Gatopardo è un periodico digitale che ha preso il nome direttamente dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: Il gattopardo. Racconta cultura, attualità e moda dell’America. Quella del sud in particolare. Abraham Jiménez Enoa è un giornalista indipendente che sul Gatopardo ha una rubrica tutta sua.
Il titolo lancia una speranza di informazione.
Desde el malecón: Cuba news.
Il Malecon, ufficialmente Avenida de Maceo, è una suggestiva passeggiata a mare, un’ampia arteria a sei corsie sulla costa settentrionale de L’Avana. Punto di incontro di amanti, poeti, ricercatori, filosofi e pescatori. Lì si infrangono le onde che bagnano l’isola.
Notizie da Cuba, dice la seconda parte del titolo.
Ma il sottotitolo smentisce immediatamente questo concetto.
Un reporte de Abraham Jiménez Enoa desde la isla donde no hay noticias.
Un racconto di Abraham Jiménez Enoa dall’isola dove non ci sono notizie.
Questi i primi due protagonisti della storia.
Il terzo è, senza alcun dubbio, il personaggio che gode di maggiore visibilità. È un uomo che il mondo dello sport conosce molto bene.
Ha vinto tre Olimpiadi e sei titoli Mondiali. Il settimo, a Houston nel ’99, gli è stato negato da uno scandaloso verdetto che ha favorito lo statunitense Michael Bennett. Per protesta l’intera squadra cubana, dopo avere avuto l’autorizzazione via telefono da Fidel Castro, aveva sfilato attorno al ring e se ne era tornata a casa.
Il pugile in questione ha disputato 383 incontri, vincendone 362.
Felix Savon è il suo nome, uno dei dilettanti più conosciuti nella storia di questo sport. È un peso massimo, 1.98 di altezza per 91 chili di peso. Un vero colosso.
Martedì scorso Abraham Jiménez Enoa ha scritto sul Gatopardo la sua ultima storia in ordine di tempo. E ha raccontato di Savon che è in prigione da più di un mese. È stato arrestato, dice il giornalista, il 30 settembre scorso.
Per uno strano caso del destino, nello stesso giorno in cui trent’anni fa nel Palazzetto Darling Habour di Sydeny batteva, nella finale dei pesi massimi, il russo Sultan Ahmed Ibragimov e conquistava il terzo oro olimpico uguagliando i mitici Teofilo Stevenson e Lazslo Papp.
L’accusa è pesante: pedofilia. Avrebbe abusato di un dodicenne. E non sarebbe stata la prima volta che il campione avrebbe ricevuto queste accuse. Finora, dice sempre Jiménez Enoa, il governo cubano era riuscito a proteggerlo. Finora erano riusciti a tenere nascosta la notizia.
Avevano paura di rovinare l’immagine del campione, dello sport cubano, dell’isola.
Il cronista racconta la storia attraverso testimonianze che ha ricevuto dall’interno del Combinado del Este, il carcere di massima sicurezza dell’Avana. Una volta in cella Savon si sarebbe chiuso in un totale mutismo, seduto in un angolo si sarebbe rifiutato di parlare con chiunque. Stesso atteggiamento durante le rare uscite fuori dalla cella.
Normalmente gli stupratori sono accolti da severe punizioni fisiche da parte degli altri detenuti. Vengono picchiati senza pensarci tanto su.
Con Savon sarebbe andata diversamente. E non solo per la stazza e per l’abilità pugilistica. I compagni di prigione avrebbero cercato di consolarlo perché rispettavano il valore delle sue imprese. Alla fine sarebbero riusciti ad ammorbidirne la resistenza, a farsi raccontare le sue gesta.
Nessuno però in questi quaranta giorni è andato a fargli visita. L’unica eccezione è rappresentata da Javier Sotomayor, ancora campione del mondo di salto in alto con 2,45, che lo avrebbe incontrato, trovandolo molto giù, al limite della depressione.
Ora Felix Savon, cinquantuno anni lo scorso 22 settembre (otto giorni prima dell’arresto), avrebbe cambiato carcere.
Molti organi di informazione cubani hanno ripreso lo scoop di Jiménez Enoa, la stampa del mondo intero ne sta parlando.
Se fosse confermata, sarebbe davvero una storia maledetta.
Brutta per il campione.
Terribile, tragica per la vittima che, innocente, soffrirebbe per sempre a causa di un atto criminale crudele, vigliacco e senza alcuna attenuante.
Chi ha sbagliato paghi, pesantemente.
(tratto dal sito https://dartortorromeo.com/)