Ma la vera donna dietro il grande uomo Anderson non è sua moglie. ”Raramente quelli alti alti sono dei bulli, sono piuttosto imbarazzati dalle loro dimensioni e tendono a ridursi in se stessi per rendersi più piccoli o meno evidenti”, sottolinea il coach del gran battitore, il connazionale sudafricano, Neville Godwin. “Kevin ha trovato il modo di dimostrare un lato diverso del suo carattere e della sua personalità. E il ritorno che abbiamo ricevuto dai commentatori, dai media e degli amici è stato positivo, sia come persona che come atleta in campo”. Perché il salto di qualità di Anderson non è scaturito dai miglioramenti alla battuta o nel lavoro specifico ai dolori cronici all’anca, ma piuttosto al lavoro che ha fatto nell’analizzare se stesso insieme ad Alexis Castorri, la psicologa che già aveva aiutato negli anni 80 Ivan Lendl e poi il suo pupillo, Andy Murray, a superare i propri limiti. E una delle chiavi che ha utilizzato per entrare nei meandri più segreti del suo io è stata curiosamente la musica, attraverso la sua chitarra. “Kevin è un ragazzo calmo e riservato, ma quando arrivi sulla ribalta, quelle caratteristiche non sono proprio ideali. Bisogna essere delle rock star. E poiché lui suona la musica abbiamo usato quest’analogia perché abbracciasse il pubblico e lo usasse. Perché amasse davvero quel che fa e dove si trova”, sempre secondo il coach-amico, ex pro anche lui.
Come ha spiegato Kevin subito dopo la semifinale contro Carreno Busta che ha riempito di clamorosi, ruggenti ed insoliti “Com òn”: “Bisogna trovare la formula giusta per giocar il miglior tennis. Io l’ho trovata lasciandomi andare un po’ di più e prendendo più energia dai momenti positivi. Così, anche se non mi veniva naturale, sento che urlare e caricarmi, in campo, mi aiuta. Quando giochi un bel punto, riconosci che quel momento ha molti effetti positivi ed aumenta la fiducia. Imparo dagli errori, certo, ma non mi lascio più buttar giù emotivamente, non ci faccio più tanta attenzione. Mi concentro sugli aspetti positivi. Ho avuto bisogno di molti allenamenti intensi per sentirmi a posto con quest’attitudine ma ne ho visti presto i benefici. E ho trovato che anche gli allenamenti sono diventati più piacevoli. Continuerò di sicuro”.
Chissà come reagirà Anderson alla prima finale Slam contro un avversario tanto esperto che l’ha già battuto quattro volte su quattro, di sicuro, da persona intelligente, che ha studiato all’università, sa benissimo che cosa l’attende: “Rafa è uno dei più grandi agonisti dello sport. Ha una grandissima abilità nel resettarsi per ogni singolo punto a seconda della situazione. Non si è mi troppo vecchi per imparare, e io l’ho sempre ammirato molto. In questo è il migliore e puoi sfruttare qualche bella lezione dal suo libro”. In bocca al lupo, gigante.
Vincenzo Martucci