Grazie, tennis. Lo sport tutto deve applaudire fortissimamente “Genie” Bouchard che s’è buttata ieri nella lotta a Madrid e ha semplicemente lasciato andare il braccio, ha scatenato tutta la sua potenza e, sfruttando l’aiutino dell’altura, ha giocato tutto d’attacco, sgominando Maria Sharapova con un combattutissimo 7-5 2-6 6-4 sul suo terreno preferito. Che, dopo gli infortuni e col peso dell’età, è diventato anche la terra rossa ma, tatticamente, è proprio il tirar forte la risposta e il secondo-terzo colpo dello scambio, per poi affondare dalla parte di campo rimasta sguarnita. Lo sport applaude anche sotto il profilo psicologico, perché ribadisce due dei suoi principi più eticamente affascinanti.
Il primo dogma ricorda il significato delle motivazioni, sempre fondamentali nella vita, e ancora più importanti nella sfida fra la 23enne Bouchard e il suo idolo 30enne Sharapova, così simile, perché ugualmente alta, bionda, fisicata, bella, attraente per i guardoni dai 6 ai 90 anni, come per gli appassionati, come per fotografi, sponsor e pubblicità. La giovane che, dopo la condanna per doping della “vecchia” ha criticato aspramente le wild card concesse dagli organizzatori di Stoccarda prima e Madrid, sostenendo al alta voce: “Chi ha barato non dovrebbe più giocare”.
Il secondo dogma ribadisce la straordinaria ed immutabile capacità, propria del tennis che si gioca ogni settimana per tutto l’anno, di rilanciare continuamente i protagonisti, cancellando la precedente sconfitta, azzerando le ultime incertezze, riaccendendo nuova fiducia, riaprendo luminosi scenari. Anche, e soprattutto, per un’atleta super sponsorizzata che, a 20 anni, nell’ottobre 2014, è volata fino al numero 5 del mondo sbandierando per la prima volta la bandiera canadese a livelli così alti, sulla scia delle semifinali ad Australian Open e Roland Garros e della finale di Wimbledon. Ma che poi si è persa, sommersa da troppi servizi fotografici ed interviste ed aspettative, tradita dalla eccessiva sicurezza ed euforia, e quindi sgambettata da un misterioso capitombolo negli spogliatoi di New York.
Il terzo dogma, quello che fa impazzire gli scommettitori on line facendoli ingiuriare e minacciare i tennisti sui social, conferma l’imprevedibilità del tennis. Perché, sulla scia di 15 mesi di forzato stop e della semifinale della settimana scorsa a Stoccarda, la favorita del secondo turno di Madrid era la Sharapova che, fra l’altro, aveva battuto quattro volte su quattro la Bouchard, a sua volta vincitrice quest’anno una sola volta contro un’avversaria quotata, e solo a Sydney, a gennaio, contro Pavlyuchenkova.
Il quarto dogma sottolinea che il fattore tecnico resta importantissimo. Infatti, anche a Stoccarda la divina Masha aveva perso contro una bella atleta muscolare come lei (la Mladenovic), guarda caso un’altra attaccante protagonista di clamorosi alti e bassi sull’onda delle motivazioni. Un’avversaria clone del suo gioco, ma più giovane, più forte, più veloce, più resistente, più allenata…
La sconfitta non ridimensiona Sharapova, che, comprensibilmente, ancora difficoltà nel chiudere i set e i match, perché accusa violenti cali di concentrazione dovuti alla mancanza di partite. Ma nello stesso tempo rilancia la Bouchard, uno dei personaggi di cui il tennis femminile e quello mondiale tutto hanno più bisogno in questo momento di gravissima crisi di personaggi di qualità tecnica e di personalità. E per gli Internazionali d’Italia di Roma alle porte è una gran bella notizia: sia Maria che Genie saranno motivatissime, sula strada del Roland Garros. Infatti a fine match, la Sharapova ha rilanciato: “Vincerò altri Slam”. E la Bouchard ha promesso: “Devo essere più continua”. Il test Kerber è dietro l’angolo. Grazie, tennis.
Vincenzo Martucci