Nella radice della parola “insegnare”; si trova “insignàre”, che in latino vuol dire “imprimere,
fissare, segnare”; e quando si insegna qualcosa a qualcuno, gli “si imprime”; una nuova
conoscenza, che potrà decidere se utilizzare o meno.
Insegnanti si diventa con lo studio, la formazione costante e l’esperienza: è una professione
bella, coinvolgente, importante anche per la vita dei giovani e per il paese, è una grande
responsabilità.
L’Insegnante per diventare “bravo” deve acquisire una serie di conoscenze e di competenze
che lo aiutino, non tanto a travasare nei ragazzi nozioni, quanto piuttosto a formare cittadini
liberi, con senso critico e capaci, a loro volta, di apprendere nel corso della vita.
Insegnanti “veri”
Abbiamo bisogno di INSEGNANTI VERI, purtroppo spesso a scuola e nello sport non si
insegna e …….. il verbo indottrinare va per la maggiore: indottrinare allo scopo di inculcare un
convincimento collettivo, in una realtà che ben si addice alla struttura del potere, si tratta di
subordinazione, di mentalità del “sono costretto”; e del “non posso fare diversamente”.
Questo è ciò che vuole il sistema: questa non è istruzione, questo modo di agire non apre la
mente, “la soffoca”.
La scuola nuova e lo sport nuovo devono essere dialoganti che includono e non selezionano,
che spingono tutti ad acquisire conoscenze, capacità e competenze, rispettando le differenze e
le diverse inclinazioni.
Insegnare a insegnare
Questo deve essere il motto e l’obiettivo principale da perseguire da parte di tutti gli
Educatori, a partire dagli Insegnanti ai corsi di laurea in Scienze Motorie e dello Sport e
Laurea Specialistica fino ad arrivare a tutti gli Istruttori e Allenatori delle Federazioni Sportive
Nazionali.
Questo vuole essere un mio personale impegno che ha l’ambizione di mettere insieme
conoscenze scientifiche diverse per costruirne altre di tipo interdisciplinare.
Basta con i Formatori che ripetono sempre le stesse cose, basta con gli insegnamenti
monotematici, basta con il “si deve fare solo così”, ……….. l’Insegnante, l’Istruttore,
l’Allenatore deve cercare, per la materia o per lo sport che insegna, di analizzare non solo gli
aspetti tecnici, ma anche gli aspetti pedagogici, psicologici, didattici, fisiologici, biomeccanici,
metodologici, di comunicazione. Solo così la disciplina che insegna diventerà interessante e
coinvolgente per gli studenti e per gli atleti, altrimenti rimarrà puro didatticismo.
Insegnare attraverso la didattica
L’efficacia dell’Insegnante e dell’Operatore Motorio e Sportivo è fortemente condizionata
dalla sua capacità di insegnare. Le sue competenze didattiche sono assolutamente necessarie
per svolgere bene i compiti a lui affidati, indipendentemente dalla materia o dallo sport che
insegna, sia che la propria azione sia svolta a livello giovanile, adulto, anziano o con atleti di
alto livello.
L’analisi dei compiti e delle responsabilità dell’Insegnante, dell’Istruttore e dell’Allenatore
dovranno essere messe in relazione con il contesto dove la sua azione è svolta e con le
caratteristiche dei destinatari di tale azione.
L’analisi dei compiti, del contesto e dei destinatari sarà il punto di partenza per individuare le
abilità e le conoscenze necessarie per svolgere bene il proprio lavoro in ambito motorio e
sportivo.
L’Insegnante, l’Istruttore, l’Allenatore deve essere consapevole che non bastano le
conoscenze, anche le più avanzate, su “cosa deve insegnare”, cioè la tecnica, se queste non sono
accompagnate da indispensabili abilità applicativo-pratiche e da competenze di tipo didattico
che risolvano il problema di “come insegnare”.
Metodologia dell’insegnamento nello sport
Ogni Istruttore, Allenatore deve creare le condizioni per un corretto ed efficace
apprendimento e il suo obiettivo è rappresentato dall’insegnamento delle tecniche motorie e
sportive, creando le condizioni migliori per facilitare il processo di apprendimento da parte
dei suoi allievi. A tale scopo, per attuare una corretta metodologia dell’insegnamento,
l’Operatore Sportivo deve escogitare soluzioni, suggerire comportamenti, pianificare e
programmare i suoi interventi, trovare i mezzi più idonei e i metodi di insegnamento più
validi e adatti al contesto in cui opera.
E’ evidente che si tratta di un’area caratterizzata da un tratto tipicamente interdisciplinare. I
contributi disciplinari per aumentare l’efficacia didattica dell’Operatore Motorio e Sportivo
provengono da aree e dimensioni di conoscenza:
– dimensione psicologica: contribuisce a creare una relazione positiva con gli allievi,
capendone i bisogni e adattando i propri comportamenti alle loro diverse caratteristiche
psicologiche (diversa estrazione sociali, motoria e sportiva, aspettative, bisogni);
– dimensione sociologica: utile per analizzare il contesto dove opera (famiglia, scuola, club).
La metodologia dell’insegnamento “efficace” non può prescindere:
dai processi cognitivi legati al processo di apprendimento.
dalle conoscenze relative alla metodologia dell’allenamento;
dai contenuti delle discipline bio-mediche e neuro-fisiologiche;
dalle caratteristiche del carico fisico;
dalla natura degli esercizi e dalla loro successione;
dagli effetti prodotti dal movimento;
dai processi energetici che si attuano, dai tempi e dalle procedure;
dalla capacità di correggere gli errori;
dalla capacità di comunicazione e dal corretto utilizzo dei feedback.
La conoscenza di tutti questi elementi è indispensabile per l’Istruttore e per l’Allenatore che,
tra i propri compiti, ha proprio quello di incidere sull’apprendimento delle tecniche esecutive
dei gesti tecnici.
A tale scopo l’Istruttore e l’Allenatore deve:
conoscere bene i fondamentali (individuali e collettivi) della disciplina che insegna;
conoscere “a chi” insegna (giovanissimi, giovani, adulti, anziani, diversamente abili, da dove si
parte e dove si può arrivare, motivazioni intrinseche ed estrinseche);
conoscere bene che metodi di insegnamento (deduttivi e induttivi, globale, analitico, misto)
deve utilizzare;
tener conto, quando insegna, di alcuni aspetti di natura sociale; ciascun allievo ha un
suo status sociale, possiede dei riferimenti valoriali e proviene da contesti familiari
diversi, inoltre ha motivazioni diverse.
I compiti e le responsabilità dell’Istruttore e dell’Allenatore
Il compito principale da assolvere da parte dell’Istruttore e dall’Allenatore è quello di facilitare
l’apprendimento dei propri allievi (partendo da ciò che sanno fare e non da ciò che si vuole che loro
facciano). L’elemento che caratterizza in modo particolare il profilo professionale dell’Istruttore
e dell’Allenatore è legato alla dimensione didattica.
“Insegnare attraverso la didattica e non attraverso il didatticismo”
L’Istruttore e l’Allenatore deve:
autovalutarsi continuamente;
essere paziente e rispettare i ritmi di apprendimento dei propri allievi;
aggiornarsi continuamente;
essere consapevole del suo ruolo nei riguardi delle famiglie dei suoi allievi e dei dirigenti
della Società Sportiva nella quale opera;
essere se stesso e non copiare da altri;
trovare il proprio stile di lezione e di allenamento;
essere un modello e un esempio per i propri allievi;
creare un ambiente sereno;
conquistare il rispetto e la fiducia da parte dei propri allievi;
essere professionale nel proprio lavoro;
comunicare efficacemente e in modo chiaro;
essere in grado di gestire il “gruppo dei pari”;
permettere ai propri allievi di poter esprimere le proprie opinioni;
essere un leader: la credibilità di un tecnico si costruisce non solo con i buoni allenamenti,
ma anche con un buon utilizzo della comunicazione interpersonale, tesa a favorire lo
scambio di idee e commenti;
un “grande” motivatore: la motivazione è ciò che spinge una persona ad agire è il desiderio
di percepirsi competente. Le esperienze di socializzazione, i cambiamenti in ambito
cognitivo, che favoriscono durante la fanciullezza il divertimento e l’interesse per le attività
motorie e sportive (impegnarsi duramente per raggiungere un obiettivo, sacrificarsi, fare fatica, voglia di
vincere, di migliorarsi), attivano processi motivazionali che accompagneranno la persona per
tutto l’arco della vita;
osservare non guardare: osservare significa ogni volta rendersi conto di eventuali
cambiamenti nel comportamento motorio e non dell’atleta e agire di conseguenza
(consapevolezza del ruolo).
Conclusioni
“Insegnare è più difficile che imparare, lo si sa bene ma non ci si pensa spesso.
Perché insegnare è più difficile che imparare?
Perché chi insegna deve possedere una quantità maggiore di conoscenze, che deve in ogni momento avere a
disposizione.
Insegnare è più difficile che imparare, perché insegnare significa “far imparare”.