Buongiorno, Vincenzo. Ti aspettavi che Federer sarebbetornato in tutto il suo splendore?
«Sì e l’avevo anche scritto più volte. Anche se da alcuni anni non riusciva più a vincere uno Slam, ero convinto che
avesse ancora uno-due grossi colpi in canna. Mi ha invece sorpreso la sua rapida risalita al numero 1 della classifica Atp. Ma quello che fa più impressione è il modo in cui ha ripreso a dominare. Roger è un immortale dello sport, come Tiger Woods e Valentino Rossi, altri campioni che sono certo un giorno torneranno a vincere, nonostante l’età, i titoli più importanti».
– Prima del fantastico2017, l’ultimo trionfo di Federer in un Major era stato Wimbledon 2012. Se Djokovic e Murray, ma anche Wawrinka, non avessero avuto l’improvviso crollo, la “resurrezione” dello svizzero sarebbe stata ugualmente fragorosa?
«La mia sensazione è che questa edizione di Federer sia a tratti la migliore di sempre, toccando punte mai viste in precedenza a livello di sviluppo del gioco e di continuità di rendimento».
– Tutto merito di coachIvan Ljubicic? «Raramente, nella mia visione, un allenatore ha rappresentato la chiave dei successi di un tennista. Nel caso di Federer avevo fatto un’eccezione quando lo seguiva Tony Roche, ma con l’arrivo nello staff di Ljubicic tutto è cambiato radicalmente. Innanzitutto perché lui è un amico e tifoso genuino di
Roger, conosce il gioco benissimo e questo fattore, quando era in attività, gli ha consentito di avere una carriera superiore a quanto potesse sperare. Né Edberg, né Annacone hanno inciso quanto il croato che per la rinascita dell’elvetico è stato fondamentale. Lo ha convinto a giocare semplice, ad anticipare il rovescio, a entrare di più
nel campo. Federer in passato non era molto bravo tatticamente, infatti in bacheca avrebbe potuto avere 3/4 Slam
in più che, invece, ha “regalato” sprecando troppo. Se si fossero potuti “trovare” prima, lui e Ljubicic, forse Nadal e Djokovic non sarebbero diventati due fuoriclasse di questo sport, perché li avrebbe stroncati sin dall’inizio».
– Eri sicuro anche della rinascitain grande stile di Nadal?
«No, non me l’aspettavo perché ritenevo che fosse fisicamente bruciato e quindi mi ha stupito: quanto è riuscito a realizzare negli ultimi due anni è davvero incredibile. Lo spagnolo è un esempio e merita il massimo rispetto. Uno strepitoso agonista, superiore anche a Connors che, a differenza di Rafa, era un po’ scorretto. Lo zio Toni ha creato una macchina meravigliosa e Nadal è migliorato continuamente. Prima giocava solo di dritto mentre con il lavoro e il sacrificio –oltre a superare più volte problemi d’infortuni – è diventato un tennista completo e competitivo su qualsiasi superficie».
– Il tennis di oggi ti piace oppure si sente la mancanza dei “big five”al completo?
«Di sicuro è un tennis differente da quello a cui siamo stati abituati negli ultimi anni. Ma gli incontri Djokovic-Murray, Nadal-Djokovic o Murray-Nadal non è che mi facessero impazzire. Troppo monocorde e prevedibili, con l’aspetto atletico a prevalere su tutto. Meglio vedere Dimitrov, la Next Gen o pure match di un livello inferiore,
ma comunque divertenti. Federer, ovvio, è uno spettacolo completamente diverso, a parte, l’ideale del tennis. Certo,
se andiamo indietro nel tempo un Borg-McEnroe non aveva rivali, era il più eccitante».
– Stan Wawrinka nel mio cuore sta…
«È da applaudire, un grande lavoratore che con la volontà e l’aiuto di un coach di valore come Magnus Norman –che nella sua scalata da giocatore fu “fermato” solo da Kuerten –si è meritato di salire alla ribalta grazie alla potenza dei suoi colpi ed all’ecccellente rovescio. Tra l’altro è una bravissima persona, sempre disponibile: sarò felice
per lui se riuscirà a riconquistare i vertici».
– Partono oggi gli Internazionalidi Roma, un torneo che dà lustro allo sport italiano.
«Abbiamo una vera fortuna a ospitare un evento così prestigioso, una vetrina che va ben al di là degli stessi interpreti che lo giocano».
– Non si può dire lo stesso per il livello del tennis azzurro…
«Attraversa spesso momenti di difficoltà, ma non c’è da sorprendersi. Il giocatore italiano lo ricordiamo per l’exploit, ma poi te lo dimentichi. Non ha continuità: oggi firma l’impresa e domani perde con un avversario più debole».
–Tu che, in giro per il mondo, hai visto nascere e crescere più generazioni di atleti, che programma scriveresti
per il rilancio dell’Italtennis?
La scheda
Big del giornalismo. Ha seguito 86 Slam e otto Olimpiadi!
Vincenzo Martucci, classe1957 , giornalista napoletano, ha lavorato per 34 anni alla Gazzetta dello Sport. Prima “firma” del tennis, ha seguito 86 tornei dello Slam e 23 finali di Coppa Davis. È stato anche, per otto edizioni, inviato
alle Olimpiadi. Nella sua attività anche tantissimo golf. Con la “rosea” ha chiuso la sua brillante carriera nel 2015 con il derby azzurro tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci agli Us Open. «Come epilogo – ha detto Martucci – non potevo
sperare in niente di più bello ed emozionante».
Ma la passione per la scrittura, ovviamente, prosegue. Forte come sempre. E così da un anno è nato, sotto la sua spinta, “Sport Senators”, un sito sportivospecializzato che riunisce tredici campioni del giornalismo. Nelle note introduttive si legge: «Quando abbiamo provato a sommare Olimpiadi, tornei dello Slam, Mondiali di calcio,
atletica, nuoto e ciclismo siamo arrivati a cifre impressionanti e non abbiamo voluto disperdere quest’incredibile
patrimonio». «Basta raduni e centri tecnici: la mia “ricetta” è di lasciare i giovani nelle loro realtà, senza staccarli dalla casa madre. Del resto è sufficiente vedere il cammino di chi ce l’ha fatta. Hanno dovuto trovare soluzioni
quasi “miracolose” e il posto ideale per potersi esprimere al meglio. Il tennis è diventato uno sport complicato, dove si emerge sempre più tardi. Il livello medio si è alzato notevolmente e se penso all’epoca di Agassi e Sampras, non avevano certo le stesse difficoltà che i più bravi devono affrontare oggi sin dai primi turni del tabellone.
Anche i giocatori che orbitano nei Challenger hanno, ad esempio, le qualità per impensierire chiunque».
–Il ricordo indelebile della tua carriera. «Ci pensavo proprio pochi giorni fa e può sembrare strano: la vittoria di Paolino Canèsu Mats Wilander in Coppa Davis a Cagliari nel 1990». – Il tuo sito “Sport Senators” è un concentrato di passione e competenza. «È nato un anno fa con l’obiettivo di mettere insieme firme
prestigiose della “Gazzetta dello Sport” che hanno ancora forte il desiderio di raccontare. Ci siamo riusciti. Commenti, interviste, testimonianze: non manca nulla. Ora l’abbiamoallargato a giornalisti di altre
importanti testate e il progetto va avanti con il solito entusiasmo».
Paolo Cuomo dalla gazzetta del sud del 13 maggio 2018.