Fino a cinque anni fa, e chi lo conosceva, Gino Sirci. Fortunato e abile uomo d’affari umbro, vero self made man all’americana, ha creato, un pezzo alla volta, un impero nel materiale e abbigliamento per la sicurezza sui posti di lavoro. Oggi questo cinquantenne (forse abbondante, ma la sua età è un segreto ben conservato) con la vitalità di un quarantenne affermato e l’entusiasmo di un trentenne affamato, guida con polso sicuro una fabbrica da soldi con filiali sparse ovunque. Ma non si ferma qui. Basta e avanza. Lavoro e famiglia. Anzi, due. La prima con due figli dalla prima moglie. Poi la giovane Monia , la seconda con due figli più piccoli e Aurora, 12 anni, luce dei suoi occhi. Sistemato in una villa palladiana su quattro piani (uno sotto, tre sopra il terreno) a Petrignano d’Assisi, una ventina di km dal capoluogo. Immersa in un parco giardino che darebbe dei punti a quello celebre di Windsor della regina Elisabetta, un’ora almeno di passeggiata col cane lupo per percorrerlo tutto. Dall’alto della torretta collocata al terzo piano, controlla all’orizzonte i tetti di Perugia. Una cucina all’americana per almeno dodici persone, una sala da pranzo con tavolone da Luigi VI buono per 25 convitati almeno. Sirci è un abile anfitrione. Ma non accoglie mai i giocatori. “Loro sono dei salariati…!”.
No, a Gino Sirci tutto questo non può bastare. E già. Perché da qualche anno, lui ha scoperto la pallavolo. Una cotta gigante. Dapprima presidente del Bastia Umbra, portato in A-2. Poi il grande salto in A-1,quando ha acquisito la società di Perugia. E lì ha cominciato ad accarezzare sogni di gloria. In quattro anni ha portato la squadra ai primi posti del firmamento sottorete. Ha creato uno squadrone. Ha ingaggiato giocatori di gran nome: il regista argentino De Cecco, il martellone serbo Atanasijevic, l’asso azzurro Zaytsev. E l’anno scorso, il pezzo da novanta: alla guida tecnica Lorenzo Bernardi, “mister secolo”, uno dei “Fenomeni” di Julio Velasco, premiato dalla Fivb miglior giocatore del novecento insieme a Karch Kiraly.
Rivoluzione sul campo. Ma anche rivoluzione fuori campo. La società si è data un assetto professionale tra le migliori della A-1. Goran Vujevic, indimenticato giocatore serbo, per tanti anni protagonista in campionato, è transitato sulla scrivania con compiti da manager. Poi il palasport, il vetusto PalaEvangelisti, ampliato migliorato rappezzato, imbellito ai limiti dell’impossibile. Per contenere uno zoccolo duro di cinquemila fedeli tifosi richiamati da ogni angolo della regione. Formano uno tra i pubblici più belli, accesi, pittoreschi, coloriti e sportivi d’Italia. Un tifo bello genuino accattivante simpatico accogliente anche per le tifoserie ospiti all’insegna della più tradizionale e genuina ospitalità umbra. Magliette bianche con i colori societari rossoneri, cori ritmati, i “sirmaniaci” oggi hanno un ruolo ben preciso a lato della squadra. Infine Sirci ha attirato sotto le bandiere della socidetà tanta parte dell’imprenditoria umbra rastrellando sponsor e soldoni che non guastano quando gli obiettivi sono ambiziosi. Cavalcando due percorsi: campionato e coppa in Italia, Champion all’estero. Tanto che in aprile ha organizzato la finale della prestigiosa coppa europea extra moenia, cioè a Roma occupando il PalaEuro-Lottomatica. Sotto l’abile regia di Stefano Recine, ex giocatore e azzurro, dirigente di primissimo livello, in qualità di general manager dell’evento.
L’obiettivo dichiarato è lo scudetto. Di meno, Sirci, un vulcano per simpatia, entusiasmo, passione, coraggio, non si accontenta. Ha masticato finora delusioni, sperando sempre di avere la squadra giusta per vincere. Mancandogli sempre un pezzetto per fare trentuno. Questo sembra essere l’anno giusto. La squadra, ritoccata in corsa un anno per l’altro, sembra avere le carte e i giocatori giusti per la grande conquista. Ultimo tassello aggiunto a una schiera di colossi, il piccolo Colaci. Il libero di sicuro affidamento per una squadra che minacciava sfracelli in attacco con i suoi bombardieri, ma che poi faticava in difesa e ricezione. L’asse Sirci-Bernardi ora appare solidissima. Anche se un grosso screzio fra i due ci fu a due terzi di cammino della stagione scorsa. Quando Perugia fallì prima l’obiettivo coppa Italia, rimanendo esclusa, fuori dalla final four, poi la finale di Champion, sconfitta dai terribili russi del Kazan. I due, temperamenti forti, passionali, intransigenti, se le dissero. Poi tutto rientrò e ora l’accoppiata vincente presidente-allenatore appare decisa a costruire e realizzare quel sogno per tutta una regione. Lo scudetto. Il primo in campo maschile per la città. Che il titolo tricolore lo ha già conquistato. Ma in campo femminile.
Ci riuscirà? Sul cammino tre avversari pericolosi coriacei attrezzati, decisi a puntare sullo stesso obiettivo. Civitanova campione in carica. Modena che ha vinto l’anno precedente. Trento che sa sempre farsi valere da almeno una dozzina d’anni. Ma nell’aristocrazia della nostra pallavolo di vertice ora c’è un aspirante di livello. Perugia ha le armi giuste e le munizioni accese. L’avvio di stagione è stato entusiasmante: sei partite, sei vittorie, un solo set lasciato per strada. E un successo eclatante: la Supercoppa strappata alla Lube sul suo campo di Civitanova con una gara magistrale vinta per 3-1. Sirci quella sera ha toccato l’Olimpo con un balzo. Gli è piaciuto. Vuole ripetere l’impresa. In coppa Italia. In Champion Cup. E, soprattutto, in campionato. A maggio vedremo se in carniere avrà messo in sicurezza, lui che è un maestro nel settore, tutta questa preziosa selvaggina. In questi anni ha sovente ripetuto: “Ho speso tanto, ma non basta mai”. Infatti c’è sempre stato qualcuno che ha speso di più o meglio. Ma questa può essere la volta buona. Perugia fra le stelle del campionato. Il numero 73 chissà che non porti fortuna a Gino Sirci, all’Umbria, ai sirmaniaci.
Carlo Gobbi