Ascolta la puntata del podcast “Distinti Saluti”:
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Può una monetina decidere le sorti di una squadra? Se ti chiami Bologna probabilmente sì perché il destino regala, ma al tempo stesso richiede gli interessi. In una città che sogna l’approdo in Champions League, molti si sono scordati come il Dall’Ara abbia già ospitato i match europei della squadra felsinea, costretta ad affrontare tre sfide di Coppa dei Campioni in una sola tranche.
Erano i tempi in cui lo stadio si chiamava Comunale, i rigori non erano ancora contemplati e le partite si potevano decidere con il lancio di una monetina. Una situazione tutt’altro che semplice per una debuttante al “Grande Ballo” come il Bologna di Fulvio Bernardini, reduce dai festeggiamenti per lo scudetto vinto ai danni della Grande Inter.
E’ l’estate del 1964 e la formazione emiliana non sta passando uno dei momenti migliori della sua storia. Il ritiro estivo a Pievepelago non è bastato a Giacomo Bulgarelli e compagni per smaltire il clima d’euforia e tornare in forma in vista dell’esordio previsto per il 9 settembre 1964 allo Stadio Emile Versè di Bruxelles, casa dell’Anderlecht campione del Belgio e già capace di sfiorare la semifinale europea. Il Bologna non sta benissimo, le amichevoli non sono state esaltanti e i problemi in campo si vedono tutti.
La prima pagina de “L’Unità” dedicata allo scudetto del Bologna
Harald Nielsen non è più quell’attaccante prolifico capace di performare le difese di mezza Italia, il centrocampo guidato da Giacomo Bulgarelli, Helmut Haller e Marino Perani è in balia del gioco avversario, motivo per cui non resta far altro che trincerarsi in difesa e aspettare che passi la tempesta. Quando il match sembra essersi addormentato, ecco spuntare Paul Van Himst che non si fa pregare e infila la difesa emiliana impegnata a non farsi del male.
All’epoca la mezzapunta dei Paars-wit è un’autentica bandiera del calcio belga tanto da spaventare gli uomini di Bernardini, incapaci di reagire. La sfida si chiude quindi sull’1-0 per l’Anderlecht con il Bologna costretto a ribaltare il risultato fra le mura amiche per tenere acceso un flebile lume di speranza.
Il gol di Enzo Pasciutti al ritorno al Comunale
Un mese dopo il Comunale è una bolgia, quarantamila bolognesi occupano i posti della struttura cittadina per spingere la propria squadra del cuore e i giocatori rossoblù rispondono subito presente aggredendo la partita come dei mastini. Ezio Pascutti porta avanti i felsinei al 57’, Nielsen raddoppia al 75’ e a quel punto la qualificazione appare a un passo come confermato dal gol sbagliato da Haller nel finale. Come spesso accade nel calcio, rete mancata è sinonimo di rete subita ed ecco che all’89’ un tiraccio di Jacques Stockman supera William Negri.
Per fortuna i gol in trasferta non contano, ma gli aspetti positivi finiscono qui visto che non sono previsti tempi supplementari, ma uno spareggio in campo neutro, per la precisione al Camp Nou di Barcellona il 14 ottobre successivo. Chi vince affronterà il Liverpool e si conquisterà un’affascinante trasferta in Inghilterra. complice un ispirato Bulgarelli, un Haller eccezionale, il Bologna crea gioco sfruttando anche le tattiche difensive di Paride Tumburus e Francesco Janich, decisi a interrompere ogni azione avversaria.
La fortuna non è però dalla parte degli emiliani complice un Nielsen nuovamente appisolato e capace di sprecare le uniche occasioni buone che gli capitano sui piedi, un Pasciutti fuori dal gioco e un Perani che ci prova più volte senza però trovare gli spazi giusti. A metterci del suo è anche il destino che nega la rete a Pasciutti che, battuto Jean-Marie Trappeiners, spedisce dritto sulla traversa.
Il momento del “tiro della monetina” al Camp Nou
Niente rigori, si passa direttamente alla temutissima monetina, cinque pesetos estratti dall’arbitro spagnolo Daniel Zariquiegui Izco che convoca al proprio cospetto i due capitani Mirko Pavinato e Martin Lippens, giurati d’eccezione per l’occasione. Se esce l’aquila passa il Bologna, se esce il viso di Francisco Franco passa l’Anderlecht. Nemmeno la monetina vuole prendere una decisione ficcandosi nel terreno fangoso e rimanendo in piedi a metà. Zariquiegui la riprende in mano e la rilancia, questa volta facendola atterrare sull’aquila. La faccia scoperta è quella di Franco e ad Anfield ci va l’Anderlecht.
“You’ll Never Walk Alone” caro Bologna, ci sarà tempo per rifarsi, soprattutto ora che alla guida della squadra c’è un mastino come Thiago Motta e al centro dell’attacco un certo Joshua Zirkzee.