Non è certo il modo in cui avrebbe voluto alzare al cielo la sfera di cristallo, ma da ieri Federica Brignone è la numero uno dello sci mondiale. Lo è diventata perché la paura del contagio del nuovo virus che sta terrorizzando il mondo ha portato all’annullamento, dopo le finali del circuito che si sarebbero dovute la prossima settimana a Cortina, anche delle tre gare in programma nella sede svedese di Are. Una decisione presa dopo l’arrivo A Are da Kvitfjell (sede la scorsa settimana di due gare maschili) di un addetto alle piste che è risultato positivo al contagio.
Sette gare in tutto che avrebbero potuto ribaltare la classifica attuale con l’azzurra davanti a Schiffrin e Vhlova, ma anche confermare un copione che l’azzurra ha scritto gara dopo gara costruendosi una nuova dimensione. Fede per mesi ha dimostrato una condizione splendida, una continuità mai vista in passato e soprattutto la capacità di affrontare a viso aperto le avversarie e talvolta di batterle. Certo, bisogna mettere anche in conto il mese di gare saltate dalla Schiffrin per l’improvvisa e tragica morte del padre, ma ci sono diversi fattori a legittimare il trofeo conquistato dall’azzurra.
Prima di lei a raggiungere la coppa di cristallo che viene assegnata ai vincitori della classifica generale della Coppa del Mondo erano stati Gustavo Thoeni (4 volte), Piero Gros e Alberto Tomba (una volta ciascuno), mai nessuna sciatrice italiana. Neppure Deborah Compagnoni, che l’avrebbe certamente meritata, ma a cui le ginocchia malandate avevano impedito di inseguire davvero il trofeo gareggiando in almeno tre specialità.
La Brignone in questa stagione monca ha raggranellato ben 1378 punti, quota mai raggiunta da alcuna italiana. Solo Putzer e Goggia erano riuscite a superare il muro dei 1000 punti, ma con più gare a disposizione. Un punteggio reale, conquistato con ben 11 podi fra cui 5 vittorie che le hanno permesso di diventare reginetta pure del gigante (la prova a cui tiene di più) e della combinata, una specialità che è sempre stata mal digerita nella cultura sciistica italiana.
Sono anni che Federica, quando le chiedevano dei suoi obiettivi, parlava della Coppa del Mondo generale, ma quelle parole sono sempre state accolte con scetticismo alla luce della sua mancanza di continuità. Da oltre dieci anni conosciamo il suo talento, talento confermato nel 2011 dalla medaglia d’argento ottenuto in gigante ai Mondiali di Schladming alle spalle di Tina Maze. Una sciata da fuoriclasse, una capacità di accelerare all’uscita di ogni curva che poche al mondo possono vantare. I suoi piedi d’oro le permettono sulla neve pieghe degli di Valentino Rossi, ma tutte queste qualità venivano in passato vanificate da errori a volte banali, a volte stupidi. Una forza, quella della milanese trapiantata in Valle d’Aosta, basata sulla gran tecnica del gigante, ma che faticava ad estendere alle altre specialità.
Passo dopo passo l’azzurra ha preso confidenza con la velocità ed ha cominciato ad estendere le sue qualità al superG trovando punti importanti anche in discesa. Poi si è concentrata sulla combinata scoprendo di non essere poi tanto male neppure in slalom. La prima vittoria la stagione scorsa nella combinata di CransMontana le ha aperto la testa. Le ha fatto capire che tutto le era possibile, bastava applicarsi con continuità ed umiltà. Di sicuro nella sua crescita ha avuto un ruolo anche la rivalità con Sofia Goggia e vivere da vicino anche la crescita di Marta Bassino. Fattori che le hanno impedito di sedersi.
Lo sci è una disciplina complessa, dove non bastano un gran fisico ed una tecnica perfetta. Tutto parte della testa. Tecnicamente Federica ha aumentato la sua stabilità in velocità e guadagnato in scorrevolezza, tatticamente difficilmente sbaglia scelte, ma è questa “testa” che ha fatto davvero il salto di qualità. La federazione l’ha sostenuto egregiamente, le ha messo a fianco uno staff tecnico di prim’ordine a cominciare da Gianluca Rulfi, che già in altre occasioni aveva dimostrato il suo talento nel far crescere campioni. Spiace per la fine monca di questa stagione per cause comunque non contestabili. Guardiamo al futuro con questa Brignone che con Goggia e Bassino costituisce un terzetto che fa sempre più paura al mondo.