C’è una novità in Coppa Italia che potrebbe oscurare, oppure amplificare, la finale di sabato 16 aprile a Parma tra Fiamme Oro e Petrarca: ad arbitrare sarà lei, la parmense Clara Munarini, una donna mora, “piccola” e risoluta che da anni ormai si è guadagnata sul campo il rispetto di giocatori, dirigenti e tifosi.
“La designazione di sabato è senz’altro una grande soddisfazione” – si legge nel commento diramato nel comunicato della Federazione – “Un riconoscimento molto importante ed inaspettato, direi, avendo esordito in TOP10 solo un anno fa. Sono molto contenta di avere la fiducia dei miei coach e dei miei responsabili e di aver consolidato un buono standard nel nostro alto livello ed in ambito internazionale”.
Per noi che abbiamo imparato a conoscerla da quando dirigeva le partite di Serie A invece non è così inaspettato, anzi. E andare a Parma a vedere la partita sarà ora ancor più interessante conoscendo il suo modo di “essere arbitro” come potete leggere da questo stralcio di un’intervista che ebbi modo di farle in occasione di un’altra sua prima volta, direttore di gara di Galles – Inghilterra il 24 febbraio 2019 nello storico impianto dell’Arms Park di Cardiff.
Quali sono i requisiti che un arbitro deve avere per dirigere una gara?“
Tralasciando l’ovvia conoscenza tecnica del gioco e del regolamento, secondo me non esiste un elenco dei requisiti che un arbitro deve avere per forza. Ci sono arbitri di diverse tipologie e tutti efficaci a modo loro. L’importante secondo me è non snaturarsi, trovare il proprio modo di stare in campo e di relazionarsi con i giocatori in modo da essere il più credibile possibile, il meno “fastidioso” possibile (vabbè, la nostra figura è un po’ fastidiosa di suo) e il più accomodante per riuscire a farsi seguire. Autorevole e non autoritario”.
Cioè?
“Imparare a trovare la chiave giusta con i giocatori perché si fidino di te e accettino anche quando sbagli. Ammettere gli errori è
importante quanto non perdere il ruolo che la nostra figura impone: le decisioni in campo devo prenderle io, anche quelle sbagliate, ma
comunque vanno prese. Quindi un arbitro deve essere una persona pronta a mettersi in discussione, saper subire la pressione e uscirne benino. E poi essere abbastanza empatico, ciascuno a modo suo”.
La designazione a dirigere di Munarini è un altro piccolo passo verso un cambiamento culturale – che non riguarda certo solo il rugby o lo sport – che potrà forse dirsi esaurito quando non non si parlerà più di sesso, bensì solo di competenza dei direttori di gara. Intanto oggi festeggiamo una donna, un’atleta che con costanza, impegno e tanta modestia sta raggiungendo obiettivi professionali prestigiosi.
Il curriculum
Sono passati dieci anni dal suo esordio sui campi da rugby; da allora Clara Munarini ha diretto tre finali per il Titolo di Italiano di Serie A Femminile (2015, 2018, 2019); nel 2018 ha fatto il proprio esordio in una competizione nazionale maschile seniores arbitrando San Donà – Mogliano del Trofeo Eccellenza. L’anno successivo ha debuttato nel Sei Nazioni Femminile (Galles – Inghilterra) e quest’anno nel Sei Nazioni U20 (Scozia – Francia).
Nella direzione di gara della finale di Coppa Italia sabato 16 aprile alle ore 15 allo stadio Lanfranchi di Parma (diretta su federugby.it) Munarini sarà affiancata da Federico Boraso (Rovigo) e Matteo Locatelli (Bergamo); quarto uomo Maria Ausilia Paparo (Bologna). Completa il gruppo arbitrale al TMO il milanese Stefano Roscini.
Benedetta Borsani
Foto di Alessandro Fornasetti