Rinascere si può. È la lezione che abbiamo imparato nel corso di questo strano Roland-Garros 2020, che in sessione straordinaria si è munito di sciarpa e cappotto, e vestito di luce: quella di Martina Trevisan. 26 anni, di Firenze, un trascorso segnato dall’anoressia di cui parla apertamente, ma anche da una carriera juniores brillante. Da ragazzina, infatti, è balzata agli onori delle cronache per aver raggiunto le semifinali di doppio negli Slam juniores di Parigi e Wimbledon, ed ottenuto un best ranking di 57 al mondo. Dai primi passi verso il professionismo a quelli compiuti sul Philippe Chatrier sotto lo sguardo attento di sua maestà Rafa Nadal, ci ha pensato l’allenatore di sempre Matteo Catarsi a guidarla. Un punto fermo nella vita della Trevisan da quando aveva appena 10 anni, ben prima di riuscire ad affermarsi contro giocatrici del calibro di Coco Gauff, Maria Sakkari, Kiki Bertens e raggiungere i quarti di finale di un Major. “I risultati di Martina possono fare da traino ad altre azzurre”, ha dichiarato il coach toscano al rientro dopo la grande impresa al Bois de Boulogne; parole che suonano come una dolce melodia in un momento in cui la speranza di nuova luce nel tennis femminile italiano, si è appena riaccesa.
Com’è stato il rientro dopo Parigi?
“È stato tranquillo, abbiamo ricevuto una bella accoglienza anche se ci sono stati parecchi impegni mediatici per Martina. Siamo stati a Milano per il Festival dello Sport di Gazzetta e in altri posti per fare delle interviste. Un pò se lo aspettava, ha disputato un bel torneo, se lo merita!”.
Ha iniziato ad allenare Martina da piccola, che ragazzina era la Trevisan?
“È sempre stata una combattente, grintosa e con le idee chiare. Come oggi, lavorava tanto e voleva fare le cose nel modo giusto”.
Che evoluzione ha avuto tennisticamente negli anni?
“Oltre ad allenarsi con me da ragazzina, dai 21 ai 23 è stata qualche anno a Tirrenia con la Garbin, lì ha perfezionato alcune cose tecnicamente, poi abbiamo lavorato molto sulla preparazione atletica e la prevenzione degli infortuni. Oggi ha preso più consapevolezza sulla gestione della partita, specialmente a livello mentalmente, il che le ha permesso di esprimersi meglio”.
Come ha vissuto il ruolo di tecnico che si porta una ragazzina dai primi passi nelle competizioni al Centrale di Parigi?
“Avendola seguita da piccola è stato abbastanza semplice il mio ruolo, la conosco bene come giocatrice e come persona. La mattina dei quarti ci siamo allenati sul Centrale con Sinner per prendere confidenza, mentre ad ora di cena eravamo seduti accanto a Nadal e Djokovic, che seguivano i match dai monitor. Rafa sarebbe dovuto scendere in campo dopo Martina quindi sapendo di essere osservata da lui ha avvertito un pò di tensione”.
Quanti margini di miglioramento ha Martina?
“È migliorata tanto sia dal punto di vista atletico che della reattività, Bertolucci di recente le ha fatto i complimenti. Di margine ce n’è ancora, adesso si sta lavorando dal punto di vista della prevenzione con un preparatore atletico, mentre tennisticamente credo possa crescere ancora col servizio, il gioco al volo in avanzamento e la sensibilità”.
Ci sono altre superfici sulle quali potrebbe esplodere oltre alla terra rossa?
“Può giocare molto bene anche sul sintetico all’aperto, ci si allena spesso. Se riuscisse a fare più gioco e ad aprirsi gli angoli da mancina, anche sulla’erba potrebbe fare bene”.
Quando crede sia scattato “quel qualcosa” che le ha consentito di fare il salto di qualità?
“È successo in Australia, quando ha vinto l’ultimo turno di qualificazione con la Bouchard e durante la partita con la Kenin, la quale ha poi vinto il torneo. Da quel momento ha acquisito maggiore fiducia e consapevolezza, che le hanno poi permesso di raggiungere ottimi risultati anche a Parigi”.
“Sapeva di essere osservata da Nadal”
A Parigi, in particolare, cosa ha fatto la differenza?
“L’atteggiamento. Ha giocato punto dopo punto senza pensare allo score o a chi avesse di fronte. Dopo ogni vittoria tornava ad allenarsi con la stessa mentalità positiva ed abbiamo studiato bene le avversarie”.
In quale partita le è piaciuta di più al Roland Garros?
“Mi è piaciuta molto con Coco Gauff e Maria Sakkari. Stanno entrambe esprimendo il loro miglior tennis ma contro la Gauff è stata una guerra: la ragazzina non voleva assolutamente perdere. Sono state due partite non difficili, di più!”
A Parigi vi siete allenati insieme a Jannik Sinner prima dei quarti di finale, è stato un bel torneo anche per lui. Riccardo Piatti ha dichiarato che la sua fortuna forse è stata saltare la fase juniores, da allenatore cosa ne pensa del suo percorso?
“Credo che il percorso giovanile juniores sia molto importante per la crescita di un giocatore ma si tratta di scelte personali. A volte la carriera giovanile può logorare e Piatti magari ha preferito incanalare le energie di Jannik in un’altra direzione, visto anche come si allena e l’attitudine che ha. Sinner ha un carattere diverso, è un’eccezione, inoltre viene dallo sci che è uno sport individuale che richiede una certa impostazione e serietà”.
Martina invece ci è passata per i tornei giovanili, anche con discreti risultati, che esperienza è stata per lei?
“Sicuramente positiva ed utile. È stato un percorso importante e valido in cui a 14-15 anni era già nei tabelloni Slam a fare quarti e semifinale. Se non avesse preso una pausa dal tennis la tappa immediatamente successiva sarebbe stata quella dei tornei WTA”.
Secondo lei quanto conta effettivamente una buona carriera juniores?
“Se intrapresa nella maniera giusta, ripaga. Lo dimostra il fatto che qui in Toscana abbiamo un torneo a Santa Croce con un albo d’oro giovanile notevole, troviamo giocatori come Muster, Medvedev, Kasatkina, Swiatek… Su 10 giocatori che hanno vinto qui, 7 sono arrivati ai vertici della classifica mondiale”.
Ci troviamo in un momento particolare per il tennis italiano, dopo un periodo molto florido per il femminile è arrivato il turno dei ragazzi, che si stanno motivando a vicenda. Siamo sulla strada giusta per riprenderci anche in ambito WTA? Martina potrebbe fare da traino?
“Certo. Anche nel femminile le ragazze si stanno trainando l’un l’altra: la Cocciaretto è arrivata in finale in Repubblica Ceca e Martina ha preso il buon esempio da lei prima di Parigi. Adesso abbiamo un bel gruppetto con la Errani, Gatto Monticone, Paolini… il risultato di Martina può motivare, anche se i successi Slam della generazione precedente sono difficili da raggiungere”.
Quando siete arrivati a Parigi l’idea era quella di giocare qualche ITF dopo… e adesso cosa succede?
“La programmazione è cambiata dato che da oggi è entrata a far parte delle prime 100 al mondo. Per ora lasciamo stare gli ITF, peraltro molti cancellati causa covid. Il 9 novembre è stato confermato il torneo di Linz quindi si iscriverà lì, dopodiché penseremo a prepararci per l’Australia”.