Completino tutto bianco, che ricorda tanto i prati di Church’s Road, e invece è la regina della terra battuta. The Queen of clay, forse le piacerebbe essere chiamata, in onore al suo idolo, Rafa Nadal. È Iga Swiatek la campionessa del Roland Garros.
Vincitrice di diritto e di fatto, è stata la migliore in assoluto, non solo oggi in finale, ma in tutti i sette match del torneo.
Non è stato un incontro memorabile quello di oggi contro Sofia Kenin, o forse lo è stato considerando solo i vincenti e la bravura tecnica tattica e mentale sfoggiata oggi.
Purtroppo sulla mancanza di suspense della finale ha inciso la condizione fisica della Kenin, dolorante per un problema muscolare al quadricipite sinistro.
A nulla è valso il medical time out richiesto sul 2/1 del secondo set.
Iga ha anzi ottenuto i successivi 4 game, chiudendo con un vincente, l’ennesimo, incrociato di dritto. Kenin, pur apparsa comprensibilmente delusa per non esser riuscita almeno a giocarsi in forze un match così importante, può ritenersi soddisfatta. Su tre slam disputati quest’anno, uno vinto e uno perso solo in finale sono un grosso bottino.
Swiatek è la prima giocatrice polacca, uomini inclusi, a vincere un titolo dello slam.
Titolo che è anche il primo in assoluto della carriera per la diciannovenne Swiatek.
Roland Garros dominato, proprio alla maniera del suo amato Rafa, senza perdere un solo set e lasciando appena 28 giochi alle sette avversarie.
Oggi ha tremato un po’ Iga, si è visto nel servizio che proprio non ne voleva sapere di entrare, nei break subiti, ben tre. Non ha tremato però nel momento di allungare il passo e chiudere il match. È vero che la sua intenzione è sempre tirare vincenti, ma lo ha fatto con intelligenza e lucidità, variando ogni volta le soluzioni. Mai in versione sparatutto.
Gelido l’incrocio di racchetta a fine match da parte di una corrucciata di Kenin, ma che importa a Iga?
Chiede il permesso al giudice di sedia per poter correre ad abbracciare ad uno ad uno i membri del suo team, e poi finalmente può sollevare l’ambito trofeo.
Abbassa un attimo la mascherina per stampare un timido bacio sulla coppa. Sarà il primo di tanti?
Silvia Aresi
(Foto tratta da repubblica.it)