E’ finita con un bronzo, l’avventura azzurra al lungo interminabile Europeo disputato in quattro paesi e durato oltre due settimane per riempire i forzieri della Cev. Solo un bronzetto? Solita mentalità italiana. Se vinci, trionfi. Se arrivi secondo, disastro. Quando sei terzo, minimo ti tirano le arance e ti crocifiggono. Accuse a tutte le ragazze in maglia azzurra. In primis Paola Egonu. Speriamo non perché nera di pelle. Lei parla pure un ottimo italiano con inflessione veneta. Ma perché nella semifinale con la Serbia, nostra nuova bestia nera, un tempo era l’Olanda, oggi ben domata, ha commesso troppi errori. Così l’imponente comitato dei supertecnici dei social l’ha indicata al pubblico ludibrio. Sfotto’ più gentile…tornatene a casa! Ma senza i punti della Paola italica, col cavolo che si arrivava in semifinale e si batteva la Russia.
Purtroppo la moda calcistica si è insinuata anche nel magico sorridente amichevole simpatico mondo sottorete. Per cui, addosso a Mazzanti, reo ci avere cambiato poco (forse è vero, ma lui è il ct nominato,ergo, sua la responsabilità) e alle sue guerriere. Obbligate a regalarci la medaglia d’oro, attesa dieci anni. Non è andata così. Però nella finalina, la nazionale si è riscattata infliggendo alla Polonia, che a Lodz ci aveva battuto d’un soffio, complice i sette errori punto in ricezione di Indre Sorokaite, peraltro bravissima per l’intero torneo, un nettissimo 3-0. Quindi, missione compiuta, come ha giudiziosamente scritto la cara Gazzetta, presente all’evento con il giovane promettente Davide Romani.
Non si può sempre vincere. Poche settimane prima a Catania, le azzurre avevano trionfato sulle tulipanoneconquistando il biglietto di viaggio per Tokyo. All’europeo, disputato a Lodz, Bratislava e infine Ankara, la squadra ha brillato meno. Priva della Bosetti per spalla sifulina, ma con una Sorokaite che ha rivaleggiato in attacco con la magica Paola. Senza la giovanissima Pietrelli, che a 18 anni ha chiesto untimeout per stanchezza, anche mentale. Con la Danesi relegata in panca a vita, lei miglior muro del mondiale un anno fa (mistero da chiarire). Con una Malinov che manca di regolarità facendo sempre più rimpiangere la divina Leo, presto Mamma. L’Italia ha comunque battuto risultato. Non va bene? Accontentiamoci. Adesso c’è un bel torneo in Japan per tentare la nuova rivincita contro le serbe. Che hanno la loro Egonu, la mancinacciaBoskovic, ma che soprattutto hanno una garanzia nella regia superba di Maja Ognjenovic. Un regista che noi, ora, non possediamo. Ma per fare un palleggiatore occorrono anni. Pupo Dall’Olio, l’accademico, ce lo può confermare. Quindi aspettiamo che Malinov e Orroaccumulino partite, esperienza, anni di battaglie. Il futuro è loro. E vai col bronzetto.
Due parole sulla formula. Che i dirigenti della Cev siano alla frutta, lo si sapeva. Ma organizzare un campionato a 24 squadre (mancava San Marino, Andorra, Lussemburgo, Albania, Svezia e chi ancora?) con una lunghezza esasperante, in quattro paesi, con viaggi, soste, pubblico scarsissimo senza la squadra di casa, non era proprio la formula giusta. Sedici squadre, se vogliamo allungare il brodo, è quella giusta. Boricic, presidente Cev, matrice serba, ci pare invecchiato. Avessimo un Eugenio Gollini al vertice d’Europa, allora sì che la pallavolo farebbe sfracelli. Così invece si vivacchia stancamente.
Successo mediatico grazie alla Rai, che ha trasmesso con dovizia, sulla seconda rete. Un accenno alla Piccinini. Grandissima giocatrice Francesca, donna incantevole, una nostra bandiera nel volley femminile. A Milano si dice: offelè, fa il tò meste’. Le giriamo l’antico saggio motto di un popolo laborioso come pochi. Col microfono, può leggere il Vangelo ai corinzi. Non certo tentare la carriera del telecronista. Colantuoni, caro e bravo collega, ha fatto i salti mortali per trainarsela dietro. Sarebbe servita, in certi momenti topici, assai più e meglio sul campo. Rimpianto Lucky Lucchetta. Spumeggiante, ciarliero all’eccesso, spesso sbrodolante, però capace di tenere fresco l’uditorio televisivo con commenti tecnico-tattici quasi sempre esatti.
Ora tocca ai maschi, che partono giovedì. Chicco Blengini ha allargato la rosa grazie a una intelligente fortunata stagione estiva, dove ha trovato linfa nuova e talenti sicuri tra quei giocatori nascosti da un campionato tutto stelle. Un rimpianto per quel Lavia, giovane emergente, trattenuto in panca inutilmente a Ravenna per una stagione, che in soli due mesi con Chicco alla guida,è uscito di prepotenza alla ribalta. E quest’anno potrà rifarsi, avendo un Marco Bonitta, eccellente scopritore e creatore di talenti giovanili, nella sua Ravenna. Auguri agli azzurri. E già che ci siamo, auguri, ma speranze poche, anche ai nostri rugbisti che fra due settimane tentano l’assalto ai quarti in coppa del mondo nel lontano Japan. Impresa ardua: da scalare c’è un Everest invernale rappresentato dagli imbattibili Springboks. Forza ragazzi. Ricordatevi degli amici della pallanuoto. Hanno distrutto la Spagna in finale. Quella Spagna che ha poi umiliato i nostri ragazzi del basket, cacciandoli fuori dal mondiale in Cina. Un tonfo purtroppo atteso, che però non ci compete. Ma che ci è spiaciuto molto, essendo il basket il primo amato sport di una giovinezza ormai tanto lontana.