Al di là del 3-1, il successo degli spagnoli sul Liverpool colpisce per la capacità dei madrileni di sopperire alle assenze in difesa e di controllare la partita col possesso palla e i lanci lungi del "professor "Kroos. In Europa ci si fa strada con la tecnica, giocando in casa e fuori con lo stesso atteggiamento...
Mai sottovalutare il Real Madrid. Nella stagione più difficile, nel piccolo stadio intitolato a Di Stefano mentre sta per concludersi la ristrutturazione del Bernabeu, senza la coppia centrale difensiva Ramos-Varane, contro il Liverpool dei velocissimi Salah, Mané e Jota, la squadra di Zidane ha realizzato un capolavoro. Non è tanto il 3-1 inflitto ai campioni d’Inghilterra a stupire, quanto la capacità di controllo del match attraverso il possesso della palla in modo da invitare il Liverpool ad aggredire, per poi colpirlo con i lanci lunghi e precisi di Kroos – in Germania lo chiamavano il professore già dieci anni fa – e Modric. Tra i due fuoriclasse del centrocampo, c’era Casemiro, che sa muoversi con disinvoltura davanti alla difesa, talvolta diventando il quinto difensore, senza rinunciare mai a giocare la palla. Due linee ravvicinate – difesa e centrocampo – in tutto sette giocatori di movimento, due ali fantasiose e rapide come Vinicius e Asensio e un centravanti come Benzema, il miglior interprete del ruolo.
Un Real così – sempre che non crolli ad Anfield mercoledì prossimo – può anche vincere il trofeo che sente più suo. ha tredici coppe dei Campioni in bacheca. Anche in emergenza, anche senza Cristiano Ronaldo da tre stagioni, ora che Zidane ha costruito un gruppo organizzato, nessuna impresa è vietato. Sabato sera, intanto, è in programma il Clasico contro il Barcellona: chi vince si candida alla conquista della Liga, tenuto conto dell’eclissi dell’Atletico Madrid, che sembrava inattaccabile fino a due mesi fa.
Al di là del Real, le partite d’andata dei quarti di finale della Champions League hanno confermato che ci si fa strada con la tecnica, giocando in casa e fuori con lo stesso atteggiamento. E’ il caso del Chelsea, felice eversore del Porto, del Borussia Dortmund, arresosi solo al 90′ al Manchester City. E’ a maggior ragione il caso del Paris Saint-Germain, capace di sbancare la Baviera – sia in circostanze irripetibili – dopo aver distrutto a febbraio al Camp Nou il Barcellona. Una bellissima realtà, illuminata dal talento di Mbappé, già campione del mondo, ma non ancora ventitreenne. Un fenomeno nel quale in molti rivedono lampi della classe di Ronaldo, il brasiliano, ai tempi dell’Inter. Proprio, la sfida di Monaco, finita 2-3 a dispetto delle dieci parate di Navas, ha suscitato interpretazioni di ogni genere. E Muller, quando gli è stato fatto notare che il Bayern aveva pagato le amnesie della retroguardia, ha replicato, quasi stizzito: “Se fosse finita 5-3 o 6-3 per noi, nessuno le sottolineerebbe. Il Psg ha commesso molti errori, noi non ne abbiamo approfittato. Ci siamo sparati nei piedi!”. Non ha chiamato in causa Lewandowski, bloccato da un infortunio – se l’è procurato contro Andorra, per colmo di sfortuna – e di gran lunga il miglior cannoniere in circolazione. Tutto è ancora possibile a Parigi, il Bayern deve vincere con due gol di differenza oppure segnarne quattro e non subirne più di tre.
In effetti, il Bayern ha concesso cinque occasioni d’oro ai francesi in campo aperto. Ha subito tre gol. Il Psg ha sofferto molto, ha difeso maluccio soprattutto sui calci di punizione, ma ha incassato soltanto due gol in un match dai ritmi folli, sotto la neve. Bene, secondo taluni osservatori, il Bayern non è stato all’altezza. Nessuna squadra sa attaccare le difese schierate come i tedeschi: sono gli gli esiti della cura di Guardiola, rielaborata da Fick, ora destinato alla guida della nazionale dopo Euro 2021. Giocando così, nel 2020 il Bayern ha vinto sei trofei! In questa stagione, anche in virtù del calendario pazzesco imposto dall’Uefa e dalla Fifa, ha avuto infortuni e difficoltà, dovute al fatto che si gioca ogni tre giorni, senza pietà per nessuno. Ha subìto anche in Bundesliga gol evitabili. Non c’è campionato in cui le squadre non abbiano pagato un prezzo molto alto al virus. Basti guardare la serie A: alla lunga, il Milan, si è staccato dalla vetta afflitto da malanni e quarantene, la Juve a sua volta ha dovuto rinunciare per un periodo molto lungo ad un giocatore di grande qualità come Dybala.
Di Enzo D’Orsi
(foto tratta da Eurosport.it)