Il tennis è sempre più aggrappato ai suoi miti, da Federer a Nadal, da Serena Williams alla Sharapova. Produce idee di gruppo, come le NextGen Finals, coi migliori 8 under 21 che faranno passerella il 7-11 novembre a Milano (un’idea nata da un giornalista inglese), ma non dà segnali importanti come dovrebbe. Sicuramente non lo fa la Federazione internazionale, col nuovo presidente, lo statunitense David Haggerty, più impegnato a smontare la mitica coppa Davis che a restituire alla Itf un ruolo importante, non subalterno, ai due sindacati che gestiscono il circuito professionistico, la Atp (per gli uomini) e la Wta (per le donne).
A Wimbledon, la vetrina del tennis, colpiscono subito due fattori: Bernard Tomic è stato solo multato, non squalificato, per le reiterate offese, in campo e fuori, ai valori del proprio sport, e gli juniores fanno l’esordio ai Championships di categoria sui campo secondari, mentre i veterani sono subito visibili al pubblico nei campi più prossimi ai principali. E’ questa una buona promozione del proprio prodotto, soprattutto sulla scia delle NextGen? Perché mai, del resto, invece dei doppi, non si organizzano tornei under 18 paralleli a quelli del circuito pro? Non sarebbe la migliore presentazione del futuro e insieme una palestra importante per gli aspiranti stregoni che sarebbero da subito vicini alle problematiche che li attendono? Non sarebbe anche un sistema di riciclaggio immediato dei pro più anziani per una seconda carriera da allenatori? Magari, giornalisticamente, quei tornei potrebbero creare quel serbatoio di notizie sui protagonisti di domani, attualmente povero, sempre uguale, senza spunti davvero curiosi.
Tornando a Tomic, da analista tv, Mats Wilander, nella continua, indispensabile, ricerca di esprimere concetti diversi dalla massa e se possibile contro-corrente, ha difeso il 24enne australiano, giustificando la “noia” che ha affermato di aver provato durante il match di primo turno perso in tre set contro Misha Zverev, e glissando sugli altri rilievi morali che ha fatto ai media, tipo: “Continuo a giocare a tennis solo per mettere via tanti soldi e non dover poi lavorare più quando smetto”. Secondo Mats, è addirittura auspicabile che un tennista dica quello che pensa, ed esprima la sua personalità in un panorama troppo grigio, senza strilli. Andre Agassi che, ancor più di John McEnroe, grazie alla fortunata autobiografia e alla miriade di interviste, con lo stampino, in scia, si è rifatto una verginità dopo i comportamenti non certo edificanti che aveva da giocatore, è andato oltre: “Simpatizzo per lui. Penso che prendere coscienza di un problema sia una gran cosa. Non puoi certo risolverlo finché non l’hai identificato, perciò ha fatto un passo nella direzione giusta”. Bah! La teoria è talmente flebile e discutibile che Lleyton Hewitt, pur da capitano australiano di Davis e vicino da sempre a Tomic, ha chiesto di non essere interpellato sul tema.
Ben contenta dell’arringa di due difensori di grido come Wilander ed Agassi, la Itf ha comminato a Mr Tomic – pluri-recidivo – una multa di 11mila sterline (12.400 euro) che sono noccioline per chi ha intascato 40mila euro solo per aver giocato il primo turno. Bisognava convocarlo, chiedergli maggiori delucidazioni sul suo pensiero e sul suo operato, e quindi squalificarlo un paio di mesi. Non per istigare lui e gli altri a raffigurare, fintamente, un dorato mondo del tennis, ma per insegnargli a rispettare le regole e a non sputare nel piatto dove mangia (e bene). Perché un papà vero deve ascoltare, discutere, insegnare. Anche perdonare. Ma viziare no. E’ terribilmente pericoloso. Così come deve finire questa bruttissima, ma ormai comunissima usanza, di gettare continuamente per terra per stizza la racchetta sul terreno, già dopo i primi scambi. I più giovani l’hanno giù adottata quasi tutti… E NextGen significa nuova generazione. E va educata, o no?
Vincenzo Martucci