Se dovessimo fissare sulla linea del tempo un istante in cui i piloti di Formula 1 hanno capito quanto fosse pericoloso il loro sport, probabilmente quel momento coinciderebbe con il Gran Premio di Spagna del 1975.
Una pietra miliare per questo sport e soprattutto per il settore sicurezza in quanto, per la prima volta nella sua decennale storia, la maggior competizione automobilistica doveva far i conti con le proteste dei suoi protagonisti. Non più semplici marionette nelle mani del destino, ma uomini capaci di far sentire la propria voce e opporsi agli organizzatori delle singole gare e ai proprietari del circuito, all’epoca veri e propri padroni della Formula 1.
La goccia che fa traboccare il vaso sono le condizioni in cui versa il circuito del Montjuïc, 3.791 metri lungo il versante settentrionale della collina che domina Barcellona e che nei decenni successivi diventerà il fulcro nevralgico dello sport spagnolo e mondiale. Uno scenario da urlo complice la vista che offre sul capoluogo catalano, ma che al tempo rappresenta un pericolo per i piloti, costretti a far i conti con strade strette, avvallamenti, continui cambi di pendenza e soprattutto curve a rischiose senza dispositivi di sicurezza.
Nel 1969, in occasione del suo esordio nel Circus, il Montjuïc miete subito vittime con le Lotus di Graham Hill e Jochen Rindt messe fuori gioco a causa di due gravi incidenti sul rettilineo dei box. Il pilota inglese finisce all’ottavo giro per schiantarsi contro le barriere di protezione a causa del cedimento dell’ala posteriore a 150 chilometri orari, uscendo praticamente illeso.
La 49B rimane lì ferma a bordo pista, tuttavia al diciannovesimo passaggio l’alettone posteriore del compagno di squadra austriaco cede anch’essa spingendo la vettura contro quella del collega e causandone così il ribaltamento. Per Rindt le cose non vanno così bene come per Hill tanto che l’atleta nativo di Magonza è costretto a far i conti con una commozione cerebrale e diverse fratture alla mandibola e al naso.
La Formula 1 continua ad alternare il circuito del Montjuïc con quello madrileno di Jarama vedendo la vittoria nel 1971 di Jackie Stewart prima del successo di Emerson Fittipaldi nel 1973. E’ proprio in quell’occasione Andrea De Adamich inizia a capire che il mondo delle corse non fa forse più per lui a causa di un duro impatto contro le barriere lungo la Recta de l’Estadi.
A questo punto si arriva alla primavera del 1975 quando l’ex pilota Jean-Pierre Beltoise, in rappresentanza della GPDA (il sindacato degli atleti) e un ingegnere della CSI (Commissione Sportiva Internazionale) notano come le barriere siano troppo basse per evitare che in alcuni punti le vetture possano volare fuori dal tracciato chiedendo agli organizzatori di montare un terzo livello di guard rail. I due tornano sul “luogo del delitto” il 23 aprile 1975, quattro giorni prima della gara, notando come le barriere sono installate male, addirittura in alcuni casi in modo pericoloso.
LA GPDA si riunisce e decide quindi di lanciare un segnale boicottando le due sessioni di prove libere in programma il venerdì con i soli Jacky Ickx e Vittorio Brambilla che decidono di andar contro-corrente e compiere comunque qualche giro. Nella notte succede l’incredibile: gli organizzatori rimontano in fretta e furia le protezioni, venendo aiutati nella mattinata del sabato mattina persino dagli ingegneri delle squadre. Ciò non basta per frenare le ire dei piloti rappresentati da Emerson Fittipaldi, Niki Lauda, Graham Hill e Jean-Pierre Jarier che, insieme a un ingegnere della CSI, constatano come non vi siano ancora le condizioni per gareggiare.
Di conseguenza nuovo sciopero indetto per il pomeriggio con Mario Andretti, Ickx e Bob Evans che decidono di non aderire non facendo parte della GPDA. Quest’ultimi due, insieme a Roelof Wunderink, sono gli unici ad affrontare l’ultima sessione di libere, tuttavia la situazione cambia in vista delle qualifiche complice il ricatto messo in campo dall’organizzazione dell’evento.
I toni si fanno accessi e i promotori spagnoli minacciano la CSI di far sequestrare dalla Guardia Civil le monoposto e il materiale dei team, sistemato all’interno dello Stadio Olimpico qualora il gran premio non si disputi secondo quanto previsto. Complice il terrore di esser letteralmente arrestati, la GPDA decide di ritirare l’iniziativa e chiede ai propri aderenti di partecipare alla gara. Gli unici a tenere fede alla promessa avanzata qualche ora prima sono Emerson Fittipaldi e Arturo Merzario che disputano le prove affrontando soltanto qualche giro a bassa velocità prima di rientrare ai box e scattare così in fondo alla griglia.
La pole viene conquistata da Lauda che completa un’importante doppietta per la Ferrari davanti al compagno di scuderia Clay Regazzoni, mentre alle sue spalle si posizionano James Hunt con una rombante Hesketh e la Parnelli di Mario Andretti. La domenica la situazione rimane comunque tesa, Fittipaldi non scende in pista e abbandona la Spagna direzione Svizzera, mentre per la Ferrari scoppia immediatamente il dramma con Lauda che al tornantino Miramar viene tamponato da Andretti intraversandosi e picchiando contro le barriere a destra del tracciato oltre a tagliare la strada a Regazzoni. L’austriaco è costretto a ritirarsi dopo pochi chilometri, lo svizzero ha l’ala anteriore danneggiata e la gomma anteriore destra forata, mentre al comando passa Hunt davanti ad Andretti e John Watson.
Poco dopo Patrick Depallier viene tradito dalla sospensione anteriore destra, mentre Merzario e Wilson Fittipaldi, fratello di Emerson, decidono per il ritiro volontario. Regazzoni rientra ai box a passo d’uomo e, quando esce dalla pit-lane, si ritrova ormai distante quattro giri da Hunt e Andretti, in grado di fare il vuoto alle spalle. Non è però giornata nemmeno per il talentuoso pilota inglese che al settimo giro sbanda in uscita dal tornante Tecnica a causa dell’olio lasciato dalla Tyrrell di Jody Scheckter, fermatosi giusto qualche giro prima coinvolgendo Alan Jones e Mark Donohue.
In testa passa Andretti che stacca nettamente Watson, costretto a fermarsi ai box al dodicesimo giro a causa delle forti vibrazioni provocate da troppe frenate al limite. L’erronea convinzione che si tratti di un problema alle sospensioni o ai cuscinetti fa perdere al britannico due giri; quando riparte è ormai 15°. I colpi di scena non sono ancora finiti: alla diciassettesima tornata Andretti tocca il guard rail e, complice l’incidente al via con Lauda, rompe la sospensione posteriore sinistra costringendolo al ritiro.
In testa passa a sorpresa il tedesco Rolf Stommelen, autore di un podio nel 1970 in Austria e in giornata di grazia complice anche i continui problemi tecnici che frenano gli avversari. Il pilota teutonico è tallonato per diversi giri dal brasiliano Carlos Pace, tuttavia al ventiseiesimo giro si consuma il dramma. Stommelen passa per primo sul traguardo, seguito a stretto giro da Pace quando, in occasione dello scollinamento verso il Miramar, la sua ala posteriore vola via.
Completamente priva di carico e squilibrata, la monoposto sbatte contro le protezioni di sinistra che gli stessi meccanici di Stommelen avevano contribuito a montare, attraversa la pista e sbatte anche contro i rail dall’altra parte, s’impenna e finisce su una rete di protezione del pubblico. Nella carambola, la Brabham di Pace viene evitata per miracolo dalla Embassy di Stommelen, ma finisce sui detriti e, con una ruota forata, termina a sua volta la propria corsa contro le barriere.
Il bilancio dell’incidente è terribile: il tedesco è cosciente, ma ferito gravemente (fratture multiple ad arti inferiori e superiori, più lesioni al torace), mentre Pace rimane sotto shock (e con una leggera commozione cerebrale) per alcuni minuti all’interno dell’abitacolo della sua Brabham. Alcuni frammenti della monoposto di Stommelen finiscono tra il pubblico causando quattro morti: lo spettatore Andres Ruiz Villanova (38 anni), i giornalisti Mario de Roia (31 anni) e Antonio Font Bayarri (28 anni) e il pompiere Joakuin Morera (52 anni), con altre dieci persone ferite in modo più o meno grave.
Le immagini dell’incidente di Rolf Stommelen a Barcellona
Invece di fermare la gara, i commissari decidono di esporre le bandiere gialle per segnalare il pericolo, causando peraltro il caos assoluto come dimostrato dal sorpasso di Jochen Mass ai danni di Jackie Ickx che regala la vittoria al tedesco della McLaren. Al ventinovesimo giro il Conte di Villapadierna, direttore di gara, decide di interrompere tutto esponendo la bandiera a scacchi invece della rossa come previsto da regolamento. Si è percorso meno del 75% dei giri in programma per cui i punteggi vengono dimezzati. Mass vince la prima prova in carriera portando dopo quattordici anni la Germania sul gradino più alto del podio davanti a Ickx che conquista invece l’ultimo podio della sua prestigiosa storia.
Terza piazza per l’argentino Carlos Reutemann che sfrutta la penalizzazione di Jarier, ma a colpire maggiormente è la sesta piazza di Maria Grazia “Lella” Lombardi, seconda donna a prendere parte a un Gran Premio di Formula 1 dopo Maria Teresa de Filippis nel 1958. L’alessandrina si trova alla seconda gara in carriera al volante di March 741 della March Engineering scattando dalla terzultima posizione in griglia, tuttavia, complice una guida pulita e i numerosi ritiri degli sfidanti, termina la gara in sesta posizione, l’ultima valida per accedere alla zona punti. A causa del dimezzamento dei punti Lella conquista mezzo punto, un risultato che sfiorerà soltanto un’altra volta in Germania senza riuscire più a ripetersi.
Si tratterà comunque di un’impresa senza precedenti visto che, nonostante le esperienze di Desiré Wilson e Giovanna Amati, nessuna rappresentante del “gentil sesso” riuscirà più ad andare a punti così come la Formula 1 non gareggerà mai più sul tracciato del Montjuïc.