Ci vorrebbe un libro per descrivere Sofia Goggia e forse non basterebbe. Perché la nostra campionessa non è solo neve, porte e sci, è molto di più, un diamante con mille sfaccettature. Merito di una famiglia di alto livello culturale che ha coltivato la sua intelligenza, che le ha insegnato a pensare, ad essere curiosa, a studiare per capire, a guardarsi dentro con modestia e a volte ferocia.
L’ultima sua vittoria l’ha centrata questo fine settimana nella discesa di St. Anton, in Austria, una di quelle sulla carta non adatta alle sue caratteristiche, ma centrata proprio grazie al fatto che ha saputo ragionare, ha analizzato ogni centimetro della pista per trarne il massimo in fatto di velocità. Non adatta perché le continue curve mettevano un po’ la museruola alla velocità pura, il suo pane. Poche infatti sono capaci come lei di sentirsi a proprio agio e ad attaccare oltre i 100 all’ora. Cosa fare allora? Cercare velocità alla fine di ogni virata su linee sempre alla ricerca della massima pendenza. Facile a dirsi un po’ meno a metterlo in pratica. Ma questo è il bello della nostra campionessa. Non esiste una gara di velocità che non può vincere. Sa trovare sempre il bandolo della matassa, farsi alleati elementi avversi.
E questa capacità si trova nel fondo dell’anima. Non basta buttarsi a capofitto, è necessario saper riconoscere e affrontare le proprie debolezze per limarle. Insomma per essere al livello della Goggia bisogna crescere continuamente. Il mondo non si ferma, non ti aspetta. Se vuoi rimanere davanti devi migliorare ogni giorno per non farti prendere. Ma Sofia non è solo questo, è la donna con cui vorresti uscire a cena e rimanere poi a parlare tutta la notte. Perché non ti racconterebbe solo di curve e paletti, ma anche di filosofia, di politica, di storia, di vita. Frutto di tante letture, tanti confronti. Le interviste che vediamo e leggiamo non le rendono giustizia, esaminano solo un angolino del suo bagaglio. Chi ha provato ad approfondire ha trovato a sorpresa una miniera ed una maturità insperate in un atleta ed in una ragazza di ventotto anni.
Forse è anche questa complessità a renderla competitiva sulla neve. Una sola cosa non si riesce a capire: il suo spaventoso coraggio. Questa dote è figlia soprattutto dell’istinto, a volte animalesco, quanto di più distante dall’azzurra. Ma lei è capace di farci tremare ogni volta che esce dal cancelletto di partenza. Certe pieghe in curva degne di Marc Marquez, quel piede che sembra non alzarsi mai dall’acceleratore anche dove le sue avversarie si aggrappano all’aria. Ecco perché nessuna sua gara è banale. Si vede che nel suo cuore non parte mai battuta.
La sciata della Goggia non ha la bellezza stilistica di una Bassino o una Brignone, ma rispetto alle compagne in gara è sempre più cattiva, più concentrata. Vinceva giù da ragazza, poi venne a sorpresa nel 2013 convocata ai Mondiali di Schladming dopo aver vinto la classifica di discesa di Coppa Europa e così, quasi con naturalezza, si piazzò quarta in superG. Doveva essere l’inizio di una grande carriera invece un terribile infortunio alle ginocchia in Coppa del Mondo a Lake Louise nel dicembre successivo le ha fatto praticamente saltare due stagioni. La prima vittoria in Coppa nel marzo 2017 a Jeongseong, in Corea, sulla pista dove undici mesi avrebbe conquistato l’oro olimpico della discesa e la coppetta della specialità.
E queste vittorie suonano, sconvolgono la vita. Così la stagione successiva non c’era la solita Sofia, meno stabile sugli sci, qualche caduta da paura, una sola vittoria, come peraltro la scorsa stagione, conclusa prima dello stop Covid con una frattura al braccio. Le è bastata un’estate di lavoro duro e ordinato per ritrovarsi al meglio. In questa stagione su tre discese ne ha vinte due e nella terza si è piazzata seconda. Se riuscisse a recuperare posizioni nelle liste di partenza del gigante per giocarsi meglio le sue chances, potrebbe anche puntare alla Coppa del Mondo generale. Ma per ora accontentiamoci di sognare in vista dei Mondiali di Cortina in programma fra meno di un mese. Forza Sofia.