Apostolos Tsitsipas racconta i segreti del successo del figlio Stefanos, nuovo campione delle Next Gen ATP Finals di Milano.
Dicono che non esista la ricetta del campione, eppure è stato proprio seguendo un dettagliato piano quinquennale che Apostolos Tsitsipas, padre e coach dell’attuale n.15 al mondo Stefanos, è riuscito a forgiare il “Next God” del tennis ellenico. Il processo di divinizzazione del nuovo Ermes del circuito, messaggero di un tennis di cui si temeva l’estinzione con il ritiro ormai prossimo del campionissimo Roger Federer, ha raggiunto il suo apice nel corso di questa stagione, in cui Stefanos si è reso protagonista fra i grandi.
Orgoglio di mamma e papà, entrambi allenatori, Tsitsipas è stato catapultato nell’Olimpo dei Top Players grazie alle finali raggiunte a Barcellona e Toronto (dove si è arreso soltanto all’ex n.1 Rafa Nadal) ed al primo titolo in carriera conquistato a Stoccolma. Il greco ha poi fatto sue anche le Next Gen ATP Finals di Milano, in qualità di prima testa di serie e Most Improved Player of the Year. Ed è stato proprio a Fiera Rho che abbiamo incontrato il padre del neocampione, destinato a costruire un impero più grande della Magna Grecia.
Negli ultimi anni, in particolar modo fra i Next Gen, pare stia andando di moda farsi allenare dai genitori… come spiega questo “trend”?
“Penso abbiano contribuito vari fattori, anche se in passato ci sono stati alcuni genitori che hanno avuto successo con i figli. In generale credo sia un’ottima cosa avere dei genitori che provengono da questo mondo e che comprendono la cultura sportiva. Al contrario, quelli che non ricoprono il ruolo di coach o che non sono stati atleti, dovrebbero essere educati. Se si ha la possibilità economica ed il tempo da dedicare ai ragazzi credo sia una benedizione la presenza dei genitori. È molto importante, specialmente quando si muovono i primi passi in carriera”.
Molte volte però si fa l’errore di pressare i ragazzi dandogli delle scadenze, caricandoli di pressione, rendendoli infelici…
“Occorre un progetto ma non può essere a breve termine. Con Stefanos avevo un piano iniziale molto dettagliato della durata di cinque anni (15-20, ndr) che si è ultimato in questa stagione. Durante il suo percorso l’ho sempre messo al corrente di tutto nei minimi dettagli. A quindici anni non sei un bambino, hai dei sogni e degli obiettivi, ma allo stesso tempo devi essere guidato. Stefanos è un ragazzo che ama le responsabilità ed il suo lavoro. Se riesci a fare amare a tuo figlio questi aspetti, hai già compiuto un enorme passo verso il successo”.
Un altro che sta compiendo passi da gigante è Denis Shapovalov, insieme al quale Stefanos condivide il rovescio, rigorosamente a una mano, come Roger Federer. Entrambi stanno contribuendo a riportarlo in voga fra i giovani. Come si è deciso che avrebbe giocato questo colpo?
“Da sempre tutta la nostra famiglia gioca il rovescio ad una mano, anche i fratelli di Stefanos (Petros e Pavlos, ndr). Nel nostro club in Grecia infatti siamo specializzati in questo, abbiamo parecchi bravi giocatori che lo eseguono”.
Eppure la Grecia non ha una grande storia di Top Players nell’ATP. Cosa ha fatto la differenza per Stefanos?
“Abbiamo avuto dei buoni giocatori, come ad esempio Theodoros Angelinos, ma ci si domandava da tempo chi avrebbe avuto un impatto maggiore. Stefanos è talentuoso ma non è di certo l’unico. Il talento va scoperto, riconosciuto ed incoraggiato. La forza di volontà, il desiderio di viaggiare ogni settimana, allenarsi e lavorare su sé stessi, sono ciò che alla fine fanno davvero la differenza”.
In un solo anno avete raccolto risultati notevoli: finale contro Nadal a Barcellona e Toronto, primo titolo ATP e best ranking di n. 15 al mondo. Ve l’aspettavate?
“Sì, decisamente. Nel piano della scorsa stagione era previsto che entrasse fra i primi cento. Quest’anno volevamo sforare la Top 50, mentre adesso è addirittura fra i primi quindici. Fino ad ora siamo sempre riusciti a rispettare o superare le aspettative. Da esperto di tennis, devi essere in grado di capire come allenare un giovane ancora in fase di crescita. Bisogna prendere in considerazione fattori come la presenza di ormoni ed essere bravi ad individuare i momenti in cui si manifestano velocità e forza. Se non si prende in considerazione la fisiologia dell’essere umano, diventa difficile pianificare ed avere successo”.
Quando avete capito che avrebbe fatto il salto di qualità?
“Ci sono ancora tanti cambiamenti in atto ma con il suo fitness coach sapevamo che la sua forza fisica sarebbe aumentata circa del 30% quest’anno. Per questa ragione ci aspettavamo un incremento anche a livello di risultati”.
Quanto può crescere ancora dal punto di vista fisico?
“Ti sorprenderò con questa risposta ma può crescere ancora parecchio. Ha un gap abbastanza grande da riempire. Credo riusciremo a farlo entro quest’anno ma non lo presso molto perché ha solamente vent’anni. Per evitare infortuni è meglio procedere con calma e non caricarlo eccessivamente”.
Qual è il piano per il prossimo anno in termini di programmazione?
“Il 90% dei programmi è incentrato sugli Slam e sui tornei Mandatory ATP”.
Quindi niente Next Gen Finals 2019?
“Non ne sono sicuro”.
A cura di Arianna Nardi