In attesa della NextGen, il tennis in erba, e quindi Wimbledon, sembrano sempre più un posto per vecchi che per giovani. Il numero 1 del mondo e del tabellone, il campione uscente Andy Murray (30 anni portati malissimo) non si ritira soltanto perché è l’eroe di casa e gioca sul Centre Court, il Tempio del suo sport, ma è chiaramente handicappato all’anca da metà terzo set e, zoppicando vistosamente, incapace di tirar forte, rimedia un vistoso 6-1 nel quarto e nel quinto set dal picchiatore yankee Sam Querrey (30 anni ad ottobre), già castigatore l’anno scorso di Novak Djokovic che firma la prima semifinale Slam della carriera e riporta uno statunitense in una semifinale Major dal 2009.
Novak, a sua volta, da coetaneo e compagno di troppe battaglie da fondo contro Murray, in svantaggio di un tie-break e di un break con Tomas Berdych (anni 31 suonati), dopo un medical time-out al gomito destro – “mi fa male da 18 mesi, ma il dolore aumenta sempre più”, rivela -, alza bandiera bianca, si ritira dal torneo e annuncia di aver considerato più volte sia l’ipotesi dell’operazione chirurgica che quella di fermarsi per un po’. Chissà perché, invece prima si è affidato al guru che gli ha consigliato suo fratello e poi ha riesumato Andre Agassi come super-coach.
Marin Cilic (29 anni a settembre) abbassa l’età media dei protagonisti, eliminando il sorprendente mancino Gilles Muller (anni 34), ed elogia la maturità degli ultimi tempi, insieme a coach Jonas Bjorkman. Il suo limite è sempre stato nella testa, nella fiducia, nella cattiveria, nella determinazione. A dispetto di quell’unico trionfo Slam agli Us Open 2014. E ora si bea della considerazione dei colleghi, a cominciare da Roger Federer, che, alla vigilia di Wimbledon, lo suggerivano fra i protagonisti.
Roger Federer, che compirà 36 anni l’8 agosto, ritemprato da due mesi di vacanza per dribblare tutta la stagione sulla terra rossa, fa un balzo da teen-ager dopo l’ultimo punto dei tre set in cui domina Milos Raonic. Che l’aveva eliminato dodici mesi fa ai Championships e l’aveva mandato in vacanza forzata per sei mesi a curarsi il ginocchio. Lo svizzero delle meraviglie è troppo felice di non ritrovarsi fra i piedi gli altri Fab Four nelle semifinali-record numero 12 a Wimbledon (più anche dell’intramontabile Jimmy Connors, staccato a quota 11), con l’obiettivo dichiarato dell’ottavo urrà da sogno, salutando William Renshaw e Pete Sampras anche loro a quota 7. Se il tennis è un paese per vecchi, questo è il paese per il più anziano semifinalista a Wimbledon da 40 anni in qua. Contro Berdych ci ha già perso e sull’erba di Wimbledon, ma sa anche come ubriacarlo, da fondocampo, coi suoi cambi di ritmo e di traiettorie, i contropiede e le palle corte, dovrà soprattutto restare concentrato e rispondere al meglio per ripresentarsi in finale. Dove dovrebbe trovare più presumibilmente Cilic, ritemprato da coach Jonas Bjorkman e sempre vincente contro lo zio Sam d’America, Querrey, nei loro bracci di ferro fra picchiatori.
Vincenzo Martucci