A 24 anni, con quei tiri mancini – servizio carico d’effetti, dritto letale, rovescio a due mani dal quale spuntano improvvisi e micidiali smorzate – Marketa Vondrousova, al di là delle apparenze, non è un’autentica intrusa dei quarti donne di Wimbledon e non è nemmeno una veterana. E’ uno dei talenti precoci dispersi che sono rifioriti all’improvviso. E’ una ragazza sveglia e orgogliosa che adora le sfide: “Non avevo vinto granché sull’erba, non mi aspettavo di arrivare ai quarti, ne uno parlato col mio coach che mi ha detto: “Vedi? Hai il gioco per l’erba. Devi solo crederci”. Ho aperto la mia mente,
non mi sono fermata ai pregiudizi e ha funzionato”.
POLISPORTIVA
La piccola ceca (1.72) dal fisico del nonno materno, campione nazionale di pentathlon, e della mamma, pallavolista dello Slavia Praga, da bambina ha praticato sci, calcio, tennis tavolo e hockey pista, eccellendo ovunque, anche se poi ha scelto il tennis per star vicino in qualche modo al padre che, quando lei aveva appena 3 anni, era uscito di casa. Così, s’è industriata coi caratteristici colpi a catapulta e le invenzioni controtempo. Già campionessa mondiale juniores, è esplosa
a 17 anni aggiudicandosi Biel al secondo torneo WTA, entrando nelle top 100 prima dei 18 e poi, soprattutto, a 19 – prima
teenager in un decennio da Caroline Wozniacki – ha raggiunto la finale del Roland Garros. Peccato che, subito dopo,
ha pagato gli sforzi – proprio come a 16 anni con la tendinite ai polsi che l’aveva punita per il prematuro approccio ai pro – e s’è bloccata di botto sei mesi, per un problema al gomito sinistro che ha dovuto operare.
Quindi s’è fermata ancora e ancora, soffrendo una carriera a intermittenza, preda di qualsiasi infortunio, sempre piena di cerotti e di dolori, mai davvero convincente e continua. Subendo l’anno scorso un altro intervento chirurgico al gomito sinistro, ed un altro stop di 6 mesi. Anche se tutti, lei per prima, sapevano del giacimento di pepite d’oro e pietre preziose che aveva dentro, pronto a brillare di nuovo e abbagliare il tennis con tutta la varietà dei suoi colpi, nel segno della inesauribile scuola ceca. “Ho sempre creduto di poter ritrovare il mio livello”.
RISPOSTA
Perciò, così come nessuno si è stupito negli anni a vederla battere qua e là le più forti, adesso nessuno spalanca gli occhi davvero stupito davanti all’impresa di Wimbledon, dove Marketa s’è presentata con appena 4 successi sull’erba in tutta la carriera e, nonostante sia l’unica ad avere eliminato tre teste di serie (Kudermetova 12, Vekic 20 e Bouzkova 32), forte dell’84% alla risposta nel torneo, col miglior rendimento delle reduci dei primi 7 giorni ai Championships, ma anche l’unica delle quali con un saldo tuttora negativo sul verde. Anche nel 2019 sbandierava lo stesso primato nella risposta, fra tutte le giocatrici WTA, quand’era numero 14 della classifica. Che oggi è scaduta al 42: un altro aspetto che può fuorviare sulle potenzialità della Vondrousova.
CARATTERE
“Gli infortuni mi hanno forgiata, sono allenatissima a stop e ripartenza continue. La cosa più importante è che non sento più dolori”, racconta la mancina che ha riempito tanti momenti inoperosi di tatuaggi dai significati più reconditi che raccontano la sua vita, a cominciare ai momenti più intimi vissuti con la sorella Julia per continuare con le sue visioni estetiche. E, all’ultimo pit-stop per il gomito, ha sposato il fidanzato storico, Stepan Simek: “Almeno ho avuto qualcosa di cui essere felice, non ero depressa perché non potevo giocare perché avevamo i preparativi del matrimonio. Diciamo che
il timing è stato perfetto”. Addolcendo anche la rinuncia dell’anno scorso a Wimbledon, e imparando l’arte della pazienza: “Adesso se mi sento stanca mi alleno di meno, riesco ad ascoltare il mio corpo, non è giusto caricarti di un peso superiore a quello che puoi sostenere”. Da cui anche il ritorno alle gare più soft, l’anno scorso, “i primi palleggi li ho fatti con palla morbida, quella del mini tennis”, poi i tornei ITF e quindi in questa stagione la nuova sfida col WTA Tour: “Ero così contenta di riprendere il contatto con il campo da tennis che ho apprezzato molto di più anche l’allenamento. La cosa più
positiva di infortuni ed operazioni è che poi sei davvero grata di tornare. Ti fa capire quanto ami il tennis”.