La gioia di Angelo Crescenzo, le lacrime di Laura Pasqua, l’esperienza di Luigi Busà, l’amarezza di Sara Cardin (nella foto in alto), l’entusiasmo di Mattia Busato, l’ultima di Sara Battaglia. Tante e diverse le emozioni vissute dalla squadra azzurra sul tatami del WiZink Center di Madrid, in occasione della 24esima edizione dei Mondiali di karate, l’ultima prima dell’esordio olimpico della disciplina a Tokyo2020.
Una kermesse da record che ha visto la partecipazione di 136paesi e oltre 1400 atleti, tanto da convincere la Federazione internazionale ad aggiungere un’ulteriore giornata di gare alle cinque tradizionali.
La spedizione azzurra, composta da 22 atleti, è tornata a casa con sette medaglie: un oro, un argento e cinque bronzi, affermazioniche sono valse il quinto posto nel medagliere finale, un bottino che fa ben sperare in chiave olimpica. Nel 2016, ai Mondiali di Linz, l’Italia si era aggiudicata solo quattro medaglie di bronzo (15esimo posto nel medagliere).
A Madrid, l’oro è siglato da Angelo Crescenzo, 25 anni campano, che ha conquistato il titolo mondiale nel kumite cat. -60 kg, primo italiano della storia a laurearsi Campione del mondo in questa categoria. Un risultato impreziosito anche dalla prova espressa in finale dove ha sconfitto il giapponese Naoto Sago con un Ippon(un calcio alla testa) negli ultimi secondi. “Un sogno che si è realizzato”, ha commentato appena sceso dal podio con la medaglia al collo il 25enne campano, atleta dell’Esercito, “la finale? Mi è sembrato di rivivere l’incontro di un mese fa in Premiere League, a Tokyo, stesso riscaldamento, stessa gara e per fortuna sono riuscito a replicare anche lo stesso risultato”.
Si è dovuto invece accontentare di una medaglia d’argento, il capitano della squadra, Luigi Busà che ha comunque ricevuto un grande attestato di stima, sul podio, da un grandissimo del karate come l’azero Rafael Aghayev. “Mi ha detto che per come avevo gestito tutta la gara, fin dagli incontri eliminatori, avrei meritato la vittoria”, ha confidato il 31enne carabiniere di Avola, “il suo è stato un abbraccio sincero, situazioni che a volte valgono anche più di una medaglia”.
Sempre dal kumite, è arrivato il bronzo della squadra maschile (Ahmed El Sharaby, Rabia Jendoubi, Nello Maestri, Luca Maresca, Simone Marino, Michele Martina e Andrea Minardi), capace di riportare così l’Italia sul podio iridato dopo ben 14 anni.
Peccato per Sara Cardin eliminata dalla polacca DorotaBanaszczyk che si è poi aggiudicata la medaglia d’oro, dopo i primi tre incontri praticamente perfetti nei quali ha battuto, una dietro l’altra, l’egiziana Attya Yasmin (5-0), la rappresentate di Hong Kong Ma Man Sum (4-0) e la turca Tuba Yakan (4-0) e per Laura Pasqua (cat. -61 kg) fermatasi a un passo dal podio. Per quest’ultima, però, le lacrime di delusione si sono trasformate, poche ore dopo, in lacrime di emozione e di gioia per la proposta di matrimonio ricevuta dal collega Luigi Busà, con l’anello offerto in ginocchio davanti a tutta la squadra: “stiamo da tanto tempo insieme e vorrei formare una famiglia con te, vuoi diventare mia moglie?”. Sicuramente, il momento più romantico dei Mondiali.
Tornando al tatami, le quattro medaglie di bronzo del kata portano invece le firme di Viviana Bottaro, 31enne poliziotta genovese, sul podio iridato individuale per la seconda edizione consecutiva, di Mattia Busato, 25enne veneto dell’Esercito, al primo podio individuale in carriera, di Gianluca Gallo, Alessandro Iodice e Giuseppe Panagia per il Team maschile e per il Team femminile di Terryana D’Onofrio, Michela Pezzetti e Sara Battaglia, icona della disciplina in Italia che ha concluso proprio a Madrid la sua carriera.
In chiusura di manifestazione è arrivata anche una medaglia di bronzo nel para-karate con Alice Cavrioli nella categoria Wheelchair.
Tiziana Pikler