I sei salti quadrupli di Ilia Malinin, fra cui l’Axel, diventano il simbolo dei Mondiali e il manifesto fuorviante dell’attuale pattinaggio artistico su ghiaccio. La Federazione internazionale oscilla fra il richiamo allo spettacolo, grazie allo statunitense che ha vinto il suo primo titolo iridato, e il tentativo di nascondere sotto il tappeto la polvere dell’esclusione della Russia, dell’abisso tecnico in cui sono cadute le gare delle Donne e delle Coppie, del solito rituale dei giudici che decidono in anticipo i risultati della Danza, a danno, in questo periodo storico, degli azzurri Guignard-Fabbri.
Da Montreal vengono fuori tutte le contraddizioni che stanno danneggiando questo sport e falsificando la sua storia, con vittorie il cui valore, soprattutto tecnico, è insignificante. A maggior ragione, quando si glorifica Malinin e il suo quadruplo Axel per poi esaltare vincitori come Sakamoto (una delle più scarse a vincere l’oro fra le Donne) e Stellato Dudek-Deschamps (con la donna che compirà 41 anni a giugno) si fa chiaramente intendere che ci sono due pesi e due misure a seconda della convenienza, che sia sportiva, ma soprattutto politica, con la perdurante esclusione dei russi dalle gare.
I RE DEI QUADRUPLI
Cominciamo, però, con i meriti veri, quelli di Malinin, che ha vinto il suo primo titolo mondiale con record di punteggio 333,76 (227,79 nel Libero, 105,97 nel Corto) contro i 332,60 di Nathan Chen all’Olimpiade di Pechino 2022 (218,63 nel Libero, 113,97 nel Corto). Poco alla volta, Malinin sta cercando di migliorare la parte artistica, visto che si è distinto come “macchina da salti quadrupli” ma con minore valore nei Components. E si può dire che un progresso si nota, anche se il 90,61 artistico nel Libero a Montreal appare sopravvalutato. In ogni caso, la sua vittoria è meritata e lo spettacolo che dà sul ghiaccio produce entusiasmo e interesse.
Una frenata è comunque necessaria non tanto nel riconoscimento del suo valore, quanto nella corsa a elevarlo sull’altare degli Dei. E qui la responsabilità unica è dei cantori che dimenticano cose importanti. Del fatto che il primo atleta a effettuare il quadruplo Axel sia stato il giapponese Yuzuru Hanyu, nel Libero a Pechino 2022, e non Malinin, avevo già detto. Ricordo che quel salto fu giudicato sottoruotato e ci fu la caduta, ma effettivamente e ufficialmente riconosciuto come completato. Malinin è stato poi il primo a realizzare il quadruplo Axel “pulito”. Ma l’errore più grande dei mezzi di informazione è stato quello di attribuirgli, “per la prima volta nella storia”, l’impresa di sei salti quadrupli. Così non è. Il primo a farlo è stato lo statunitense Nathan Chen all’Olimpiade 2018 di Pyeongchang, Sud Corea, nel Libero. Fra l’altro, quella prova di Chen è da considerarsi, al netto della mancanza del quadruplo Axel, più difficile di quella di Malinin a Montreal, per un motivo semplice: allora, per regolamento, gli uomini avevano 13 elementi nel programma Libero, e non 12 come adesso, con 8 salti invece dei 7 attuali. Quindi, Chen dovette sopportare uno sforzo maggiore fisicamente. Ecco i suoi sei salti quadrupli nell’ordine in cui furono eseguiti: Lutz, Flip con doppio Toeloop, Flip, Toeloop con triplo Toeloop, Toeloop, Salchow, cui si aggiunsero il triplo Axel e la combinazione triplo Flip-Rittberger semplice-triplo Salchow. Ed ecco i sei quadrupli di Malinin: Axel, Lutz, Rittberger, Salchow, Lutz con Euler e triplo Flip, Toeloop con triplo Toellop, con l’aggiunta della combinazione triplo Lutz-triplo Axel. Malinin fa intravvedere la possibilità di fare anche il settimo quadruplo, ma la primogenitura dei sei quadrupli va assegnata storicamente a Nathan Chen.
CLASSIFICHE PREORDINATE
Quando si passa alla Danza si torna indietro non dal punto di vista tecnico e spettacolare, ma da quello delle classifiche decise prima ancora che i pattinatori scendano in pista. Chiarisco subito che Chock-Bates, oro a Montreal, e Gilles-Poirier, argento, sono coppie bravissime, con programmi molto belli, quindi sono comunque degni del podio. Il problema vero è che i loro punteggi subiscono clamorose “oscillazioni” a seconda della nazione in cui si gareggia e del valore della gara. Al contrario, i voti per Charlene Guignard e Marco Fabbri hanno una costante estremamente sospetta, sempre di alto livello, tanto da vincere qualche gara, ma insufficienti quando si arriva all’assegnazione delle medaglie più importanti. A Montreal, va detto, c’è stata anche la disavventura del vestito di Guignard che, alla fine del programma Libero, si è impigliato nella punta del pattino, e questo ha fatto perdere qualche punto, non molti solo grazie alla bravura dell’azzurra che è andata avanti come se niente fosse. Ma anche quei pochi punti in più non avrebbero permesso di andare oltre il terzo posto.
Cos’è allora che non va? Non va che, per una stranissima coincidenza, le coppie americana e canadese che si sono piazzate davanti agli azzurri, in questa stagione hanno visto schizzare in alto i loro punteggi solo in alcune gare.
Madison Chock e Evan Bates vincono, nel Grand Prix, Skate America con 212.96 punti e in Finlandia con 209.46. Poi, fanno un salto enorme alle Finali del Grand Prix, vinte con 221.61 punti, e ai Mondiali, con 222.20.
Piper Gilles e Paul Poirier sono sulla stessa onda. Primi nel Grand Prix in Cina con 207.83 punti, primi nei Four Continents con 214.36, terzi alle Finali Grand Prix con 213.58. Poi, quando gareggiano in Canada entrano in orbita: primi a Skate Canada nel Grand Prix con 219.01, secondi ai Mondiali con 219.68.
Quindi, Chock Bates hanno grandi punteggi alle Finali del Grand Prix e ai Mondiali (gara importante come valore aggiunto), Gilles-Poirier hanno i punteggi più alti quando gareggiano in Canada (pista di casa come valore aggiunto).
E Guignard-Fabbri? E qui, al contrario di quanto avviene per le altre due coppie, il punteggio, sia che vincano, sia che vadano sugli altri gradini del podio, è sempre lo stesso, dai 214 ai 216 con primo posto in Francia e agli Europei, secondo in Giappone e alle Finali del Grand Prix, terzo ai Mondiali.
Per avere un quadro della situazione il più chiaro possibile, ecco la progressione dei risultati per ogni coppia e il differenziale fra i punteggi minimi e massimi:
Chock-Bates: 212.96 – 209.46 – 221.61 – 222.20. Differenziale: 12.74
Gilles-Poirier: 219.01 – 207.83 – 213.58 – 214.36 – 219.68. Differenziale: 11.85
Guignard-Fabbri: 214.54 – 214.56 – 215.51 – 214.38 – 216.52. Differenziale: 2.14
Bisogna far notare che nelle altre specialità (singolo Uomini e Donne, Coppie) una variazione nei punteggi è normale, perché lì ci sono molti elementi a rischio, come i salti e i sollevamenti sopra le spalle, in particolare l’Axel Lasso e il Reverse Lasso, che possono provocare cadute o errori gravi, tanto da determinare perdite di punti e penalizzazioni anche notevoli. Nella Danza, invece, questa eventualità è remota, capita raramente che un pattinatore cada o che ci siano errori molto gravi, si gioca molto più sull’interpretazione dei giudici. Perciò, è davvero difficile che ci siano alti e bassi nei punteggi, con lo stesso programma, come quelli registrati da Chock-Bates (12.74 fra la prestazione peggiore e quella migliore) e da Gilles-Poirier (11.85). Guignard-Fabbri, invece, con quel 2.14 fra il punteggio più basso e quello più alto, sono di una stabilità che può anche essere indice di una continuità di rendimento ad alto livello, di grande maturità, ma diventa una nota stonata in rapporto alle oscillazioni delle altre coppie. Non può essere una cosa normale che entrambi gli statunitensi e canadesi vedano i loro punteggi schizzare in alto solo in alcune gare, mentre gli italiani filano lisci come su un binario. La spiegazione è una sola: i giudici decidono in base alla “potenza sportiva” delle nazioni, Usa e Canada sono privilegiati, in assenza della Francia dopo che Papadakis-Cizeron (comunque enormemente sopravvalutati, dopo aver cancellato qualsiasi difficoltà tecnica nei loro programmi) si sono, momentaneamente o no, ritirati. E questo è un ulteriore peccato mortale delle giurie, che aspettano che una coppia di alta classifica, o della stessa nazione, si ritiri per far “scalare” quelle che si trovano dietro, altro aspetto scandaloso della Danza. E anche qui Guignard e Fabbri sono stati da sempre penalizzati: fino a quando erano in gara Cappellini-Lanotte, le giurie li tenevano bassi con i voti, poi, da un giorno all’altro, quando sono diventati la prima coppia azzurra, i loro punteggi sono aumentati, come se in una notte la fata turchina sia andata a gettare polvere magica su di loro e miracolosamente sono diventati più bravi! Ridicolo. Purtroppo, è quello che succede nella Danza e Guignard-Fabbri meriterebbero di essere più tutelati.
L’ABISSO TECNICO
Le gare del singolo Donne e delle Coppie hanno confermato che l’unico mezzo per “vendere” questo sport al pubblico, visto che l’assenza dei russi ha ridotto queste due gare a deserto tecnico, è pompare i voti, permettere record falsi e creare personaggi insostenibili. Poco alla volta, le giurie regalano voti spropositati a chi vince l’oro, con l’unico obbiettivo di far dire che la distanza dai russi assenti non è poi così grande e che, in fin dei conti, anche se ci fossero i russi non è detto che vincerebbero, come già fa più di qualche commentatore. Poi, permettono alla giapponese Kaori Sakamoto di vincere il terzo titolo consecutivo nelle Donne, con commenti giornalistici inneggianti a questo record come “storico”. Infine, regalano l’oro alla Coppia canadese formata dal vero canadese Maxime Deschamps e dalla statunitense Deanna Stellato-Dudek, con punteggi spropositati, tutto per creare il personaggio della donna che vince un titolo a 41 anni. Vero è che i giapponesi Miura-Kihara hanno commesso un errore fatale nel Libero, ma il punto è che avrebbero comunque potuto vincere se già nel Corto i giudici non avessero pompato i canadesi con voti fuori dalla realtà. Ma anche ammesso e non concesso che i voti siano stati giusti, che una quarantunenne possa vincere l’oro ai Mondiali è il segnale di un impoverimento tecnico da paura. Per favore, non scherziamo. In questa gara, purtroppo, le due coppie italiane, Conti-Macii e Beccari-Guarise hanno commesso errori decisivi e non hanno confermato le cose buone di precedenti Mondiali ed Europei, ma una gara sbagliata non cancella i loro meriti, sapranno rifarsi.
FUTURO OSCURO
E adesso, cosa ci riserva il futuro? Ci sono voci di un cambio di regole, come l’eliminazione di un salto nel singolo (da 7 a 6) o di un sollevamento nelle Coppie, il tutto per ridurre l’incidenza della parte tecnica e valorizzare quella artistica. Senza entrare nel merito, va però messa in evidenza una cosa: questi Mondiali hanno avuto grande risonanza grazie ai 6 quadrupli di Malinin, incluso l’Axel, che potrebbero diventare addirittura 7. E l’Isu vorrebbe ridurre i salti?
Altro interrogativo: quando potranno rientrare i russi? Due gare su quattro sono ormai senza valore tecnico e spettacolare, gli spettatori continuano a diminuire, davvero si vuole continuare così? E in nome di quale principio? Altri sport permettono la partecipazione dei russi, con l’unica condizione di gareggiare senza bandiera. E proprio il pattinaggio su ghiaccio, che ha la maggiore incidenza della Russia sul piano tecnico e spettacolare rispetto a qualsiasi altro sport, vi rinuncia. Un suicidio sportivo senza alcun senso.
Proprio a tal riguardo, è opportuno ricordare ancora una volta la presenza di atleti russi sotto altra bandiera, ben 25 a Montreal. Al precedente elenco nell’articolo di presentazione dei Mondiali, va aggiunto Aleksandr Korovin (nato a Pervouralsk, in Russia), in gara nelle Coppie per le Filippine con Isabella Gamez, a sua volta statunitense in prestito. Insomma, si continua con questa colossale presa in giro. Fra l’altro, il pattinaggio artistico su ghiaccio è forse lo sport col maggior numero di atleti che gareggiano per altra nazione rispetto a quella di nascita. A Montreal, in totale nelle quattro gare, c’erano 65 atleti, sui 195 totali che sono scesi in pista, che rappresentavano una nazione acquisita. Quindi, oltre ai 25 russi, c’erano altri 40 atleti che avevano cambiato maglia nazionale. Un atleta su 3 era un “emigrato”. E proprio questo sport che è un esempio di integrazione si distingue per l’ostracismo immotivato (se non quello di una vendetta contro sportivi che nulla hanno a che fare con la guerra fra Russia e Ucraina) verso due nazioni, Russia e Bielorussia. Complimenti alla coerenza.