Se è vero che lo sport in sé non è maschile o femminile, è altrettanto vero che viviamo in una società ricca di pregiudizi radicati soprattutto nel mondo adulto.
Sono gli adulti, in maniera o più o meno consapevole, a trasmettere ai bambini e alle bambine l’idea che uno sport sia più maschile o più femminile e c’è effettivamente il rischio che queste etichette si traducano in atteggiamenti canzonatori, o peggio di bullismo a danno di chi fa una scelta considerata insolita.
La scelta
La prima regola da seguire quando si sceglie uno sport per i bambini/e deve essere il loro “divertimento”. L’identità di genere non c’entra, perché nessuno sport è femminile o maschile, ma quello che conta è che i bambini/e hanno bisogno di sperimentare più discipline sportive (individuali e di squadra) nell’età evolutiva, per poter poi scegliere, crescendo, quella o quelle cui dedicarsi con maggior impegno.
Maschi e femmine insieme
In molte discipline sportive gli allenamenti rivolti ai bambini al di sotto degli 11-12 anni sono aperti a bambini e bambine, senza distinzione di genere. Avviene nel basket, nel calcio, nel rugby, ecc., dove anche le competizioni sono per squadre miste fino a quell’età, mentre in discipline più tecniche come la ginnastica artistica, se l’allenamento è misto, le esibizioni sono differenti a seconda del genere e poi perchè le differenze fisiche nello sviluppo motorio tra maschi e femmine diventano evidenti al punto da richiedere una divisione di genere delle categorie sportive a partire dalla pubertà.
Quando le bambine scelgono attività sportive considerate da maschi
Chi sono queste bambine?
Sono ragazze “toste” che vogliono praticare uno sport considerato da “maschiacci” e ……. purtroppo i genitori spesso non comprendono la scelta e ….. la società attuale stenta ancora ad accettare la partecipazione femminile negli sport a prevalenza maschile.
E’ giusto ingabbiare?
Non è giusto “ingabbiare” le bambine che sognano percorsi diversi da quelli che i genitori avrebbero immaginato (danza, ginnastica ritmica, nuoto sincronizzato, pattinaggio, pallavolo, pallacanestro) e vogliono provare a praticare judo, karate, ciclismo, calcio, rugby, canoa, canottaggio, pugilato, ecc.
Ma ha ancora senso oggi parlare di sport da maschi in contrapposizione a quelli da femmine?
“La femminilità, per definizione, non è potente, veloce, forte, competitiva”.
Questo “standard culturale” si riflette anche nel mondo dello sport e per quanto le donne contraddicano nella realtà queste credenze tradizionali, la nostra società stenta ancora ad accettare la partecipazione femminile negli sport a prevalenza maschile. Ma ancora per poco!
Qualcosa è cambiato e sta cambiando
Nonostante i concetti di ideali di genere stiano cambiando e nonostante le donne siano sempre più presenti nel mondo dello sport, esiste ancora l’etichetta di “maschiaccia” per chi che non si conforma alle credenze tradizionali.
Conclusioni
È giusto “ingabbiare” le bambine che sognano percorsi “diversi” da quelli che i genitori avrebbero immaginato per loro o invece è meglio lasciarle libere di sperimentare?
Se una bambina sceglie sport “da maschiacci” come il calcio o il rugby, lasciamo che “provi” e più che scegliere uno sport per la propria bambina, cari genitori, sarebbe meglio aiutarla nella scelta, orientarla nel caso, senza sottovalutare quello che davvero riesce ad appassionarla.