Denis Shapovalov – Shapo, Chapeau? – aveva poche possibilità di rovesciare l’ennesimo pronostico e, dopo aver salvato quattro match point all’esordio, dopo aver eliminato Del Potro, dopo aver stoppato Nadal verso il numero 1 del mondo e dopo essersi confermato contro Mannarino, non poteva superare anche il più costante dei giovani, Sascha Zverev, nella più giovane semifinale Atp da quella di Delray Beach 2008 fra Nishikori (18 anni) e Querrey (20).
Oggi, a 18 anni e 3 mesi, il putto biondo mancino, con la faccia di Bjorn Borg giovane, l’elettricità di Lleyton Hewitt e il rovescio salva-tutti di Henri Leconte, s’è fermato in semifinale a Montreal, ma ha rilanciato l’immagine propria e dei ragazzi prodigio, rimbalzando nei primi 100 del mondo, fra i protagonisti assoluti delle inedite NextGen Finals del 7-11 novembre a Milano, portabandiera del tennis canadese, che tanto promette come tutto quel lontano paese. A cominciare dal dignitosissimo 6-4 7-5, sinonimo di equilibrio, con cui Chapeau si arrende al più credibile candidato al numero 1 del mondo post Fab Four. Cioè della portentosa era Federer-Nadal-Djokovic-Murray.
L’oggi è sempre più di Zverev jr che, esattamente due anni più anziano del campione di Wimbledon juniores 2016, come lui di ceppo russo, a 20 anni e 3 mesi, segna l’ennesimo primato di precocità, meglio di tutti i Fab Four a pari età: 3 finali su terra, 2 su erba, su duro indoor e su duro all’aperto. Che sia il primo a qualificarsi per le famose NextGen è un dettaglio, davanti al numero 8 del mondo dei grandi che sta per migliorare, in virtù della seconda finale Atp 1000 (dopo Roma) e dei quattro titoli già conquistati quest’anno, che possono diventare cinque nella sesta finale stagionale, in Canada. Dove, all’esordio, ha salvato 3 match point contro Gasquet.
Oggi, il favorito è ancora Roger Federer che, di anni ne ha appena compiuti 36 e, a fine giugno, nella finale sull’erba di Halle, ha dato a Sascha una durissima lezione di tennis di 53 minuti, confezionando un 6-1 6-3 perfetto, per colpi, ma soprattutto per tecnica e tattica, costringendo Zverev a giocare sempre fuori posizione e fuori tempo. Riuscirà ancora a schiodare da fondocampo il portentoso tedesco, svuotandolo della sua portentosa e prepotente potenza giovanile, infilzandolo con le mille banderillas della sua classe? Se ci riuscirà, come promette quest’altro suo fantastico torneo, dopo la favolosa annata del rientro dopo sei mesi di stop, con due Slam e due Masters 1000 vinti, Roger appaierà Ivan Lendl a quota 94 titoli Atp vinti, andrà all’inseguimento anche del record assoluto di 109 di Jimmy Connors, si assicurerà il numero 2 del mondo e del tabellone agli Us Open di fine mese, garantendosi una chance di risalire addirittura al numero 1 la prossima settimana a Cincinnati.
Oggi, il tennis festeggia comunque, perché è ugualmente rappresentato dalla potenza dei 20 anni di Zverev e dalla sapienza tecnica dei 36 anni di Federer. Confermandosi sport per tutte le età e per tutte le taglie, sport completo, mondiale, che parte dalla testa ma non tralascia nessun aspetto psico-fisico e lascia sempre aperta una nuova possibilità, settimana dietro settimana. Come dice all’ultima favola di Shapovalov, che un anno fa era 453 del mondo e, passando per l’universo Challenger e una squalifica per aver colpito con una spallata di stizza un arbitro di coppa Davis, si propone ora come esempio, fra i primi 100 Atp Tour.
Domani, seguendo la nuova politica del risparmio delle energie e della selezione degli obiettivi, il Magnifico potrebbe decidere di rinunciare al torneo sul cemento dell’Ohio che ha già vinto sette volte, per concentrarsi proprio, soltanto, sull’ultimo Slam della stagione, dove invece, dopo i cinque titoli consecutivi 2004-2008, è arrivato spesso con le gomme lisce, ha perso due finali e troppe, dolorose, semifinali. E, senza Djokovic, con Murray sempre più in forse e Nadal che perde colpi, si metterà a tavolino con coach Ljubicic, l’amico Lutti, il mago dei muscoli Paganini e “sora” Mirka, e magari stupirà ancora tutti, con una rinuncia tattica.
Dopodomani, il tennis sarà di Zverev, Shapovalov e della ricchissima genia di giovanissimi, grintosissimi, russi, eredi di quel Marat Safin che sembrava non aver seminato granché.
Vincenzo Martucci (foto tratta da www.ubitennis.com)