non sarebbero bastati 90 minuti per raccapezzarsi, ma siamo in epoca televisiva e il cambio delle magliette e dei loro colori è un doveroso omaggio agli sponsor (…) Indimenticabili negli anni anche le maglie crociate multicolori del Parma, l’azzurrino del Milan, il grigio sudore della Roma, il tigrato maculato della Reggina , il rosa shocking della Juventus e le strisce verdi e azzurre dell’Inter.
Luca Pisapia, il Fatto quotidiano, 4 dicembre 2014
C’è chi dice sì (al principio)
Se si parte dal presupposto che la maglia è la rappresentazione fisica dell’anima di un club, stella polare della fede dei tifosi, il suo aspetto dovrebbe avere una sacralità inviolabile. Se si parte dal presupposto che la maglia è solo una convenzione e, recentemente, un mezzo per aumentare il potenziale commerciale di un club, il suo aspetto va affidato agli esperti di marketing.
Guido Vaciago, Tuttosport, 25 aprile
Chi sono i Verdi. Les Verts in Francia: il Saint Etienne. Nel calcio italiano: l’Avellino. Nel basket: la Benetton Treviso degli anni d’oro. Nel ciclismo: la maglia di miglior scalatore del Giro d’Italia e la maglia della classifica a punti al Tour de France.
Tratto da www.loslalom.it
Il meglio del racconto sportivo letto e commentato