ROAD TO PARIS 2024
Secondo la leggenda, il rugby nacque nella città inglese di Rugby nel 1823, quando durante una partita di calcio William Web Ellis raccolse il pallone con le mani e lo portò correndo nella rete avversaria. Non a caso il rugby si chiama come la città in cui venne concepito e la Coppa del Mondo porta il nome del suo inventore: Web Ellis Cup. Sempre secondo la leggenda, il rugby a sette nacque a Melrose in Scozia sessant’anni dopo, nel 1883, quando Edward “Ned” Haig, un giocatore della squadra di casa che di mestiere faceva il macellaio, durante una festa paesana ebbe l’idea per sopperire all’assenza imprevista di una squadra avversaria. Spezzare le squadre e le partite, le prime composte da 7 giocatori e le seconde divise in due tempi da 15 minuti, con la regola del “chi segna vince”. Vinse il Melrose e non a caso la Coppa del Mondo si chiama Melrose Cup. Insomma, se gli inglesi inventando il rugby a partire dal calcio fecero la rivoluzione, gli scozzesi inventando il rugby a sette fecero… gli scozzesi: da una squadra di quindici giocatori se ne possono formare due e l’arbitro, un risparmio eccezionale…
Il rugby sarà così presente a Parigi nella versione ufficiale a 7 giocatori, con partite di due tempi da sette minuti ciascuno e una pausa di due minuti. I 7 giocatori si dividono in 3 avanti, un mediano di mischia e 3 tre quarti, con la panchina costituita da 5 elementi. In caso di parità, si gioca a oltranza con la regola del chi segna vince: la vittoria va alla squadra che segna per prima. Le mischie e le rimesse laterali sono contese da tre giocatori per squadra. Il cartellino giallo comporta un’espulsione momentanea di due minuti, mentre il rosso è un’espulsione definitiva. La trasformazione di una meta e le punizioni si eseguono in drop (cioè facendo rimbalzare il pallone prima del calcio). Dimensioni del campo a parte (identiche), sembra quasi un altro sport rispetto al rugby tradizionale a 15 giocatori, quello del Sei Nazioni e della Coppa del Mondo dello scorso anno in Francia.
A proposito, perché non c’è il rugby a 15 alle Olimpiadi? In realtà c’è stato più di un secolo fa a Parigi 1900, Londra 1908, Anversa 1920 e Parigi 1924. Oggi non sarebbe più possibile, per motivi pratici: durante un’Olimpiade non c’è il tempo per disputare un torneo. Basta guardare la durata dei Mondiali: in Francia nel 2023 si è giocato dall’8 settembre al 28 ottobre, un mese e mezzo abbondante, come nelle precedenti edizioni. Vista la fisicità e la durezza del gioco, infatti, ogni squadra impegnata in una partita da 80 minuti deve avere a disposizione almeno una settimana di recupero prima del match successivo. Le Olimpiadi durano circa due settimane (a Parigi dal 26 luglio all’11 agosto), pertanto ogni squadra avrebbe il tempo per disputare al massimo 3 partite, configurando così un torneo a 8 nazioni che partirebbe già dai quarti di finale. Davvero troppo poco per l’eleggibilità a cinque cerchi. Il rugby a sette, invece, data la durata limitata della partita e il peso maggiore della velocità rispetto alla forza visto il campo grande come quello del rugby originario, permette di rigiocare subito, consentendo un torneo a 12 squadre (sia maschile che femminile).
Il rugby seven ha esordito alle Olimpiadi di Rio 2016. A Parigi, le dodici squadre, rappresentate da dodici giocatori, sono suddivise in 3 gironi da 4. Le prime due di ogni raggruppamento e le due migliori terze si qualificano alla fase a eliminazione diretta, dai quarti di finale alle finali per l’oro e per il bronzo. Le squadre giocheranno così in totale 6 partite. Il torneo maschile si disputerà il 24 e 25 luglio (prima della cerimonia di apertura, in programma venerdì 26), con la fase a giorni e i quarti di finale. Il 27 luglio sono in programma le semifinali e le due finali, oltre alle partite per i piazzamenti delle squadre eliminate nella prima fase. Le donne giocheranno invece dal 28 al 30 luglio.
Le squadre più rappresentative del rugby maschile sono Fiji, campioni olimpici sia a Rio che a Tokyo, Nuova Zelanda, Australia e Sudafrica. Nel torneo femminile, Australia e Nuova Zelanda vantano entrambe un oro a cinque cerchi (la prima a Rio e la seconda a Tokyo). L’Italia non sarà presente: Azzurri e Azzurre sono infatti presto stati eliminati nelle qualificazioni e da anni il movimento italiano continua a non decollare. Speriamo di vedere una nazionale italiana impegnata alle Olimpiadi di Los Angeles 2028 o non oltre Brisbane 2032, ma il rugby a 7 di Parigi è assolutamente da non perdere. Da un lato sarà emozionante scoprire giganti della specialità come il figiano Jerry Tuwai, l’argentino Marcos Moneta e l’americano Perry Baker tra gli uomini, l’australiana Charlotte Caslick e le neozelandesi Portia Woodman-Wickliffe e Michaela Blyde tra le donne. Dall’altro sarà di assoluto interesse vedere come si adatteranno al rugby a sette due protagonisti internazionali del rugby Union come il francese Antoine Dupont e l’australiano Micheal Hooper, capitani delle rispettive nazionali.