Ancora tu. Sembra un miraggio anche a lui: vent’anni di fila agli Australian Open a Melbourne, che poi sono anche vent’anni d’amore con Mirka, allora collega slovacca dal cognome Vavrinec, oggi signora Federer. Roger Il Magnifico non solo c’è ancora, ma è pure il campione uscente delle ultime due edizioni (e di sei complessive) della prima prova stagionale Slam ed il secondo favorito dei bookmakers per la vittoria finale – a 6.50 – , a dispetto dei 37 anni suonati e della classifica che gli antepone il redivivo “Cannibale” Novak Djokovic (a 2.15) e “Lazzaro” Rafa Nadal ( a 10), che resuscita appena sente il profumo del grande tennis.
La scommessa è giusta: RogerExpress è tutto un sorriso, in linea con l’etichetta Happy Slam del mega-torneo “down under” che allunga le vacanze estive e riabbraccia tutti i protagonisti, belli carichi di energie e di speranze. Anche se in realtà, sul cemento gommoso, la pacchia dura poco, sotto il sole che brucia anche a 40 gradi, assediati da 743mila spettatori, contro tutte quelle facce col coltello fra i denti, i giovani, promossi dal circuito minore come i veterani, vecchi solo all’anagrafe, a caccia degli ultimi giorni da leoni prima di tornare umani. Anche perché i denari in ballo sono tanti: dai 75mila dollari australiani del primo turno ai 4.100mila del titolo di singolare.
Ma la sopravvivenza in Australia è durissima. Lo sa bene Federer che le ultime due volte l’ha spuntata solo allo sprint, contro Nadal e Cilic, con l’aiutino della programmazione agevolata: l’hanno fatto giocare solo di sera, sul centrale intitolato al mitico Rod Laver (l’unico che ha chiuso due volte il Grande Slam). Avrà il pubblico alleato più che mai, anche in modo rude, antipatico contro i rivali diretti. Il sorteggio gli ha disseminato la strada di mine come Tsitsipas, Basilashvili, Khachanov e Bautista Agut, ma l’ha inserito nella parte bassa, con un Rafa ancora acciaccato e senza partite nelle gambe, che avrà le sue gatte da pelare contro Anderson, Isner, Dimitrov, magari Berdych.
In alto, in senso figurato, come tabellone, e anche concreto, come classifica, come risultati, come classifica e come fiducia, Djokovic supera perfino Roger nella gara dei sorrisi e della disponibilità: in allenamento, ha scherzato l’ex Fab Four, Andy Murray dalle anche sbilenche, ha giocherellato nell’esibizione contro l’Avatar a sua immagine e somiglianza, si sente di nuovo il più forte e non si preoccupa di certo dei primi ostacoli di crociera, come il ritrovato Tsonga e l’acerbo Shapovalov. Più duro sarebbero poi l’intelligente Medvedev e magari Nishikori, una tantum, senza cerotti. Poi il super-super-serbo si affaccerà allo spicchio dei grandi dubbi: contro Sascha Zverev finora inadatto agli Slam e con la bua al tendine d’Achille, contro il rientrante Wawrinka, contro pazzerello Kyrgios, contro bum bum Raonic e contro Amleto Thiem.
Il transito in quel cerchio di dannati, anche come dispendio di energie, segnerà il destino del “campione di gomma”: volerà al titolo numero 15, ripartirà alla rincorsa della storia puntando al Grande Slam e al record di 20 trionfi di Federer o frenerà clamorosamente dopo la poderosa accelerata di Wimbledon-Us Open 2018?
Fra le donne, Serena, da campionessa uscente e 7 volte regina di Melbourne, peraltro incattivita dagli ultimi autogol nelle finali di Wimbledon e Us Open, e sempre a caccia dello storico aggancio al record di 24 Slam di Margaret Smith Court, è la favorita dei bookmaker (a 5). Ed è messa benissimo, nella parte alta del tabellone, con la numero 1 del mondo, Halep, seconda favorita dei bookmakers (a 12). La sua speranza è di entrare in forma per i quarti dove dovrebbe incrociare Karolina Pliskova e magari prendersi la rivincita della figuraccia di Flushing Meadows contro Naomi Osaka (anche lei data a 12) in semifinale. Sempre che la baby nappo-statunitense sia guarita dalla sbornia di New York e sia in grado di dribblare le mine vaganti Azarenka, Hsieh e Svitolina (anche lei a 12).
La seconda metà del tabellone è molto più dura, con la numero 2 del mondo, la sempre più solida e convinta Angelique Kerber (pure lei data a 12 dai bookmakers) e Kvitova, che picchia più forte di tutte, ma più di tutte può risentire dell’estate australiana, e un nugolo di lottatrici, da Wozniacki a Sabalenka – l’outsider dei telecronisti ESPN, Chris Evert e Patrick McEnroe -, da Ostapenko a Sharapova, da Barty a Tsurenko.
Una vera lotteria: negli ultimi otto Slam ci sono state altrettante regine diverse, strada facendo ci sono state sorprese giovani ma, in Australia, da Azarenka 2012, vincono solo le veterane. Fra gli uomini, l’eta Slam si alza ancor di più: l’ultimo giovane a trionfare è stato il 20enne Juan Martin Del Potro agli Us Open 2009 e, agli Australian Open, nel 2008, il coetaneo Novak Djokovic. Poi i soliti noti hanno gridato che il tennis non è paradiso dei giovani.