Il CONI si prepara alla sua terza sessione degli Stati Generali. La prima – Carraro imperante come Presidente – fu nei primi anni Ottanta. Ricordo che si tenne al Palazzetto dello Sport di Viale Tiziano (oggi caduto in un insanabile degrado) e che ogni Commissione del CONI era tenuta ad una relazione programmatica su cui poi si sarebbe aperto il dibattito. Lo ricordo anche perché, come Segretario della Commissione Sport e Scuola, dovetti predisporre una relazione per Nebiolo che di quella Commissione era il Presidente. E proprio perché allora il CONI, a differenza di oggi, aveva tante Commissioni quegli Stati Generali ebbero uno svolgimento tematico. Grandi mossieri erano Pescante e Paolo D’Aloja e, grazie all’impagabile supporto del compianto Tonino De Juliis, i contenuti dei singoli dibattiti furono molto interessanti.
Credo anche, ma posso sbagliare, da quegli Stati Generali sia uscito un Libro (non so di che colore) che tracciava le linee del CONI sui vari argomenti e, soprattutto, indicava le aspettative che venivano richieste ai governanti di allora.
Ricordo questo perché il programma degli Stati Generali del prossimo 16 Gennaio non segue, e non potrebbe seguire per i motivi su citati, questa traccia. A me, senza offesa per nessuno, – a proposito di fascismo, … – sembra un po’ la parata delle diverse Corporazioni sportive. Difficile quindi prevedere quali saranno le conclusioni della giornata, che comunque si tengono all’ombra della riforma diventata legge dallo scorso 1° Gennaio. Una novità non da poco.
Gli scenari potrebbero essere di due tipi: il primo, quello della battaglia di Alamo dove David Crockett (John Wayne) e Jim Bowie (Richard Widmark), a capo di un drappello di volontari, si difendevano all’interno della Missione di Alamo dall’attacco del Generalissimo messicano Antonio Lopez de Santa Anna. Sappiamo come finì. C’è da sperare che questo scenario non abbia a ripetersi.
D’altronde fuori del fortino/Missione del CONI non c’è un Generalissimo con immense truppe e cannoni, ma un Giorgetti e mezzo (Valente) e non mi pare che i due abbiano bellicose intenzioni. Anzi, il loro Generalissimo (Giorgetti), mi pare molto più lucido di quanto si sente dire da parte degli “assediati”. Il che, tra l’altro, fa nascere la domanda: ma come è possibile che un uomo solo – sia pure molto avveduto e determinato – sia riuscito a conquistare un fortino di milioni di sportivi? Tema di riflessione, casomai postumo.
Il secondo scenario, quello più auspicabile, è che gli Stati Generali e le varie Corporazioni convocate siano in grado, in un solo giorno di dibattito (ma c’è un De Juliis dietro alle quinte a dare qualche suggerimento?), di proporre contenuti che diano all’attuale riforma sostanza pari alle attese che lo sport da molti chiede allo Stato: in ordine sparso, scuola, impiantistica sportiva, riscrittura della legge 91, aiuti all’associazionismo sportivo, defiscalizzazione di una miriade di cose, iniziative da parte degli sport (e degli sportivi) professionistici a favore dell’attività dilettantistica e olimpica, e tanto altro, tutti argomenti finora relegati nel cassetto dei sogni.
Ma soprattutto che ne derivi una decisa sterzata dello sport verso quegli scenari di “cultura” che gli dovrebbero essere propri e non di violenza e d’inconsulto vociare mediatico fornito oggi dal calcio. Almeno speriamolo.
Luciano Barra
*articolo ripreso da www.sportolimpico.it