Chissà che cosa pensano davvero i mitici rivali Rafa Nadal e Roger Federer mentre Novak Djokovic si accascia felice ed estasiato sulla sacra terra rossa del Roland Garros dopo il terzo urrà sulla superficie che meno ama, che più gli ha resistito e che però gli consegna il record maschile di 23 Majors – uno più di Rafa -, a pari merito assoluto con Serena Williams, a una tacca dalla vetta ormai vicinissima di Margaret Smith Court. Chissà, al di là del tweet di congratulazioni che arriva da Maiorca quasi in tempo reale, come commentano col parentado mentre il primo tennista uomo ad aggiudicarsi tutti i Majors almeno 3 volte, che oggi toccherà le 388 settimane da numero 1 del mondo (7 anni e 4 mesi…), il campione di gomma con una volontà e una concentrazione di ferro, a 36 anni e 30 giorni, più anziano campione Slam (meglio anche in questo di Nadal), abbraccia i suoi cari in tribuna, compreso l’ospite Tom Brady, l’amico Tipsarevic e Guga Kuerten. Beandosi poi – finalmente – dei cori della gente, dei complimenti dell’ultimo avversario, Casper Ruud da Oslo, che ha smantellato come fa lui, dalle gambe, alle braccia, al tennis, al cuore., e si inchina: “Difficile spiegare quanto sei forte e fenomenale, e che ispirazione sei per tutti al mondo”. Chissà che rimpianti frullano per la testa ai mostri “Fedal” mentre lo vedono lanciato più che mai verso il Grande Slam, dopo gli Australian Open vinti a gennaio, Wimbledon dal 3 luglio, gli US Open dal 28 agosto. “Ovviamente un Grande Slam è un Grande Slam. Ogni giocatore sogna di essere su questo palco e vincerne almeno uno. Sono più che fortunato nella mia vita a vincere 23 volte, è una sensazione incredibile”.
CAMPIONE MODERNO
Ruud, allevato a Maiorca alla scuola da zio Toni Nadal, dà come sempre tutto. Che è tanto e l’anno scorso l’ha portato a due finali Slam più al Masters e al numero 2 mondiale, ma manca di grandissima qualità e di punti facili. “Contro Nole non basta mai: legge benissimo ogni punto, non puoi essere difensivo, devi essere aggressivo ma ti spinge a sbagliare ed è difficile fargli un vincente”. Per evitare la quinta sconfitta diretta non gli basta mezz’ora alla grandissima, alzando palle alte saponetta e spingendo negli angoli (“Lo smash che ho sbagliato sul 4-2 è stato devastante”) e non gli bastano altri 40 minuti alla grande fino al 6-6. Il primo set se lo prende comunque di forza volando (7-1) il padrone dei tie-break: 6/6 a Parigi. Ruud entra nella statistica col match Slam numero 100 vinto da Djokovic dopo aver firmato il primo set. Lo sprint del 6-3, intoccabile al servizio, è impressionante anche per l’esemplare 24enne. Ma, a pochi metri dal traguardo con la storia, nessuno potrebbe fermare quell’iradiddio che quand’è nella “zona” chiude ogni varco e s’infila in ogni spiraglio asfissando chiunque. Infatti, strappa il break sul 5-5 e firma il 7-5 decisivo dopo 3 ore 13 minuti. Inarrestabile. Così come quand’è sceso dalle montagne dove i genitori gestivano una pizzeria, quando si allenava sotto le bombe della Nato in un’ex piscina riempita di terra, quando è emigrato in Germania, quando Federer e Nadal lo sculacciavano perché gli faceva le imitazioni, irriverente: “Un giorno sarò il numero 1 e vincerò gli Slam”.
FIDUCIA
Dopo il grazie a Mbappé, Ibra e Giroud ospiti in tribuna. Nole recita umiltà: “Lascio dire ad altri che sono il più grande, per me sarebbe irrispettoso per tutti i grandi campioni di altre epoche che hanno costruito la strada”. Ringrazia soprattutto Federer, Nadal e Murray: “Mi sono sempre confrontato con loro, come batterli ha occupato gran parte dei miei pensieri negli ultimi 15 anni”. Rivela che la fiducia in se stesso gli viene dai genitori, da una mamma “roccia”, da un papà “trascinatore”, dalla prima maestra di tennis e di vita, Jelena Gencic, e dal maestro Niki Pilic: “Sono stato fortunato, mi hanno fatto realizzare i miei sogni. Il 95% della gente rideva di noi”. Ora ride lui.
Vincenzo Martucci (Tratto da il messaggero)