Quando Elisa Iorio cade dalla trave, nell’esercizio che può valere per l’Italia una medaglia ai Mondiali di ginnastica, quando un “ooooh” di delusione sembra spezzare qualsiasi speranza, nel buio della disillusione potresti quasi sentire arrivare
qualche nota e alcune parole che sostengono la ragazza azzurra nel suo tentativo di rialzarsi. “Non farti cadere le braccia… non devi voltare la faccia, non arrenderti né ora né mai”, forza Elisa, risali. E poi: “A questo punto non devi lasciare… Sei testarda,
questo è sicuro, quindi ti puoi salvare ancora, metti tutta la forza che hai nei tuoi fragili nervi”, ce la puoi fare, Elisa. E sembra che Edoardo Bennato, quando cantava “Non farti cadere le braccia” e “Un giorno credi”, nell’album del suo debutto, pensasse proprio a lei, come a chiunque altro, nel momento più difficile, abbia bisogno di trovare dentro di sé risorse che magari non pensa nemmeno di avere e poi scopre di poter realizzare quello che aveva sognato. Elisa risale sulla trave, sa che non può più sbagliare, ha tutta la squadra sulle sue fragili spalle, sui suoi fragili nervi, e di fronte a questa sfida dimostra che spalle e nervi non sono fragili, ma possenti. E il modo stesso di raccontare come si è rimessa in piedi sulla trave, solo un metro e 25 centimetri da terra, ma un abisso mentale da risalire, la semplicità della descrizione, fa capire la sua forza.
“Mi sono detta che non potevo più fare errori perché il mio punteggio serviva alla squadra in ogni caso – dice Elisa Iorio –, quindi ho tirato al massimo, sono risalita senza paura e ho dato tutto quello che potevo dare. E infatti il mio esercizio ci ha portato al risultato nonostante la caduta”.
Tutto qui? Così semplice? Ma è proprio in questa apparente “banalità dello sforzo” che si nasconde il segreto di una impresa. Ragazze che hanno appena compiuto 16 anni dimostrano di saper vincere la paura contando solo su se stesse, non aspettando un aiuto che nessuno potrà dare loro, superando nuovi ostacoli. Già, perché una volta risalita sulla trave non è che sia filato tutto liscio per Elisa, che al termine di un successivo movimento ha avuto una pericolosa oscillazione, l’incubo di
un’altra caduta. E anche in questa situazione è venuto fuori il carattere. “Sì, ricordo quel momento. Dopo una caduta hai sempre l’ansia di poter sbagliare ancora, però ho capito che l’esercizio lo dovevo finire bene e allora ho pensato ‘basta, l’esercizio
lo devo fare nel modo giusto, ho lavorato anni e anni per questo momento e devo finirlo bene’. E così è stato”.
Il carattere è innato o si forgia giorno dopo giorno? Nel caso di Elisa Iorio c’è una combinazione potente, dovuta all’esperienza, ma anche a qualcosa che si ha dentro da sempre. Fino a oggi, quella caduta, in quella gara che valeva una medaglia mondiale, è stato il momento emotivamente più difficile nella sua carriera. Ma ce ne sono stati sicuramente altri prima e ognuno di essi poteva sembrare il più importante della vita. Come li ha affrontati? “Mi sono capitati, ma quando ero piccola non avevo la forza per reagire, mi è capitato di sbagliare una volta e poi buttare via tutta la gara. Poi, crescendo, ho capito che se invece continuavi a fare l’esercizio giusto potevi anche giocarti una medaglia, pur avendo commesso un errore. E così sono arrivata a prendere questa medaglia”. Qualcuno le ha insegnato a ragionare così? “No, l’ho capito da sola senza che alcuno me lo dicesse”.
Eccola quindi la magica combinazione: esperienza e carattere innato. E a tutto
questo si aggiunge una maturità che va oltre l’età, una caratteristica di tutta la squadra. Elisa Iorio ci tiene a metterlo in evidenza: “Ci rendiamo conto della nostra forza mentale perché siamo ragazze tutte con tanto carattere, questo è uno dei punti fondamentali, il carattere ti porta anche ad avere una grande testa e a non scoraggiarti nei momenti più brutti durante una gara”.
Lo stesso carattere lo mostra un’altra azzurra che in quella finale ha mostrato
quanto sia importante la voglia di non mollare. Giorgia Villa deve affrontare due momenti difficili, il primo alle parallele asimmetriche, il secondo alla trave, rischia di cadere in entrambe le occasioni, ma riesce sempre a restare in piedi. E’ lei stessa a descrivere quei due brividi. Alle parallele asimmetriche, quando sembra che le
braccia stiano cedendo durante una verticale, Giorgia fa uno sforzo poderoso per non afflosciarsi. “Ho fatto la prima parte dell’esercizio molto bene – spiega Giorgia -, poi alla fine della seconda parte ero un po’ stanca di braccia, e stavo per bloccarmi
nella cubitale con un giro. Però ho detto: “non posso sbagliare, non posso sbagliare”, ho cercato di aggrapparmi alla sbarra più che potevo e di portarmi al di là della parallela per eseguire l’esercizio giusto, e ce l’ho fatta”.
A quell’attrezzo si è decisa la medaglia perché la cinese Liu Tingting, nella stessa situazione della Villa, non è riuscita a tenersi su ed è caduta due volte, quei punti persi sono stati fondamentali per il sorpasso dell’Italia sulla Cina. La forza di volontà
è stata più grande nelle azzurre e, alle parallele, nella Villa, che ha poi dovuto superare un altro ostacolo duro, alla trave, impegno reso ancor più ostico dal fatto che in qualificazione lei era caduta proprio in quell’esercizio. In finale, oscilla nel
momento in cui appoggia il piede destro all’inizio della prova, ma anche in questo caso riesce a restare in equilibrio grazie a muscoli e nervi d’acciaio. “In qualifica avevo sbagliato proprio quell’elemento, in finale non ero drittissima, ho cercato di stringere più che potevo con le dita dei piedi per stare su, il resto dell’esercizio l’ho eseguito molto bene, ma lì sapevo che dovevo recuperare con la gamba destra, in allenamento lo faccio spesso”.
Anche per lei la forza mentale rappresenta le fondamenta su cui si costruisce il successo. E alle qualità naturali bisogna aggiungere il lavoro duro. “Abbiamo lavorato tanto, anche di testa, in palestra – fa notare Giorgia –. Quando non riuscivamo a fare certe cose dovevamo andare avanti lo stesso nonostante la fatica, questo ci ha aiutato molto, Da quando siamo arrivate qua non abbiamo mai smesso di allenarci, non è stato facile. In gara, con l’adrenalina, la fatica non si sente tanto, ma con la testa c’è uno sforzo enorme”.
Giorgia Villa aggiunge un particolare curioso della gara del bronzo mondiale: le ragazze non sapevano di essere al secondo posto all’inizio del quarto e decisivo esercizio. Il c.t. Enrico Casella diceva soltanto di stare concentrate e di andare avanti.
“Non abbiamo guardato la classifica fino alla fine. Infatti quando sul tabellone è uscito il risultato e abbiamo visto che eravamo terze siamo scoppiate a piangere perché non ce l’aspettavamo. E’ stata veramente una emozione grande, adesso non mi rendo ancora conto che abbiamo vinto la medaglia di bronzo, però, sì, tutto il lavoro che abbiamo fatto è stato ripagato”.
Viene automatico pensare all’Olimpiade di Tokyo l’anno prossimo. Ma è giusto non pensare dove potrà arrivare l’Italia. Di certo c’è che questa squadra, tutta di sedicenni e una diciannovenne, è giovanissima e ha grandi margini di miglioramento. La cosa più semplice è pensare che potranno fare bella figura anche a Tokyo, qualche che sia il risultato finale. Giorgia Villa non fa pronostici, mette solo in evidenza un dato essenziale: “C’è da dire che la gara che abbiamo fatto in finale a questi Mondiali è stata quasi perfetta. Più di così non potevamo fare, poi è ovvio non c’è mai la gara senza alcun errore, quella in cui non ti sbilanci alla trave o nella verticale, nella ginnastica è impossibile fare la gara perfetta. Però, mai dire mai”.