Più dell’orgoglio, poté l’imprecisione. Potremmo sintetizzare così, parafrasando il sommo poeta che si riferiva a Farinata degli Uberti che si mangiò il figlio perché divorato dalla fame, per descrivere l’indomito, sgangherato e crudele secondo tempo degli azzurri. Che le hanno provate tutte e anche di più per segnare la meta della bandiera, per non lasciare lo sparuto ma altrettanto indomito pubblico dell’Olimpico con uno zero sul tabellone, ma non c’è stato niente da fare. Applausi doverosi per questi ragazzi, che ci hanno provato seppur travolti da un mare di frustrazione e delusione, ma se non riesci a trovare lucidità per l’intero svolgersi dell’azione offensiva, beh, il rugby è uno sport bellissimo, ma anche estremamente crudele ed inflessibile. La meta non la fai, anche se in termini di cuore e generosità sarebbe sacrosanta. Ma l’Italia non ha fallito nel secondo tempo, dove, non ci stancheremo mai di ribadirlo, ha dimostrato grande generosità. Ha fallito nel primo tempo, quello in cui invece di dare continuità all’ottima prima frazione di Parigi, è tornata l’Italia che fallisce puntualmente la prova del nove, ben lontana dal giocare alla pari degli avversari inglesi. È un peccato mortale, perché questi ragazzi meritano e soprattutto possono dare di più, ma il 21-0 con cui si chiudono i primi 40 minuti non fa una piega e rispecchia perfettamente quanto visto in campo. Un’Italia imprecisa e pasticciona, un’Inghilterra non trascendentale (anzi fallosa anche lei nella controllo e nella trasmissione dell’ovale) ma troppo concreta per mettere la vittoria in discussione contro questi azzurri. Anzi, per mettere i discussione anche la sola possibilità per gli italiani di segnare una meta che sia una. E così finisce con la nazionale maggiore che chiude il suo score a zero, esattamente come capitato all’Inghilterra Under 20 venerdì sera al Monigo di Treviso, nel primo storico successo di una selezione azzurra al Sei Nazioni contro l’Inghilterra.
Già, cos’è successo venerdì sera a Treviso? È successo che gli azzurrini dell’under 20 hanno fatto la storia.
A Monigo (TV), Italia – Inghilterra 6-0
È la prima vittoria italiana contro l’Inghilterra, è anche la prima volta che l’Under 20 inglese chiude a 0. Vincere 6-0 richiama un punteggio più tennistico che rugbistico, un set dominato (un bagel direbbero gli esperti della pallina di feltro), ma qui è una vittoria per un’inezia, un ciuffo d’erba. Perché non si sono segnate mete, poco più di uno 0-0. Solo che la partita è stata tutt’altro che piatta e il ciuffo d’erba, per meglio dire i due ciuffi d’erba (ossia i due calci piazzati di Teneggi) non sono casuali e trasformano lo 0-0 in una vittoria storica, inattesa e stupenda.
Chi di 0 ferisce di 0 perisce ci hanno detto oggi gli inglesi, e la truppa di Kieran Crowley lascia il pubblico di casa con la testa alta dell’orgoglio ma la delusione atroce di chi, ancora una volta, non è riuscito a dare continuità a una bella prova, la sfida di 7 giorni prima a Parigi. Sulle rive della Senna, gli azzurri hanno giocato alla pari coi francesi per almeno un tempo. Oggi a Roma, invece, una partita alla pari non c’è mai stata. Dispiace, il rugby ha dato agli azzurri una lezione durissima. Ora i ragazzi di Crowley hanno due settimane per elaborare la rabbia e ripresentarsi al meglio il 27 febbraio a Dublino contro l’Irlanda. Oggi l’Italia esce sconfitta, ma una sconfitta è tale solo se non ci si rialza. Forza azzurri!
LA CRONACA
A Roma, Inghilterra – Italia 33-0
Deludente il colpo d’occhio dell’Olimpico, spalti molto poco gremiti e non è (solo) per le norme anticovid. Purtroppo l’Italrugby deve riconquistare la fiducia del pubblico, non è una novità. Gli inglesi invece non deludono, sono in 10.000 a cantare “God saves the Queen“.
Dopo 10 minuti interlocutori, con un’Italia che prova a mettere pressione agli avversari, il XV della rosa va in meta alla prima iniziativa d’attacco, con Marcus Smith, trasformata. Su due folate offensive azzurre, gli italiani arrivano bene sui 22 avversari ma non riescono a rimanerci, così al primo vero capovolgimento di fronte arriva la seconda meta dei bianchi di Albione. L’Italia si fa vedere con una bella azione alla mano e una sgroppata lungo la linea laterale di Mori, ma non basta. L’Inghilterra, pur non impeccabile nel controllo dell’ovale, alza il ritmo tagliando le gambe agli azzurri, e con un balzo quasi circense Itoje decolla dalla maul e atterra in meta, la terza del XV di Eddie Jones. Fortunatamente, il n.5 Isiekwe si frappone irregolarmente nella maul tra Itoje e gli azzurri, così la metà è annullata. L’inerzia del match è a senso unico, l’Inghilterra attacca, l’Italia difende e soffre. Però per due volte sembra sul punto di capitolare e invece esce con un calcio a favore. Prima esulta Lucchesi, poi Ceccarelli, quasi come avessero segnato due mete. Sembra che, paradossalmente, gli azzurri siano i più cinici e possano chiudere sullo 0-14 un primo tempo in cui l’Inghilterra meriterebbe di più. Il campo però non mente mai, specie se gli azzurri mostrano una sconsiderata frenesia: un passaggio per nessuno di Varney e un successivo break dei leoni di Sua Maestà ci condannano a chiudere col pesante passivo di 21-0. Il bel primo tempo di Parigi non ha avuto continuità nel primo tempo di oggi.
Nel secondo tempo la musica non cambia: attacco ben imbastito degli avanti inglesi, sopraggiungono i tre quarti, Smith trova un assist per Daly e per l’Inghilterra arrivano quarta metà e punto bonus, per l’Italia la sentenza definitiva sul match.
Gli azzurri hanno perso, è la sconfitta consecutiva n.34, ma non ci stanno a uscire dall’Olimpico senza lottare fino alla fine, così un’azione ben orchestrata fa recapitare la palla a un Monty Ioane che mette la dinamite nelle gambe e fa 20 metri scanditi dalle urla di un Olimpico che si sveglia dal torpore della rassegnazione. Purtroppo la retroguardia di Eddie Jones è implacabile e anche questa iniziativa finisce in un nulla di fatto. Gli uomini di Crowley, comunque, non ci stanno a chiudere a zero punti, così insistono e un’azione prolungata sembra il prorologo all’agognata meta. Non è così, perché il generoso Fusco pecca in… generosità, nel senso che si butta in avanti contro tutto e tutti, finendo per isolarsi. Tenuto a terra e palla agli inglesi.
La fatica è al massimo, la frustrazione se possibile di più, ma l’Italia insiste, il pubblico lo capisce e la sostiene, ma quando Marín sbaglia un facile passaggio, gli inventori del gioco non perdonano, segnando la quinta meta. Finisce così, crudelmente, 33-0, ma il risultato del campo rispecchia quanti hanno espresso le due squadre.