Se è vero che il diavolo si nasconde nei dettagli, il caso di Alex Schwazer può esserne la dimostrazione più chiara. Con la differenza che il protagonista di questa vicenda potrebbe essere qualcun altro, non il diavolo. Stavolta, i dettagli rivelano sì un complotto, ma non quello che tenta di dimostrare la sua colpevolezza, bensì quello, sposato dalla quasi totalità dei mezzi di informazione, di portare avanti la tesi della sua innocenza. Per tutta la stampa italiana (tranne i dubbi espressi dal Fatto quotidiano) Schwazer è stato squalificato ingiustamente, le prove del doping sono state costruite artificiosamente, lui è stato assolto dalla Giustizia penale. Pertanto, merita di essere riabilitato dalle autorità sportive e di partecipare all’Olimpiade di Tokyo, tant’è che lo stesso Parlamento italiano, in un sol blocco, approva una risoluzione per chiedere al Comitato olimpico internazionale (Cio) di cancellargli la squalifica.
I DETTAGLI
La tesi contraria a questa ipotesi, che non gode di grandi spazi ed è costretta a rifugiarsi in pochi siti web e in poche redazioni giornalistiche, ha poderose prove e dimostrazioni a suo favore, ma per il momento limitiamoci proprio ai dettagli, all’apparenza insignificanti, ma nella realtà molto importanti perché fanno intravedere cosa davvero è successo e sta accadendo.
Il primo dettaglio. Si continua a sostenere che la positività di Schwazer è stata tenuta nascosta per sei mesi (da gennaio a giugno 2016), volendo far intendere che ci sia qualcosa di poco pulito in questo ritardo, una volontà malevola di colpire a tradimento Schawzer. In realtà, questo cosiddetto “ritardo” non è qualcosa di strano e irregolare, ma la normale e giusta procedura in casi come questo. Per avere un quadro più chiaro basta rileggere l’articolo apparso su questo stesso sito il 14 maggio 2020 in cui, insieme a tante altre cose, si spiega perché, a termini di regolamento, non si poteva procedere prima nell’accertamento della positività al doping. Ecco il link: https://www.sportsenators.it/14
Riassumendo in poche parole: l’1 gennaio 2016 c’è un controllo fuori gara, c’è un valore anomalo di testosterone che non significa automaticamente ci sia doping, il valore entra a far parte del passaporto biologico dell’atleta, servono 6 controlli in totale per verificare se ci sono sbalzi significativi dei valori, ma almeno uno di questi controlli deve avvenire in gara, per Schwazer la prima cui partecipa si svolge l’8 maggio, quindi solo da quella data si può effettuare il controllo sul campione con valore anomalo, quello dell’1 gennaio, per vedere se la sostanza proibita è endogena (prodotta dal corpo dell’atleta) o esogena (introdotta dall’esterno). Tutta questa procedura è chiarissima per chiunque opera nello sport, perché allora insistere su una presunta stranezza del “ritardo”? Non è altro che gettare fumo negli occhi di chi non conosce il regolamento, vale a dire l’opinione pubblica, e creare lo scenario del grande complotto.
Il secondo dettaglio. Il 20 gennaio 2021, sulla Gazzetta dello Sport, è pubblicata un’intervista a Schwazer e lui, fra le altre cose, mette sotto accusa la Federazione internazionale di atletica (Iaaf) e l’Agenzia mondiale antidoping (Wada), citando il caso del nuotatore cinese Sun Yang, squalificato per doping, che ha ottenuto la revisione del processo davanti al Tribunale arbitrale dello sport, in Svizzera. Da notare che in questo caso la Iaaf non c’entra, ma sono Wada e Fina (Federazione internazionale degli sport acquatici) interessati alla vicenda, ma la sostanza del discorso non cambia. Schwazer dice testualmente: “… Decidono a loro piacimento. Noi abbiamo fatto ricorso, dimostrando i pregiudizi e mettendo in evidenza le bugie che hanno portato al mio stop. Niente. La difesa di Sun Yang, invece, ottiene l’annullamento della squalifica per due tweet sui cinesi che uccidono i cani, del presidente Frattini”. Frattini era il presidente del collegio del Tribunale arbitrale dello sport (Tas) che a febbraio 2020 aveva squalificato per 8 anni Sun Yang.
Qual è il punto? Il punto è che Schwazer parla della Wada che respinge le sue tesi e poi porta come esempio il caso di Sun Yang che invece ottiene l’annullamento della squalifica. Così, chi legge può pensare che la Wada squalifica Schwazer e dà la grazia a Sun Yang. Ma non è assolutamente così. Ad accogliere il ricorso di Sun Yang non è la Wada, ma il Tribunale federale svizzero, vale a dire un organismo che niente ha a che fare con la giustizia sportiva, né con la Wada, né con le Federazioni sportive internazionali. Schwazer mette indebitamente insieme le due cose per dimostrare che la Wada ha usato due pesi e due misure con lui e con Sun Yang. Possibile che sia così sprovveduto da non capire che sono due situazioni diverse? Fra l’altro, il Tribunale federale svizzero non ha stabilito che Sun Yang è innocente, ha solo sancito che il presidente del Tribunale che ha squalificato Sun Yang aveva mostrato pregiudizio verso la Cina e quindi la sua decisione, di condannare l’atleta cinese, ne era stata inficiata. Di conseguenza, quel verdetto è stato annullato. Ma questo non vuol dire che Sun Yang è stato dichiarato innocente, tant’è vero che quel processo davanti al Tribunale arbitrale dello sport si rifarà con un altro collegio giudicante, con data già fissata dal 24 al 28 maggio.
INFORMAZIONI FUORVIANTI
Dettagli insignificanti? Assolutamente no, perché indicano la volontà di ragionare in un certo modo, di presentare questo caso all’opinione pubblica con informazioni non corrette, fuorvianti. E fuorvianti sono tante altre informazioni che dovrebbero far pensare a un complotto contro Schwazer, a cominciare dalla cosiddetta “assoluzione” del Tribunale penale. Che non è una assoluzione, come qualunque studente al primo anno di Giurisprudenza e qualunque giornalista che si occupi di materia giudiziaria, sportiva e no, capisce benissimo. Quella stabilita dal giudice Pellino (Gip, giudice indagini preliminari) non è una assoluzione, ma una archiviazione. L’assoluzione arriva dopo un processo. In questo caso il Gip Pellino ha deciso che non ci sono condizioni sufficienti per andare a processo, assecondando la richiesta del pubblico ministero (Pm), di qui l’archiviazione. Ma l’archiviazione non esclude che si possano riaprire le indagini, in caso di scoperta di nuove prove, di testimonianze e quant’altro, e quindi che si possa arrivare a un processo. Ed è vero che per Schwazer, anche nel caso spuntassero nuove prove non si arriverebbe al processo perché già a marzo è scattata la prescrizione, ma resta il punto di principio, vale a dire che un ipotetico processo sarebbe comunque possibile proprio perché per Schwazer c’è stata l’archiviazione, non l’assoluzione. Non è questione di lana caprina perché questo vuol dire che, con queste stesse prove e accuse, un altro Gip avrebbe anche potuto decidere per il rinvio a giudizio e per il processo. Il giudice Pellino ha deciso per l’archiviazione e questo è l’esito ufficiale, ma non è una sentenza e non è una assoluzione.
PUNTI OSCURI E PUNTI CHIARI
Resta il fatto che nella complessa vicenda si accavallano situazioni ambigue e ogni parte, accusa e difesa, cerca di mettere in evidenza gli aspetti in suo favore. Ma ci sono alcuni punti che non è possibile contestare e sono tutti a favore dell’accusa. Su quelli portati dalla difesa ci sono sempre interpretazioni diverse o incongruenze o possibili spiegazioni. Ma su questi che seguono non possono esserci dubbi, perché nemmeno la difesa è riuscita a confutarli.
Le urine nelle provette sono di Schwazer e di nessun altro.
Il campione B è rimasto sigillato fino all’apertura di fronte a un perito di parte rappresentante Schwazer, perito che ha ammesso che non c’era alcuna traccia di manomissione.
Nessuna contestazione è stata fatta sulle modalità di prelievo.
Il testosterone trovato nell’urina è esogeno, quindi non prodotto dal corpo di Schwazer ma introdotto dall’esterno.
E ancora. Si sostiene che il luogo dove avviene il prelievo deve essere tenuto nascosto per non rivelare l’identità dell’atleta controllato fino a quando non saranno effettuati gli esami. Ma sul modulo che accompagna le provette sigillate è richiesto il luogo del prelievo (lo si può trovare in internet), proprio per poter accertare il cammino delle provette, dalla partenza all’arrivo nel centro in cui saranno effettuati gli esami, quindi a garanzia dell’intera procedura. E nel caso specifico è stato dimostrato che le provette sono state sempre sotto controllo durante tutto il tragitto, anche quando sono rimaste una notte chiuse in frigorifero, procedura prevista e assolutamente regolare.
Ma chi attacca la Wada fa finta di non saperlo e, peggio ancora, sono i grandi sostenitori (come i parlamentari italiani) a ignorare del tutto queste procedure e la materia in generale, ripetendo soltanto le tesi della difesa di Schwazer senza verificare che siano state verificate o no. Una idea più chiara della mancata volontà di fare veramente chiarezza la si può avere leggendo una intervista al professor Emiliano Giardina, perito di parte incaricato dalla Federazione mondiale di atletica per sostenere le tesi dell’accusa contro Schwazer, fatta da Stefano La Sorda e pubblicata sul suo sito internet www.lamarcia.com. La Sorda è un ex marciatore, Istruttore Fidal dal 1997 e giudice di marcia nazionale per la Federazione Svizzera di marcia dal 2015. L’intervista si trova in questo link: https://lamarcia.com/it/2020/0
UNA SOLA VERITA’
Ovviamente, Giardina è un perito di parte, quindi i difensori di Schwazer possono anche non credergli, a dispetto delle sue riconosciute qualità professionali, ma il punto da mettere in evidenza, e che lo stesso Giardina fa notare all’inizio dell’intervista, è che nessun giornalista o qualunque altra persona interessata a questa vicenda lo abbiano mai contattato per provare a capire quantomeno le tesi dell’accusa. Tutta la stampa italiana favorevole a Schwazer si è preoccupata di consultare solamente i difensori del marciatore: una sola voce, una sola verità, che viene trasmessa ai lettori come assoluta verità.
Eppure, almeno un po’ di curiosità ci dovrebbe essere, non è possibile che ci si rivolga a una sola fonte come oracolo. Quantomeno, una cronaca precisa di tutto quello di cui è stato protagonista Schwazer dovrebbe basarsi sulla conoscenza dei fatti. Anche in questo caso, bisogna rivolgersi a persone fuori dal coro dei difensori di Schwazer, come Roberto De Benedittis, dirigente di atletica, già segretario del Comitato regionale Fidal, organizzatore della Roma Appia Run e coordinatore della Rome Half Marathon Via Pacis. La sua ricostruzione dell’intera carriera, delle vicende legate al doping e dell’attuale squalifica di Schwazer è la più completa cronologia di una storia controversa. La si trova a questo link: https://sprintnews.it/wp-conte
LE VERITA’ NASCOSTE
Fra l’altro, nella ricostruzione della carriera di Schwazer tornano a galla altri aspetti particolari che sono stati colpevolmente messi in disparte. Un caso clamoroso è l’esito del procedimento penale contro Schwazer, concluso il 22 dicembre 2014 con il patteggiamento, per uso di sostanze illecite dal marzo 2010 al 30 luglio 2012. La sentenza è emessa proprio dal giudice Pellino, lo stesso dell’archiviazione dei giorni d’oggi. E vi si legge, fra l’altro: “IMPUTATO del delitto di cui agli artt. 81 cpv, e 9, comma 1 Legge 14 dicembre 2000 n. 376 per aver nella sua qualità di tesserato per la Federazione italiana di atletica leggera (FIDAL), con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, reiteratamente assunto farmaci o sostanze biologicamente o farmacologicamente attive ricompresi nelle classi previste all’articolo 2 comma 1 – quali Generic Andriol (testosterone Undecanoato) , Testogel, Virigen Testocaps (testosterone undecanoato) in confezione da 30 capsule da 40 mg., Epobel 1000 oppure Eprex 2000 (Eritropoierina ricombinante), Epobel 10000 oppure Eprex 10000 (Eritropoietina ricombinante), Agovirin-depot (testosterone puro) in fiale da 2 mi e Virormone (testosterone propionato) in fiale da 2ml oppure Testovis in file da 2ml ovvero per essersi reiteratamente sottoposto a pratiche mediche ricomprese nelle classi previste all’articolo 2. comma 1. non giustificati da condizioni patologiche e idonei a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo, al fine di alterare le proprie prestazioni agonistiche nella disciplina della marcia: In Racines (BZ) tra marzo 2010 e il 30.07.2012.” “Alla luce di tali elementi di prova, non sussistendo cause di estinzione del reato o della pena, … non vi sono dubbi sulla penale responsabilità dell’imputato, che ha chiesto, del resto, di patteggiare la pena, configurando ciascuno dei fatti in oggetto il reato di cui all’art. 9. co. l. della legge n.376/2000 come correttamente qualificato nel capo d’imputazione.”
E bisogna ricordare che il 27 luglio 2010 Schwazer vinse l’oro nella 20 chilometri di marcia nei Campionati Europei a Barcellona, davanti al portoghese Joao Vieira, all’irlandese Robert Heffernan e all’altro azzurro Giorgio Rubino, quarto e beffato non solo quel giorno, ma anche dopo. Sì, perché la sentenza del 22 dicembre 2014 accerta in maniera definitiva, con riconoscimento dello stesso imputato che patteggia la pena, che Schwazer nel momento in cui vinse quella gara era dopato. Quindi, una volta che la sentenza penale ha stabilito la sua colpevolezza, anche la giustizia sportiva avrebbe dovuto trarne le conseguenze e togliere quell’oro a Schwazer, permettendo a Rubino di prendersi la medaglia di bronzo che aveva meritato gareggiando senza l’aiuto del doping. Ma nessuno si è mai preoccupato, né Fidal, né Coni di chiedere l’apertura di un provvedimento di giustizia sportiva contro Schwazer. Quindi, quando la giustizia penale archivia una accusa contro Schwazer, il Coni e la Fidal chiedono alle autorità sportive di tenere conto di questa decisione. Quando la giustizia penale condanna Schwazer, Coni e Fidal dimenticano di tener conto di questa decisione!
Ma sono tante le cose che si dimenticano, i dubbi, le frequentazioni con i medici Ferrari, radiato per doping, e Conconi, prescritto nel processo penale ma dichiarato responsabile di doping fino al 9 agosto 1995. Si dimenticano gli interrogativi rimasti senza risposta a proposito dei viaggi in Turchia confessati da Schwazer per comprare l’epo in vista dell’Olimpiade di Londra 2012. Troppe situazioni oscure, che non diventano chiare per una archiviazione che, contrariamente a quello che ci si vuol far credere, non è una patente assoluta di innocenza.