Via dalle pazze fughe. La serie B scrive un capitolo nuovo nella storia del campionato, che ha radici lontane, spegnendo sul nascere quella che era prerogativa sorprendente: la fuga. Tante sono state le sorprese degli anni passati, con formazioni che scappavano, sgasando verso la vetta alla ricerca di quello spazio in classifica da poter poi gestire nel finale di stagione. Magari ottenendo la promozione in serie A, magari provenendo di corsa dalla Lega Pro (una volta serie C).
Stavolta è diverso. Sul vertice del campionato si assestano otto squadre che, tutte, hanno già calcato la serie A, ma soprattutto tra la prima e l’ottava di questo gruppetto ci sono soltanto tre punti, tanto che i cambi della guardia in vetta si sono succeduti con frequenza. Come se non bastasse, tra il Frosinone primo (con 23 punti) e la Ternana ultima (in compagnia di Cesena, Pro Vercelli e Ascoli) ci sono soltanto 10 punti di differenza. E alla vigilia della quattordicesima giornata, a un terzo del cammino del campionato, se non è un record, poco ci manca.
Ciò vuole dire che un cambio di marcia di chi è confinato sul fondo (possibile e augurabile per lo spettacolo) potrebbe scardinare in poco più di un mese i valori fotografati dalla classifica.
C’è un clima nuovo quest’anno (per altro l’equilibrio al vertice si ben addice anche alla serie A, ma la frattura della classifica qui è più evidente), spinto da una vigorosa crescita di grandi provinciali tornate alla ribalta. E se era doveroso aspettarci che Frosinone, Palermo ed Empoli (queste ultime due appena retrocesse dalla A) potessero andare a comandare, minori numeri accompagnavano Venezia e Cremonese (neopromosse), Bari e Salernitana.
Il nuovo avanza spinto di tanti nomi nuovi delle panchine: Moreno Longo a Frosinone (41 anni, da dieci sulla breccia e proveniente dalla guida del Torino Primavera), Bruno Tedino a Palermo (da 30 anni allenatore, subito dopo un grave infortunio da calciatore e alla prima vera esperienza importante in panchina), Vincenzo Vivarini a Empoli (una carriera che esplode solo ora dopo l’esperienza di Latina), Filippo Inzaghi a Venezia (qui inutile ricordare il passato da calciatore e le presenze nel Milan), Fabio Grosso (dalla primavera della Juve catapultato a Bari, anche lui mitico mondiale 2006), Roberto D’Aversa a Parma (da due stagioni in Emilia con una promozione alle spalle, che quattro anni fa giocava ancora), Attilio Tesser a Cremona (tra i tanti colleghi, quello con la gavetta più lunga, oscura e vincente dopo la promozione dello scorso anno).
Nomi nuovi equivalgono a modelli nuovi? Sembra di sì in un campionato che ha bandito il pareggio senza reti, cancellando uno dei risultati più gettonati della categoria, che ha profanato il tabù delle vittorie in trasferta (solo tre squadre non ci sono sinora riuscite), aumentato il bottino delle reti, spento il totem delle difese meno battute e quindi vincenti in ottica promozione (solo Palermo e Venezia hanno difese imperforabili, Bari e Empoli hanno reparti arretrati quasi disastrosi, ma attacchi super galattici). Tutto il contrario di ciò che esprimeva la serie B: campionato di calcoli strategici, di vittoria in casa e pari in trasferta il più a lungo possibile.
E’ vero che non sono venuti alla ribalta prepotentemente nomi nuovi, giocatori pronti per il grande palcoscenico (l’unica vera novità è il giovane attaccante nord coreano Kwang-Song Han), ma le squadre appaiono combinate con un mix di esperienza, media gioventù e qualità buona. Il campionato di B si decide generalmente in primavera, ma con queste condizioni di equilibrio, oltre a un playoff combattuto ci aspettiamo anche una volata di quelle che non si erano mai viste da queste parti. Nessuna favorita, quindi, tenetevi forte. Non è più la B di una volta.
Sergio Gavardi