Abbassate l’età dei partecipanti”, propone Paolo Bertolucci che sicuramente ne sa tanto, da ex atleta e capitano di Davis, che commenta per la tv l’esplosione super accelerata dei Next Gen 3.0 Sinner, Alcaraz, Rune a Musetti, rispetto ai predecessori pur di prima qualità Medvedev, Zverev, Hurkacz, Fritz, Tsitsipas, Rublev, Ruud, Tiafoe, De Minaur, Shapovalov ed Aliassime. In realtà, come sottolineano continuamente i protagonisti della quinta edizione delle NextGen Finals di Milano, la maturità non ha età e per questi giovani campioncini può essere lenta e ponderata, come istantanea e travolgente. E’ impronosticabile ma, col tennis moderno che si basa sulla triade lavoro-fisico-mentale per poi sublimarsi con la tecnica, è quasi assicurato il successo.
Così al Palalido, oggi Allianz Cloud, sono transitati i tardivi come Rublev e oggi Nakashima, i fenomeni di precocità come Sinner ed Alcaraz, e ora gli enigmi come il 20enne Dominic Stricker, di Grosshochstetten (Berna), numero 111 della classifica ATP, con un pedigree juniores di prima qualità, da campione di singolare e doppio (in coppia con Flavio Cobolli) sulla terra rossa del Roland Garros 2020. Che martedì sera, sul velocissimo campo di Milano nel derby dei picchiatori mancini, ha domato in tre set il più quotato Jack Draper e stasera sfida il favorito numero 1 del torneo, il coetaneo Lorenzo Musetti.
SVIZZERA DOCET
Milano è anche Svizzera, in senso tennistico, perché il 4 febbraio 2001 l’atleta elvetico più famoso, Roger Federer, conquistò proprio nella città meneghina (e proprio al Palalido) il primo titolo ATP.
Oggi Stricker fa capolino, forte dei tre tornei Challenger vinti e di qualche prestazione che merita attenzione, a cominciare dall’ultima nei tre tie-break – record di sempre del torneo – che ha strappato a forza di servizio al forte battitore Draper, con 14 ace, cedendo appena un punto alla battuta nel secondo e nel terzo set, con l’impressionante 37/43 con la prima e 33 vincenti contro appena 4 errori gratuiti. Mettendo in luce possenti sbracciate di diritto per aprirsi il campo che già gli hanno fruttato 4 successi contro i top 40 della classifica mondiale, come appunto il britannico che ha aperto la stagione da numero 275 ATP ed ora è 41, e contro lo svizzero non ha demeritato con 36/44 con la prima di battuta, 25 vincenti e 3 errori appena. Ma non gli è bastato.
SUPER POWER
Dominic ha davvero impressionato. “Fantastico, ho cominciato alla grande, il servizio mi ha aiutato molto, ma sono stato anche molto aggressivo da fondo, anche se non è facile contro un dritto pesante come quello di Draper, e soprattutto sono stato molto bravo in risposta, quando mi ha servita una seconda”, si è poi auto-applaudito il bernese. Anche lui come i migliori under 21 di Milano che, come suggerisce Musetti, “sono già dei professionisti”, ha una collezione di foto-ricordo con un campione del momento nelle quali spicca soprattutto l’espressione fiera di quei bambini terribili che fortissimamente volevano ritagliarsi un pezzo di paradiso.
Eppoi ci sono anche dichiarazioni illuminanti, come quella di Stricker alla domanda con chi andrebbe più volentieri a cena: “Roger (Federer), Tiger Woods e Michael Jordan. Questi tre campioni sono stati davvero qualcosa di speciale nei loro sport”. Fra le sue curiosità, spicca la passione per la pesca d’altura, col desiderio di ripetere al più presto l’esperienza in Ecuador “però con compagni che non soffrano di mal di mare”, ama la NBA e il calcio, ma soprattutto l’hockey su ghiaccio e i suoi Young Boys, se non avesse giocato a tennis avrebbe insegnato sport e se potesse scegliere un super potere vorrebbe “saper respirare sott’acqua, come un pesce”. Forse è per quello che, a vederlo giocare in trance agonistica, a quella velocità supersonica, lontana dai comuni mortali, sembra quasi che non respiri.
CONTRO MOSSA
Musetti, precoce com’è, sia da junior che da pro non ha ma incrociato sul campo Stricker, sul quale è in anticipo anche all’anagrafe (il carrarino è nato il 3/3/2002, il bernese il 16/8/2002). E, per prepararsi allo scontro con un mancino, si è allenato con Mattia Bellucci, 21enne 156 del mondo. Curando in particolare le traiettorie che si basano vicino alla riga di fondo, quindi più in top e meno piatte, sulle, quali evidentemente la grande speranza degli svizzeri si appoggia meglio.
Vincenzo Martucci (Foto e testo tratti da federtennis.it)