Come farà il tennis donne a sostenere il crollo del mercato asiatico sul quale la Wta di reggenza yankee aveva puntato una buona fetta delle sue fortune trasferendoci da tempo anche il Masters? In attesa del matrimonio d’interessi coi colleghi dell’ATP – quale migliore scusa di unificare le difese e ridurre le spese anti Corona Virus? – servirebbe proprio una star o meglio una rivalità al vertice che catturi le folle.
Ma la simpatica Simona Halep con quel gioco senza clamori non è il soggetto ideale, così come Ash Barty, cui mancano le phisique du role e un paese dal mercato forte alle spalle, la piccola trottolina Sofia Kenin stuzzica ma ha limiti evidenti, così come la picchiatrice Karolina Pliskova e la regina di Roma 2017-2018, Elina Svitolina, oggi più che mai distratta dalla love story con Gael Monfils. Per non parlare delle americane di colore, Madison Keys e Sloane Stephens, regine degli alti e bassi, come la spagnola anomala, Garbine Muguruza.
Le giovani? Bianca Andreescu sarebbe un bel prototipo, peraltro da atleta imperfetta e quindi raggiungibile dai più, ma s’è già fatta male troppe volte ed è scomparsa dai radar, Belinda Bencic non riesce a vivere il tennis con la totalità che ha caratterizzato il suo idolo, Martina Hingis e, a 22 anni, Naomi Osaka rischia di essere già appagata di denari e notorietà, confusa anche dal doppio ruolo di protagonista di due mondi diversi come quello giapponese e statunitense.
Certo, ci sono anche tante giocatrici potenti e pericolose che possono trovare la settimana della vita ma, in attesa, forse, della crescita della 16enne Coco Gauff e del risveglio dal dramma familiare della quasi 19enne Amanda Anisimova, ancora non c’è sulla piazza una personalità di Serena Williams e della sorella Venus. Che rientrano insieme questa settimana al torneo di Lexington e monopolizzano l’attenzione dei media da fine anni ‘90.
Venus non ha più nulla da chiedere al tennis, se non una passerella per le attività imprenditoriali nell’abbigliamento sportivo: dopo i 7 Slam e il numero 1 del mondo, la sua battaglia l’ha già vinta giocando a tennis a dispetto della sindrome di Sjogren con cui convive da diec’anni, che la debilita e la costringe a una dieta vegana e a ridurre il consumo di zuccheri.
Serena invece è condannata l ruolo di cacciatrice, ferma com’è a quota 23 Slam, l’ultimo agli Australian Open 2017. Cui, ahilei, hanno fatto seguito quattro drammatiche finali perse a Wimbledon e Us Open 2018 e 2019, che le hanno negato l’aggancio al record assoluto di Margaret Smith Court a quota 24 Majors.
Finali perse sempre da favorita, sempre contro avversarie molto più giovani, sempre crollando clamorosamente e drammaticamente sotto la pressione. Tanto da finire sconquassata nell’animo e da salutare con sollievo il lungo stop per il Covid-19. Così, oggi, dopo sei mesi a casa a giocare con la figlia Alexis Olympia Ohanian jr, proclama il suo nuovo credo: “Quello che ho imparato con questa pandemia è che non devo programmare. Vivo davvero giorno per giorno e, per ora, è una buona cosa, non faccio progetti a lungo termine”.
Serena, che ha accusato altri gravi scompensi atletici dopo una misteriosa embolia e i problemi-post parto, non gioca da febbraio quand’ha battuto Jelena Ostapenko e ha perso con Anastasija Sevastova in Fed Cup. E l’ultimo torneo, gli Australian Open del gennaio scorso, le ricorda una terrificante sconfitta nel terzo turno contro la cinese Qiang Wang.
E’ dell’81 come Roger Federe, il 26 settembre compie 39 anni e vorrebbe tanto arrivare al compleanno regalandosi un nuovo titolo nel primo torneo Usa dopo il lockdown di marzo, a Nicholasville in Kentucky, che potrebbe ridarle un po’ di fiducia sulla strada degli Us Open del 31 agosto.
La sua conference call via Zoom è stata una manna per i poveri media affamati: “Sono eccitata, in questo primo torneo non ci saranno spettatori, sarà tutto virtuale, ma è figo. Siamo stati bloccati in casa per sei mesi e io ne sono stata felice perché non mi succedeva da quando ero teenager. Anche quand’ero incinta ho viaggiato tanto, sono stata in tanti posti diversi, e così mi sono goduta propri questo periodo a casa. Ma ora è anche bello uscire un po’ e verificare come sto, anche per la questione polmonare, non ho mai ripreso le mie piene capacità: perciò non so che succederà una volta in partita. Sono super, super attenta, a quel che faccio e chiunque nella bolla-Serena è davvero protetto. E’ bello giocare a tennis, ma parliamo della mia vita e della mia salute, perciò sulle precauzioni sono stata un po’ nevrotica. E’ quello che bisogna fare in questo momento”.
Rispetto ai due precedenti e delicatissimi rientri alle gare che ha sostenuto dopo gravi problemi di salute, Serena non sarà l’unica a dover fronteggiare le difficoltà del lungo stop. “Non sono riuscita ad andare in palestra, ma sono muscolosa di natura, grazie a mia madre. Il campo da tennis che mio marito mi ha costruito a casa è diventato il mio santuario. Mi sono chiesta: ‘Perché non l’ho fatto vent’anni fa?’. E’ forte, è divertente, ho invitato qualche giocatrice, ci siamo allenate insieme sulla stessa superficie sulla quale si giocheranno gli Us Open”.
“Lì mi ci vedo e poi anche sulla terra rossa del Roland Garros, ma non vado più in là, certamente non so se sarò all’Olimpiade di Tokyo, l’anno prossimo, mi sembra troppa lontana. Vediamo che succede, non so neanch’io che cosa aspettarmi da qui in avanti. Ogni volta che cancellavano un torneo, mi dicevo: ‘Lavora e concentrati per oggi e guarda che succede’. Tutto il mondo sta vivendo questa pandemia, e lo sport è una delle poche cose che può essere una boccata di aria fresca o un sospiro di sollievo per la gente che sta ancora tappata in casa”.
Quale altra star attira così tanto l’attenzione nello tennis e nello sport donne in generale? Quale riassume le difficoltà di una donna con problemi vari che cerca comunque di superare gli ostacoli per portare avanti il suo amore per la vita e per le sfide? Così, Serena acquista nuovi tifosi in questa nuova crociata sognando il sacro Graal, lo Slam numero 24.
*articolo e foto riprese da www.supertennis.tv