Dell’Araba Fenice si dice che esiste, ma che nessuno l’ha mai vista. Del quadruplo Axel si metteva in dubbio persino l’esistenza. Ma adesso, dopo il Libero Uomini olimpico di Pechino 2022, si può dire che esiste davvero e che l’hanno visto in tanti. Non perfetto, vabbé, sottoruotato e con caduta, ma ufficialmente riconosciuto dai giudici, tutto secondo la tabella dei punteggi Isu: il quadruplo Axel vale 12.50 di punteggio base, 10 se è sottoruotato, e in quest’ultimo con una deduzione di 5 punti del Grado di esecuzione (Goe) quando gli viene assegnato il meno 5, il voto più basso che si dà solo quando si verifica la caduta. Totale: 5 punti assegnati al giapponese Yuzuru Hanyu (contro i 18.75 del massimo possibile nel caso di esecuzione perfetta: 12.50 di base più 6.25 di Goe con tutti +5 come voto), il primo uomo a tentare in gara questo salto impossibile.
L’ARABA FENICE E’ VIVA
Da tempo si parlava di questo salto che Hanyu stava provando in allenamento e, poco alla volta, le voci diventavano sempre più insistenti, finché, alla vigilia del programma Libero del singolo uomini, lo stesso Hanyu ha annunciato che l’avrebbe tentato. E così è stato. Con poca fortuna, sì, ma il salto è stato completato e che il doppio oro olimpico 2014 e 2018 sia rimasto fuori dal podio, solo quarto, non inficia il significato storico di quanto avvenuto a Pechino. Magari i lettori italiani non ci avranno fatto molto caso, anche perché sui giornali nazionali, il giorno dopo, non pare ci sia stata traccia di questo quadruplo Axel, ma che sia stato compiuto non è una leggenda in stile Araba Fenice, è tutto vero. Certo, la prima apparizione non ha avuto lo scenario trionfale che ci si sarebbe aspettato, come in una favola, ma questa è la realtà e certi progressi si compiono a piccoli passi, tenendo conto che questi atleti sono grandi campioni, ma anche uomini con i loro limiti e chi sta seduto in poltrona non deve dimenticare lo sforzo sovrumano che loro compiono per ogni salto, figuriamoci per il quadruplo Axel, salto davvero ai limiti delle possibilità umane. Si arriverà, nemmeno senza aspettare tanto, anche a un quadruplo Axel eseguito alla perfezione, ma tutto sarà partito da quello eseguito da Hanyu a Pechino, sottoruotato e con caduta, ma ugualmente pietra miliare del pattinaggio artistico su ghiaccio.
Mi permetto di dire, visto che mi autorizzo da solo, che il quadruplo Axel non è una sorpresa per i lettori di questo sito. Nel 2018, dopo i Mondiali di Milano, scrissi, a proposito di Hanyu, Chen e a questo salto incredibile: “Si deve tentare di arrivare al mitico quadruplo Axel. Un traguardo impossibile? Non direi. Credo che ci possano arrivare entrambi, magari ci riuscirà Nathan Chen per primo, perché ha mostrato una dose di coraggio e “incoscienza” che può essere decisiva nell’attacco a questo limite, e Hanyu a quel punto sarà costretto a tentarlo anche lui per non compromettere le possibilità di vittoria”. Nathan Chen non ne ha avuto bisogno, Hanyu sì ed è stato lui il primo a farlo. Ricordo che su alcuni siti del settore qualcuno si divertì a sbeffeggiare la mia ipotesi. Adesso, col permesso di tutti e anche senza permesso, rido io.
IL PIANETA CHEN
Una domanda che ci si è posta all’annuncio del quadruplo Axel è se questa decisione sia stata presa da Hanyu perché si è reso conto di avere ormai scarsissime possibilità di oro e poche di podio dopo la prova del Corto: ottavo posto con 95.15 punti, il quadruplo Salchow iniziale abortito, quindi zero punti, e il terzo posto distante 10.75 punti, per non parlare del primo, di Nathan Chen, lontano ben 18.82 punti! E’ un’ipotesi plausibile, anche se va detto che era ormai da molto tempo che si sapeva con certezza che Hanyu lo stava provando in allenamento. Inoltre, quella che era sembrata una scusa per il fallimento del quadruplo Salchow (Hanyu era andato platealmente a indicare il punto nel ghiaccio da dove avrebbe dovuto spiccare il salto, facendo intendere che c’era un buco provocato da un precedente atleta) non doveva esserlo poi tanto se è vero che nel Corto i successivi due elementi di salto Hanyu li aveva eseguiti molto bene e con grande sicurezza: il triplo Axel (Goe 3 e 4 in maggioranza) e il quadruplo Lutz più triplo Toeloop (cinque 4 di Goe e due 3). Insomma, oltre alla necessità di rimontare posizioni, Hanyu dava la sensazione di essere tornato a una forma più che decente. Tutto però si è rivelato vano di fronte alla prova di Nathan Chen. Infatti, anche assegnando ad Hanyu una prova perfetta sul quadruplo Axel (18.75) e sul successivo quadruplo Salchow (14.55), anche questo concluso con caduta, quindi con 33.30 punti in più, il suo punteggio nel libero sarebbe stato di 221.36, appena 3 punti più di Nathan Chen, ma sempre inferiore al record assoluto dello statunitense nel programma libero, 224.92, ottenuto nella finale del Grand Prix 2019. Quindi, anche con una prestazione perfetta, Hanyu resterebbe comunque sotto i punteggi di Chen, che per lui apparirebbe come di un altro pianeta. Ed è questo il punto più importante di tutti.
IL DOMINIO ANNUNCIATO
Quello di Nathan Chen è un dominio che era stato annunciato, paradossalmente, nel giorno della sua sconfitta più dolorosa, all’Olimpiade invernale 2018 di Pyeongchang. Nel Corto, lo statunitense è un disastro, cade su tutti e tre gli elementi di salto del programma, prende solo 82.27 punti ed è addirittura 17mo, con Hanyu primo a 111.68 punti. Nel Libero, però, Chen si scatena e dà una lezione a tutti, a cominciare da Hanyu. La sua prova è perfetta, con sei salti tripli, da soli o in combinazione, mai successo prima: Lutz, Flip più doppio Toeloop, Flip, Toeloop più triplo Toeloop, Toeloop, Salchow, triplo Axel e per finire triplo Flip-Euler-triplo Salchow, per un punteggio di 127.64 nel tecnico e 87.44 nell’artistico, totale 215.08, miglior prova nel Libero, contro i 206.17 di Hanyu (109.55 e 96.62), secondo punteggio nel Libero. Il risultato finale è sacro, Hanyu è campione olimpico per la seconda volta di fila, ma il significato tecnico è tutt’altro: Nathan Chen, con una prova appena decente nel Corto, avrebbe vinto l’oro, che alla fine sia stato solo quinti, rimontando 12 posizioni, fa capire che da questo momento è lui il più forte e che nelle prossime gare Hanyu non potrà fare altro che inseguire. E così è stato. Tre titoli mondiali consecutivi, nel 2018 senza Hanyu, nel 2019 e 2021 con Hanyu in gara (nel 2020 non si sono disputati causa Covid), Grand Prix 2019 (contro Hanyu), 2017 e 2018, e infine l’oro olimpico a Pechino. Come dire: non c’è gara. Il dominio assoluto. E resta l’interrogativo: a Nathan Chen basterà questo vantaggio o riterrà opportuno incrementarlo tentando anche lui il quadruplo Axel?
LA CORSA A OSTACOLI
Dal secondo oro olimpico in poi, per Yuzuru Hanyu il cammino è stato una vera corsa a ostacoli. E’ anche vero che ha avuto problemi fisici non leggeri, è rimasto fermo, ha recuperato, ma anche quando è apparso nella migliore forma fisica si è verificato qualcosa di inatteso e che è passato quasi inosservato, ma soprattutto che era già accaduto sin dal 2017: Hanyu non ha mai completato un programma Libero senza errori o almeno senza Goe negativi. E questa pecca si è acuita nel corso degli anni, fino ad arrivare a programmi Liberi con sempre più cadute e salti mancati. Messi insieme, appaiono sconcertanti.
2017 World Team Trophy – 200.49 punti, 106.93 nel Libero: Salchow semplice con Goe meno 2; Axel semplice, Goe zero e meno 1; quadruplo Toeloop-1 Rittberger-triplo Salchow, Goe meno 1.
2017 Rostelecom Cup – 195.92 punti, 101.54 nel Libero: quadruplo Salchow con Goe zero e meno 1; doppio Toeloop invece di quadruplo, Goe zero.
2018 Olimpiade Pyengchang – 206.17 punti, Libero 109.55: quadruplo Toeloop ripetizione, Goe meno 2; triplo Lutz, Goe meno 2.
2018 G.P. Helsinki – 190.43 punti, 98.01 nel Libero: quadruplo Rittberger sottoruotato, Goe meno 3; quadruplo Toeloop sottoruotato, Goe meno 1; quadruplo Toeloop-triplo Axel, Goe meno 1.
2018 Rostelecom Cup – 167.89 punti, Libero 78.25: triplo Flip con filo dubbio; quadruplo Toeloop-Euler-triplo Salchow degradato, Goe meno 3 e 4; triplo Axel con caduta, Goe meno 5; Axel semplice invece di triplo, Goe meno 2 e 3.
2019 Mondiali Saitama – 206.10 punti, Libero 110.26: quadruplo Salchow sottoruotato, Goe meno 2 e 3.
2019 Skate Canada – 212.99 punti, Libero 116.59: quadruplo Rittberger, Goe meno 1.
2019 NHK Trophy – 195.71 punti, Libero 101.57: doppio Toeloop invece di quadruplo, Goe zero e meno 1; quadruplo Toeloop-triplo Toeloop sottoruotato, Goe meno 1.
2019 Finale Grand Prix – 194 punti, Libero 100.36: quadruplo Toeloop-Euler-triplo Flip sottoruotato, Goe meno 2 e 3; Axel semplice invece di triplo, Goe zero e meno 1.
2021 Mondiali Stoccolma – 182.20 punti, Libero 89.78: quadruplo Rittberger sottoruotato, Goe meno 1; quadruplo Salchow non completo, Goe meno 4 e 5; triplo Axel, Goe meno 1; triplo Axel ripetizione, Goe meno 2 e 3.
2021 World Team Trophy – 193.76 punti, Libero 99.26: Salchow semplice invece di quadruplo, Goe meno 1.
CONFRONTO IMPARI
In molte di queste stesse gare c’era anche Nathan Chen e il confronto è impietoso per Yuzuru Hanyu. Lo statunitense ha completato in queste e in altre manifestazioni programmi liberi senza errori e senza alcun Grado di esecuzione negativo. Risalta quindi ancor più la differenza. Hanyu ha ottenuto prove non negative, anche se non perfette, solo ai Mondiali di Saitama e allo Skate Canada del 2019, comunque con Goe sotto lo zero in un elemento di salto. Bisogna risalire al 2016 per trovare prove di Hanyu con Goe tutti positivi. Anche una prova con un paio di Goe negativi può essere sufficiente per vincere contro avversari normali, non contro Nathan Chen, e infatti in questi ultimi anni sono arrivate solo sconfitte per il giapponese. Questo non vuol dire che Hanyu sia a fine carriera, se intendiamo come fine carriera l’impossibilità di vincere medaglie, perché a Pechino senza lo zero sul Salchow nel Corto sarebbe arrivato sicuramente al bronzo. Ma sicuramente è a fine carriera per i titoli più prestigiosi perché non ce la fa più a reggere fisicamente un programma di salti che gli permetta di competere con Nathan Chen e adesso anche con altri giapponesi a cominciare da Yuma Kagiyama, 19 anni da compiere il 5 maggio. Solamente lui può sapere se combattere per un podio e non più per l’oro gli basterà. Il quadruplo Axel, che sicuramente riproverà per arrivare a un’esecuzione pulita, può essere il suo canto del cigno.