Il kenyano Eliud Kipchoge ha corso una maratona a Vienna in 1 ora 59’40”, primo uomo a farcela sotto le due ore. Ma il record non è omologabile per le condizioni in cui è stato ottenuto: con 36 lepri, una scarpa speciale, un’auto elettrica e un laser a dargli il tempo, per i rifornimenti continui. L’Équipe lo ha chiamato il maratonauta.
È stato come battere Bolt e Powell insieme
Secondo la tabella di Mercier, attendibile metodo di confronto delle specialità dell’atletica, è come avesse corso i 100 in 9″52 e il miglio in 3’35″4, saltato in lungo 9.12, lanciato il giavellotto a 102.10 o totalizzato 9787 punti nel decathlon. Correre la maratona in 1h59’40” equivale a tanto: tempi stratosferici e misure pazzesche. (…) C’è chi la considera una pietra miliare, alla stregua del primo meno 10″ sui 100 di Jim Hines a Sacramento 1968 o del primo 6.00 con l’asta di Sergei Bubka a Parigi 1985. Ma c’è anche chi sostiene che, per le modalità con cui il risultato è stato raggiunto, sia stata una mera operazione commerciale (con Ineos e Nike alle spalle), con un indotto per il protagonista stimato in un milione di euro o persino una pagliacciata, lontana dall’atletica vera.
Andrea Buongiovanni, la Gazzetta dello sport
Uno spettacolo sportivo sperimentale di un genere nuovo, ai confini dello sport più elementare, la corsa a piedi, e di una tecnologia che punta verso una sorta di corridore aumentato.
Nicolas Herbelot, l’Équipe
Forse Bekele è più forte
Uno spettacolo emozionante ma surreale più simile all’Ora in pista nel ciclismo che a qualunque prova di running vista prima. … Che senso ha e quanto vale un’operazione costata milioni di euro e supportata da un marketing massiccio? E quanto vale dal punto di vista tecnico? Due settimane fa a Berlino uno dei più grandi runner della storia (l’etiope Kenenisa Bekele, 37 anni, 3 ori olimpici e 5 mondiali) ha mancato di appena 2″ il record mondiale di Kipchoge, quello vero, correndo in 2.01’41”, due minuti in più di ieri.
Bekele (scarpe più convenzionali) ha superato una crisi seria al 30° chilometro (dolori ai tendini), si è staccato, è rientrato, è rimasto solo (la famosa solitudine del maratoneta) ma ha recuperato e sfiorato il record. Senza lepri, senza raggi laser, in una gara vera. Emozione pura. E se il migliore al mondo fosse lui?
Marco Bonarrigo, Corriere della sera
Come Bannister
Ma anche nelle gare di Formula Uno, dove il motore non è umano, le gomme vengono cambiate quando si consumano, e comunque Eliud i suoi chilometri se li è ingoiati tutti, senza sconti. C’era chi diceva che a correre sotto le 2 ore si moriva. Bè non si muore, anzi si vive benissimo, e si fa vivere meglio anche gli altri. Perché da oggi si sa che un altro Everest è stato scalato, che ognuno ha le sue vette impossibili, che altri mondi possono essere reinventati. Trovate un altro campione così: che si allena in un camp dove a turno anche lui pulisce il bagno (latrina), dove la stanza è una cella, dove tutti si sta insieme, perché come dice lui, è un detto africano: «Anche i grandi uomini per radersi la testa hanno bisogno degli altri». E chissà se anche a lui come a Bannister arriveranno lettere con l’indirizzo: Kipchoge, maratoneta, Kenya.
Emanuela Audisio, la Repubblica
La nuova frontiera
Via via la scienza, la preparazione, la fase di studio sono diventate centrali nella rincorsa ai traguardi di svolta, ma in questa occasione il mondo si è sintonizzato e lo sponsor ha garantito la visione in streaming aperta a chiunque con il preciso intento di rendere il ricordo globale.
Prima in pochi conoscevano la Ineos, ora tutti l’hanno sentita almeno nominare: un’industria petrolchimica che mette la firma sopra un sogno.
Giulia Zonca, la Stampa
Qui si è superata, con un test non agonistico, una barriera psicologica e ricca di marketing. Personalmente, preferisco le gare
Stefano Baldini, Facebook
Meglio Leopardi
La corsa dell’uomo è sfrenata. Da necessaria, «umana», volta alla sopravvivenza, si è fatta quasi disumana. Sembra che, abbattendo ogni limite e record, l’essere umano o l’atleta conquisti un pezzetto di immortalità, sveli e si appropri di qualche grammo di mistero. Il maratoneta keniano Eliud Kipchoge ha corso la maratona di quarantadue chilometri in meno di due ore. Non giubilo.
Anzi, sapendo ciò vorrei rifugiarmi nella lentezza leopardiana che assiste al corso imperturbabile della luna e la vita quotidiana del gregge.
Aurelio Picca, il Giornale
Come parla. Kipchoge è il tipo che dice cose del genere: “Solo le persone disciplinate sono libere nella vita. Se non sei disciplinato, sei uno schiavo degli umori e delle tue passioni”. E: “Non contano le gambe. Contano il cuore e la testa”. E: “Il tempo migliore per piantare un albero era 25 anni fa. Il secondo miglior tempo per piantare un albero è oggi”.
Scott Cacciola, NYTimes, 14 settembre 2018
Tratto da www.loslalom.it
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