Il sudafricano si appresta a diventare l’uomo simbolo dei Mondiali di Londra, dove Usain Bolt darà l’addio alle gare. Ecco perché il 24enne allenato da una nonna è degno di succedergli
Chi segue l’atletica conosce Wayde Van Nierkerk già da due anni, quando vinse i 400 metri piani ai Mondiali di Pechino sconfiggendo l’armata statunitense (Merritt) e caraibica (Kirami James). Se qualcuno pensava che l’impresa cinese fosse solo un fuoco di paglia ha dovuto ricredersi davanti all’oro con primato del mondo, 43”03, che cancellava Michael Johnson lo scorso anno all’Olimpiade di Rio.
Giovedì sera il 43”62 di Wayde al meeting della Diamond League a Losanna. Ma questo ragazzo sudafricano di razza mista è molto di più. E’ infatti il primo uomo al mondo ad aver corso i 100 metri sotto i 10 secondi (9”94), i 200 sotto 20” (19”84) ed i 400 sotto i 44”. Ora si è messo in testa un’idea meravigliosa: vincere ai Mondiali di Londra l’oro su 200 e 400, impresa riuscita solo a Michael Johnson.
Van Nierkerk fa parte di quella categoria di talenti che solo la genetica sa costruire ed ha avuto la fortuna di trovare nel suo destino una nonna, Ans Botha, che ha avuto il grande merito di aver rispettato questo talento. Si, una nonna, ultra settantenne, che lo allena da quando è un bambino, quando capì che quel bambino con le scarpe troppo grosse aveva qualcosa in più che andava sgrezzato. Sì, le scarpe troppo grosse, perché quando scese per la prima volta in pista a Bloemfontein a soli 12 anni aveva le scarpe di papà, che si era appena separato da mamma e non aveva certo il denaro per comperare delle scarpe sportive al figlioletto. Ans Botha lo ha preso sotto l’ala ed è stata qualcosa di più di un’allenatrice e probabilmente ha evitato che per le strade della città sudafricana ci fosse un borseggiatore in più. Velocissimo naturalmente.
Van Nierkerk, come tutti i grandi campioni ha il potere di scardinare le convinzioni radicate. Bolt ha smentito che un atleta alto 1.96 potesse dominare i 100 metri. Gambe troppo lunghe, si diceva, per poter trovare un’accelerazione decente in così poco spazio. Certo, la partenza è sempre stato il tallone d’Achille del giamaicano, ma quando Glen Mills, il suo allenatore, è riuscito ad inserire un po’ di frequenza nella sua spropositata falcata (2 metri e 40 cm negli anni migliori, quanto una Smart…) Usain ha ridicolizzato il mondo vincendo tutto (tranne una falsa partenza ai Mondiali di Daegu 2011) su questa distanza e portando il primato del mondo a 9”58.
Il suo mito colliderà con quello di Van Nierkerk quando il sudafricano (che ha come quartier generale europeo Gemona, in Friuli) si concentrerà sui 200. Per ora pare il giro di pista la sua distanza eletta, ma uno che vanta tali primati alla sua età (festeggerà 25 anni il 15 luglio) non può e non si deve porre limiti. La sua maggior qualità pare essere l’elasticità muscolare, un’elasticità che trova un paragone degno solo in Carl Lewis, piedi fantastici in grado di spingere sino all’ultimo passo ed una resistenza naturale alla velocità, esaltata dalla preparazione per i 400 metri. Tutto perfetto per vincere due ori a Londra (senza contare le staffette…).
Ma dopo l’esperienza mondiale potrebbe esplorare i suoi nuovi confini nella velocità pura, visto che per ora 100 e 200 metri sembrano ora per lui solo distanza di preparazione. Insomma, un vero fenomeno, che sta già raccogliendo l’eredità di Bolt. Ma l’emozione che deriva da questo atleta sta nelle possibilità che ha di fare avanzare ancora i limiti umani, smentendo altre convinzioni radicate. Nessuno come lui potrà infatti sondare nei prossimi anni i confini e le interazioni fra velocità e resistenza del corpo umano. Basta aspettare.
Pierangelo Molinaro