Dopo il settimo roboante trionfo di Novak Djokovic alle Nitto ATP Finals di Torino (ennesimo record!), due settimane dopo, a Jeddah, il ventenne Hamad Medjedovic porta nuovamente il paese balcanico nel firmamento del tennis mondiale diventando il Maestro dei talenti NextGent. Non è una novità che la Serbia abbia ancora primeggiato nello sport e sia da sempre fucina di fuoriclasse del tennis: da Monica Seles ad Ana Ivanovic, da Janko Tipsarevic a Viktor Troicki. Poi l’apoteosi con il fenomeno capace di surclassare gli altri fenomeni, il GOAT (secondo i numeri) Novak Djokovic, considerato in patria un dio vivente: e in Serbia, grazie a lui, la popolarità del tennis si è trasformata in una vera e propria tennis-mania.
L’OUTSIDER DIVENTA MAESTRO
Alla sua prima partecipazione al Masters degli Under 21, Medjedovic, 20 anni, era n. 110 del mondo ed è stato il vincitore più basso in classifica tra i sei campioni delle NextGen; non ha mai perso durante il torneo ed è il primo serbo ad aver alzato il trofeo. Match dopo match, ha rivelato un gioco sempre più aggressivo e grande determinazione. Ne ha fatto le spese in finale il povero Arthur Fils che ha ceduto al quinto set (3-4(6) 4-1 4-2 3-4(9) 4-1) dopo 2 ore e 11 minuti. I due teenager hanno dato vita ad un match ad alta tensione e dai mille volti: Medjedovic ha perso il primo set dopo aver fallito due setpoint, si è concesso un toilet break (che ha fatto discutere), ha avuto a disposizione matchpoint nel quarto per imporsi soltanto al quinto parziale dopo aver fatto andare fuori di testa il francesino. Questi, dal canto suo, è stato ancora vittima dell’esitazione e della fragilità, privo di quel killer instinct necessario per vincere le partite che contano. Ad un certo punto, nel set decisivo, la frustrazione gli è costato perfino un penalty point per poi cedere il parziale 1-4. Freddo e implcabile, invece, il serbo che, nei momenti topici, si è dimostrato particolarmente audace e maturo. Molto efficace al servizio, dall’alto dei suoi 188 centimetri ha conquistato ben l’86% dei punti con la prima palla e ha messo a segno in tutto 38 vincenti, tra cui la bellezza di 19 ace. Non solo. Con i suoi 69 ace dall’inizio alla fine del torneo, Hamad detiene il record del maggior numero di ace messi a segno nella storia della manifestazione.
SUCCESSO SERBO
Il risultato del giovane Hamad viene da lontano, da una storia di solidarietà e dalla strenua volontà di emulazione e vittoria, nella convinzione che, grazie ai grandi esempi che ci accompagnano fin da bambini e il lavoro indefesso, tutti possono arrivare sul tetto del mondo. E dell’esplosione di Hamad va anche molto fiero lo stesso Djokovic, suo mentore che, da alcuni anni, l’ha preso sotto la propria ala supportandolo totalmente nella preparazione, negli allenamenti e nel debutto nel circuito. E non è un caso che il giovane sia allenato da Viktor Troicki, amico fraterno del numero 1 del mondo. “È una grande cosa che io sia cresciuto in un paese con tanti grandi giocatori” ha spiegato recentemente Hamad in un’intervista all’ATP, “mi ricordo che ho cominciato a guardare il tennis quando ero un bambino. Avevamo Novak, Viktor e Janko ed erano così forti. Mi ricordo che li guardavo giocare costantemente. Essendo un bambino, l’osservarli mi dava tanta motivazione per iniziare a giocare a tennis e diventare uno di loro perché ce l’avevano fatta. Venivano da un piccolo paese, come me, e ciò mi ha dato tanta motivazione e fiducia in me stesso”.
E su Novak Djokovic: “Mi ricordo di averlo incontrato quando avevo dieci anni, penso che fosse il mio compleanno. Ero a Belgrado e l’ex capitano di Coppa Davis [Obradovic] stava lavorando alla sua Academy. Mi stavo allenando lì e un giorno mi portò al Novak Centre. Non sapevo cosa sarebbe successo ma ricordo che Novak è arrivato e ci siamo incontrati per la prima volta. Abbiamo scambiato qualche parola e, allora, fu la cosa più straordinaria che mi fosse accaduta nella mia vita. Fu una grande opportunità per me. Viktor lavorava al Novak Center, era il coach principale e osservava i miei allenamenti. Era un mentore e, all’inizio del 2023, è diventato il mio coach a tempo pieno. Mi sta dando tanti buoni consigli e mi aiuta ogni giorno ”.
Come detto, oltre a Troicki, anche Djokovic ha visto in lui un diamante grezzo che avrebbe potuto brillare sui palcoscenici internazionali. Nole ha creduto fortemente in questo ragazzino affamato di tennis e pieno di talento, al punto di averlo praticamente “adottato” tennisticamente perché da tempo ormai sostiene tutte le spese della sua giovanissima carriera. “Hamad deve pensare ad allenarsi, io al resto” avrebbe detto Nole al padre del ragazzo quando decise di supportare i suoi sogni di gloria nel tennis, “voglio aiutare i bambini che amano il tennis. In futuro, quando Hamad avrà successo, tu farai la stessa cosa con qualcun altro”. La solidarietà prima di tutto e, anche in questo, Djokovic è Maestro.