Gli inglesi lo attendono dal 2016, quando il sontuoso numero 8, il possente terza centro, il totem dei Bianchi, fu l’Mvp (il migliore in campo) in tre partite, compresa la finale, quando si portò ancora una volta la squadra in spalla domando la Francia e firmando il 6 Nazioni. Poi, Billy Vunipola s’è sempre fatto male di continuo, e ha saltato il prestigioso campionato europeo del rugby.
Non a caso, appena è rientrato l’asso dei Saracens, l’Inghilterra ha rialzato la testa, dopo il deludente quinto posto dell’anno scorso, e sabato a Dublino ha superato i cugini d’Irlanda, campioni uscenti, col netto 32-20. Dando concretezza alle speranze dei sudditi di sua Maestà, già fra i favoriti della prossima coppa del Mondo di settembre in Giappone. “Questa sarà una grande stagione per tutti noi, la Coppa è una gara per la quale ti prepari per tutta una vita, nel 2015 non l’avevo capito”, racconta il moro che medita vendetta per la vergognosa eliminazione di quattro anni fa, per la prima volta già nella prima fase.
Praticamente, Billy, 26 anni, 1.88, è un bulldozer di 130 chili, un cubo, tutto quadrato, dal viso al collo, alle spalle, un tutt’uno di potenza che gli viene da papà Fe’ao, un altro gigante, capitano del Tonga nel 1990, insieme ad altri zii, e che persiste nel sangue di famiglia, tanto che il fratello Mako gioca anche lui nella nazionale inglese e il cugino Toby è una star del Galles. Papà, già, papà: “Ricordo che cercava di spingerci a fare i dottori o gli avvocati o qualsiasi cosa pensasse fosse un buon lavoro. Ma mio e fratello ed io volevamo solo giocare a rugby e abbiamo realizzato i nostro desideri”.
Desideri che si scontreranno proprio contro Tonga nel primo match di pool della World Cup di quest’anno. “Poiché siamo i suoi figli, penso che papà vorrà che facciamo una bella figura, ma nel profondo di sé stesso vorrebbe segretamente battere l’Inghilterra”, suggerisce Billy pensando al capofamiglia con 32 presenze da capitano, tuttora nello staff tecnico della Tonga Rugby Union. “Almeno sono sicuro al 100% che mamma e il resto della famiglia tiferanno per noi”.
Il gigante ha una storia complicata. Nato a Sydney, in Australia, cresciuto in Galles dove s’era trasferita la famiglia, non è certo cresciuto nell’oro. Nemmeno in Inghilterra dove i Vunipola si sono spostati ulteriormente, “in una piccola casa, con tante gente e sempre con troppi piumoni per terra”. Ma le cose sono migliorate, così come lui, da mastino della difesa, ha affinato le sue qualità, guardando al fratello, più anziano di due anni e più magro di nove chili, che usciva di classe dalla logica della mischia.
Alla scuola pubblica di Harrow e all’accademia Wasps, Billy ha acquisito una fiducia in se stesso, che è diventata una leva decisiva per superare ogni ostacolo. “La rivalità con tanti ragazzi più giovani e di qualità superiore mi hanno fatto crescere tantissimo”. Tanto da diventare un leader che guarda già oltre il Sei Nazioni: “Io sono uno dei milioni di quelli che pensano che possiamo vincere la coppa del Mondo e non ha paura di parlarne”.
Direste mai che queste parole vengono da un atleta che negli ultimi due anni ha giocato appena tre match internazionali? Il prodigioso cuneo dell’attacco dell’Inghilterra s’è operato a un ginocchio e a una spalla, e poi anche tre volte alle braccia, spezzate, per cui ha saltato le gare autunnali internazionali nelle ultime due stagioni. Ma è talmente importante nell’economia dell’Inghilterra che ogni volta rientra in nazionale come se niente fosse. “Tutti i giocatori passano attraverso degli infortuni, ed è proprio da come ne vieni fuori che si determina che tipo di atleta sei. O lasci che la ferita ti segni mentalmente e fisicamente e poi tenti di tornare vicino al livello in cui eri, o usi il tempo in cui sei fuori gioco per diventare più grande e più forte e più veloce per diventare un giocatore migliore”.