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L’amore di Massimo Moratti per Alvaro Recoba va ben oltre la passione che si può avere per un calciatore. E’ un amore profondo, di quelli che nascono al termine dell’adolescenza e possono continuare per sempre, a patto che entrambi lo accettino. Un amore ricambiato solo in parte da quel ragazzo dagli occhi a mandorla proveniente dall’Uruguay che, nonostante provi a offrire grandi soddisfazioni al suo presidente, talvolta gli conficca qualche spina nel cuore.
Una di queste si è incastrata nel petto del numero uno dell’Inter che è costretto a tradire il proprio animo nerazzurro per l’amante sudamericano il 16 maggio 1999 quando allo Stadio Penzo di Venezia va in scena la sfida fra i lagunari e i lombardi, valida per la 31a giornata di Serie A. El Chino, così lo hanno soprannominato in Uruguay per via dei tratti asiatici, è approdato a Milano quasi due anni prima racimolando solo nove presenze condite da tre gol, uno più bello dell’altro.
Ciò non basta per lasciarlo in nerazzurro perché, nonostante un pallonetto da 50 metri messo in porta contro l’Empoli nel 1998, là davanti la concorrenza è ampia. Ronaldo, Roberto Baggio, Ivan Zamorano a cui vanno aggiunti Andrea Pirlo, considerato ancora un trequartista, e il neo-acquisto Nicola Ventola. Per Recoba non c’è spazio, né sotto la sapiente guida di Gigi Simoni, esonerato all’undicesima giornata da Moratti dopo una vittoria contro la Salernitana, né sotto Mircea Lucescu che non sa replicare il bel gioco mostrato a Brescia.
A quel punto non resta che andare in prestito, dovunque, ma non al Venezia di Maurizio Zamparini che naviga in acque profonde. Quindici punti in classifica e terzultimo posto in coabitazione con Sampdoria e Vicenza che significa retrocessione. E’ vero che la quint’ultima posizione dell’Empoli è distante solo un punto, ma il gioco non c’è e Walter Novellino è sulla graticola. Il procuratore di Recoba lo scongiura di spostarsi in quella città favolosa, ma al tempo stesso calcisticamente complicata, tuttavia Moratti gli fa una promessa “vai là e poi il prossimo anno avrai un posto nell’Inter”.
Non si tratta di una frase detta a caso, ma dell’impegno di un innamorato che, per il bene della sua dolce metà, decide di allontanarla. All’ombra del Campanile di San Marco Recoba rinasce, sembra come se avesse vissuto sempre lì e che al tempo stesso conosca i suoi compagni di squadra da anni. Con Filippo Maniero trova un’affinità senza eguali creando così una coppia-gol rimasta nel cuore dei tifosi veneti. Quando Recoba è in campo, il Venezia vince e si porta addirittura in zona UEFA, quando l’uruguagio non c’è, la sua mancanza si sente.
Quando il 16 maggio Recoba scende in campo al Penzo davanti agli occhi del suo presidente, la formazione della Serenissima è ormai salva, anche se c’è un po’ di rammarico per aver mancato nel finale di stagione la possibilità di arrivare in Europa. L’Inter è invece in grossa difficoltà: Lucescu si dimette a fine marzo dopo il poker incassato dalla Sampdoria, l’ex preparatore dei portieri Luciano Castellini lo sostituisce, ma resiste solo un mese. Moratti è quindi costretto a richiamare Roy Hodgson, ancora sotto contratto dopo l’addio polemico del 1997, ma la situazione non cambia. C’è ancora in gioco la qualificazione alla Coppa Uefa dell’anno successivo, ma prima c’è il Venezia di Recoba.
La sintesi di Venezia-Inter del 16 maggio 1999
Visto che si tratta dell’ultimo appuntamento in casa per i lagunari, dovrebbe trattarsi semplicemente di una festa per una squadra già soddisfatta del proprio cammino, ma gli uomini di Novellino non la pensano così. Dopo un minuto “El Chino” consegna un passaggio filtrante a Sergio Volpi che fa partire un tiro di esterno destro da fuori area che raggiunge l’incrocio dei pali della porta protetta da Stefan Frey. Passano altri tre minuti e Recoba fa partire una delle sue proverbiali punizioni che tocca la parte interna della traversa e poi la schiena di Frey. Sono passati solo quattro minuti e il Venezia è già avanti 2-0.
Al ventesimo Daniele Carnasciali fa partire un cross dalla destra che imbecca Maniero, lesto a infilare la porta nerazzurra. E’ 3-0 e Hodgson non sa più che pesci pigliare. Davanti ci sono Ronaldo e Baggio, ma Massimo Taibi sembra imbattibile e, forse spinto dalla sua fede milanista, chiude ogni spazio agli avversari. Si va al riposo su quel punteggio, tuttavia al rientro la situazione non cambia di molto. Il “Fenomeno” brasiliano realizza un rigore al cinquantunesimo, ma tutto rimane così. Finisce 3-1, Recoba mostra una maglia con scritto “Grazie Venezia” insieme a tutto il proprio dispiacere per la sconfitta inflitta alla sua squadra. Hodgson non può far altro che elogiarlo, mentre Moratti si convince che è ora di riportarlo a casa. L’amore proseguirà anche se, come accade nelle migliori famiglie, non tutto andrà sempre per il meglio.