– I quattro italiani impegnati al primo turno hanno vinto tutti: Berrettini ha superato Cressy e ora sfiderà il temibile Francisco Cerundolo, il 19enne qualificato Nardi, dopo l’impresa d’acchito contro Otte e il successo sulla wild card di casa Vacherot, fronteggerà in uno stuzzicante derby fra giovanissimi il 20enne Musetti, che ha domato Kecmanovic, e Sonego, dopo la rimonta da applausi contro Humbert (salvando 4 match-point), fa l’esame della terra rossa a Medvedev. Oggi entra in scena direttamente al secondo turno anche Sinner contro il compagno di doppio Schwartzman –
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La Montecarlo del tennis è sempre più una nobile decaduta: con meno premi e meno possibilità di crescere come partecipanti e spazi, è già l’unica fra i 9 Masters 1000 che non può obbligare a giocare i più forti, e quest’anno è ancor più povera di stelle. Senza il filone-Nadal, dall’Extraterrestre Rafa – campione al Country Club 11 volte in 12 finali -, all’erede Alcaraz ad Aliassime, il primo allievo di zio Toni, ha perso prima del via anche il sempre incerottato Monfils, l’accidentato Fognini (campione del 2019) e il genietto Shapovalov. Fortuna che i vacanzieri di Pasqua accorreranno comunque a frotte per i quattro italiani tutti nella parte alta del tabellone dominata da sua maestà Djokovic che torna sulla scena. Meno male che il tennis si specchia comunque nella sua bellezza e nel mare della Costa Azzurra.
CATTIVO ESEMPIO
Rafa torna spesso, da sempre, ai box perché dai 16 anni estenua e violenta le giunture. L’ultimo guaio è all’anca sinistra, ma quante volte ha giocato acciaccato? Ha vinto il Roland Garros numero 14 con un piede narcotizzato, e comunque a 37 anni ci sta di immolare il fisico sull’altare dell’immortalità sportiva, con 22 Slam, così come di disputare comunque la lucrosa tournée in Sud America di fine anno. Piange, zio Toni, che ha creato quell’incredibile macchina da guerra, dopo aver esasperato il “corri e tira “ di Andre Agassi: “L’intensità è aumentata, e protagonisti come Kuerten, Norman e Hewitt si sono ritirati prima. Rimpiango che i leader del tennis abbiano passato così tanto tempo senza fare nulla per proteggere i giocatori da una disciplina che è diventata gradualmente troppo aggressiva. Sembra che nessuno sia disposto a rallentare la velocità della palla: così, per non perdere il ritmo, si accorcia l’esecuzione, si svilisce la tattica, si estremizza la reattività del fisico”.
PRESSIONI
Morale: i ventenni rampanti sono stanchi e malconci già dopo tre mesi. Non riguarda solo Alissime e Shapovalov, Korda è in infermeria, Zverev è convalescente e Tsitsipas va e viene. La stagione sul rosso europea è già ferita dal cemento e preoccupata dai due nuovi super Masters 1000 di Madrid (26 aprile-7 maggio) e Roma (10-21 maggio), che incombono verso il Roland Garros (28 maggio-11 giugno). “Ho terminato il match con Sinner a Miami con dei problemi fisici, devo rinviare l’inizio della stagione sulla terra”, “cinguetta” Alcaraz con un’artrite alla mano già a 19 anni, al terzo infortunio in 5 mesi. Dopo lo strappo agli addominali di novembre a Bercy, la lesione alla coscia che gli ha vietato gli Australian Open con mezza ricaduta, dopo il titolo a Baires, nella finale di Rio e, quindi, insieme alla botta alla mano, la schiena dolorante dopo l’accoppiata Indian Wells-Miami. Confessione del ragazzo troppo precoce già disarcionato due volte dal trono della classifica: “Il calendario è molto impegnativo. Solo quando nasce il disagio ti accorgi delle cose: per prevenire chiedi il fisioterapista e ti fasciano, cerchi di sopportare il dolore ma magari peggiori le cose e poi stai a fermo anche più a lungo. Quando non stai bene, cerchi di fare cose diverse, rischi più del necessario, vai ancora più veloce, ma anche quello è sbagliato. E magari non vinci lo stesso. Però ricominci: magari al prossimo torneo hai tanti punti da difendere…”. Vi ricordate quel film da Oscar “Non si uccidono così anche i cavalli?”.
articolo ripreso da Il Messaggero